MARCO NERI | Il prossimo 7 dicembre l’arcivescovo metropolita di Napoli, monsignor Domenico Battaglia, sarà nominato cardinale da papa Francesco. Napoli, dunque, insieme con Torino, con la nomina cardinalizia dell’arcivescovo Roberto Repole, tornerà ad avere un cardinale arcivescovo. In questo periodo così contorto, da un punto di vista politico, sociale e religioso, soprattutto nella struttura delle gerarchie ecclesiastiche, la nomina di Mimmo Battaglia a cardinale ha un forte impatto, emotivo e socio-politico.
Ma analizziamo un attimo la figura partendo dal suo percorso di vita e dalla sua formazione culturale e spirituale. Mons. Domenico Battaglia, detto Mimmo, è nato a Satriano, Provincia ed Arcidiocesi di Catanzaro, il 20 gennaio 1963.
Ha frequentato la scuola media nel Seminario di Squillace, quindi i corsi liceali nel Seminario liceale di Catanzaro, dove ha conseguito la maturità classica.Infine, ha svolto gli studi filosofico-teologici nel Pontificio Seminario regionale “San Pio X” di Catanzaro.Ordinato diacono l’8 agosto 1987 e, poi, sacerdote il 6 febbraio 1988 da S. E. Mons. Antonio Cantisani, Arcivescovo di Catanzaro-Squillace, nella Chiesa di Santa Maria di Altavilla in Satriano.
Dal 1989 al 1992 è stato Rettore del Seminario liceale di Catanzaro e membro della Commissione diocesana “Giustizia e Pace”.Dal 1992 al 1999 è stato Amministratore parrocchiale di Sant’Elia, Parroco della Madonna del Carmine a Catanzaro, Direttore dell’Ufficio diocesano per la Cooperazione missionaria tra le Chiese, Parroco a Satriano.
È stato successivamente Collaboratore del Santuario “Santa Maria delle Grazie” in Torre di Ruggiero, Collaboratore parrocchiale a Montepaone Lido e Amministratore parrocchiale di Santa Maria di Altavilla in Satriano. Durante la sua attività pastorale all’interno dell’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace si è interessato ai più deboli e agli emarginati. Dal 1992 al 2016 ha guidato il “Centro calabrese di solidarietà” (Comunità dedita al trattamento e al recupero delle persone affette da tossicodipendenze), struttura legata alle Comunità Terapeutiche di don Mario Picchi.
Dal 2000 al 2006 è stato Vicepresidente della “Fondazione Betania” di Catanzaro (Opera diocesana di assistenza-carità).Dal 2006 al 2015 ha ricoperto l’incarico di Presidente nazionale della Federazione Italiana delle Comunità Terapeutiche (FICT).Dal 2008 è stato Canonico del Capitolo cattedrale di Catanzaro.Il 24 giugno 2016 è stato eletto alla Sede vescovile di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti da Papa Francesco.Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 3 settembre 2016 nella Chiesa cattedrale di Catanzaro dall’Arcivescovo Mons. Vincenzo Bertolone, essendo co-consacranti gli Arcivescovi Mons. Antonio Cantisani e Mons. Giancarlo Maria Bregantini.
Il 12 dicembre 2020 Papa Francesco lo ha nominato Arcivescovo Metropolita di Napoli. Ha preso possesso dell’Arcidiocesi il 2 febbraio 2021.L’arcivescovo di Napoli rappresenta appieno l’ideale di Chiesa, sia come struttura che come percorso di fede, decantata da Papa Francesco.
L’immagine del uomo tra gli uomini che incarna Mimmo Battaglia e che vuole incarnare anche il pontefice è diventato un vero e proprio slogan politico e culturale della Chiesa odierna. “E non chiamatemi Eminenza come qualcuno già ha fatto, sono e resterò sempre don Mimmo”. In questa dichiarazione “Don Mimmo”, come appunto preferisce essere chiamato, descrive la sua immagine di umile pastore che metaforicamente si spoglia della porpora, il colore dei privilegi, per immedesimarsi negli “ultimi”. Più che di “ultimi” dovremmo parlare di popolo confuso, smarrito, che cerca certezze in un’epoca di profonde incertezze.
Oggigiorno le chiese, gli oratori, si stanno svuotando sempre di più. Questo processo fa parte del forte senso di sfiducia, legato anche all’abbandono delle urne elettorali da parte del popolo che non si ritrova più in determinati ideali e, soprattutto, non trova più una figura ideale da perseguire. Mimmo Battaglia rappresenta, in maniera simbolica, un ritorno sia alle origini e sia alla figura ideale che persegue un ideale.
Il ritorno alle origini strizzando l’occhio alle innovazioni perseguito da papa Francesco nel corso del suo pontificato trova nell’arcivescovo di Napoli il suo pieno compimento.