mercoledì, Dicembre 25, 2024

Mi inchino a te Michela. Di Sandra Malatesta

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Ha voluto essere lucida e attenta fino alla fine. Ha pubblicato in questi ultimi giorni tante foto, tanti ricordi della sua vita. Michela Murgia è morta a 51 anni nella sua casa alle porte di Roma, dove viveva con la sua famiglia Queer. Ho voluto bene a questa donna senza averla conosciuta personalmente. Una donna coraggiosa, una donna d’amore l’avrebbe definita Luciano De Crescenzo. Lei in 51 anni ha vissuto dieci vite perché non amava sfiorarla la vita, lei ci andava dentro, la guardava in faccia, non la sfidava mai, ma ne seguiva i consigli come una figlia segue quelli di una mamma.

Lei che ha avuto due mamme, una biologica e una affidataria, ha voluto essere mamma per tanti figli dell’anima non partoriti da lei, ma amati da lei. Mi chiedo come ha potuto sorridere sempre fino alla fine, organizzare prima un matrimonio definito da lei patriarcale e poi una festa con i simboli da lei amati come la rana, che passa dall’acqua alla terra senza farsi problemi, con i vestiti bianchi, con tutti quelli che lei ha amato. Una donna che non ha mai voluto ispurare pietà, che ha avuto un coraggio da leone, che lascia dei libri testamento carichi di tutto quello che lei è stata, ha sognato, ha desiderato. Michela nasce a Cabras in Sardegna e li cresce facendo parte dell’azione cattolica, organizzando spettacoli tra cui uno per il Papà Giovanni Paolo secondo. Ama scrivere, ama il teatro e Cabras le va stretta per tutto questo. Si trasferisce a Roma e il resto lo sappiamo tutti. “Come stai Michela” le chiedevano e lei diceva che stava come stava, ma che non poteva più stare bene.

Sono sicura che Michela avrà avuto le sue paure, ma sono anche sicura che lei si è riempita la testa di talmente tanti pensieri rivolti a chi le stava vicina, che sarà andata via in modo sereno. Voleva essere lucida e presente a sé stessa e ha rifiutato le chemio accettando una cura che aumentava le difese immunitarie. È stata presente a sé stessa, ha scritto e rilasciato interviste fino a due giorni prima e ha fatto di questi mesi una specie di scrigno pieno di cose buone da lasciare a chi ha amato. Non era uno, erano in tanti e la sua casa con dieci stanze da letto per tutti i suoi figli dell’anima, continua a essere viva come lei voleva. Mi inchino a te Michela, donna coraggiosa, frontale, che ha dato uno schiaffo morale persino alla morte, aspettandola con fierezza ma senza lasciarsi cogliere di sorpresa.

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