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Medici e politici | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 6 luglio 2024

Il rapporto con il proprio medico, che sia di base o specialista, è fondato su una fiducia incondizionata da parte del paziente, che gioco forza lo considera sempre più un punto di riferimento da tenere in assoluta considerazione anche oltre la professione. Ad Ischia, ad esempio, c’è stato un momento storico anche piuttosto lungo, per quanto diverso nel corso degli anni, in cui molti medici hanno intrapreso con successo la loro carriera politica locale, basandovi l’elezione proprio sul consenso dei loro pazienti/mutuati, che rifiutavano diverse richieste di voto celandosi dietro il più netto dei “al mio dottore come faccio a dire di no?”.

Al proprio medico, esattamente come al politico di riferimento, il paziente/elettore consente qualsiasi cosa, anche essere trattato non esattamente benissimo, purché ottenga in cambio tutte le attenzioni del caso e, cosa più importante, al di là della soluzione di ogni minimo problema, riesca a sentirsi dire sempre quel che gli fa più piacere e, soprattutto, nel modo giusto. Anche un “non c’è nulla da fare”, detto sotto forma di gradevole bugia, può andar bene, ma non certo il “mi dispiace non posso” oppure “nun se po ‘ffa”. 

Proprio in casi come questi, con risposte che per quanto oneste non suonano bene all’orecchio del paziente/elettore, sia il medico sia il politico (a prescindere se le due figure coincidano o meno) passano immediatamente dall’altro lato della lavagna, più precisamente nella colonna dei cattivi. Non fa nulla se nelle nove volte precedenti (giusto per limitare un po’ il campo) siano sempre riusciti ad accontentare il proprio interlocutore: bisogna riuscirci sempre, perché dietro l’angolo della decima ci sarà sempre il buontempone di turno pronto a risolvere la questione con una pacca sulla spalla e il più classico dei “nun te preoccupà”. 

Leggo già da molti anni, pur tenendo conto che la presenza dei medici in politica, almeno qui ad Ischia, è sempre minore, questa enorme similitudine tra la crisi del sistema sanitario e quella del panorama politico locale. E con la stessa difficoltà con cui i pochi medici di base rimasti si trovano a dover gestire una domanda di assistenzialismo da parte dei pazienti che va sempre più oltre il consentito, allo stesso modo il tipico amministratore locale delle nostre parti non riesce in alcun modo ad anteporre la vera missione del suo ruolo alla captatio benevolentiæ dei suoi sempre più esigenti elettori, lasciando che sia la qualità della loro coscienza civica sia quella dello stesso Paese vadano tranquillamente a farsi benedire.

Chissà se qualcuno coglierà mai il senso di questo messaggio…

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