Le dimissioni di Mimmo Barra dal coordinamento a titolo gratuito del Patto di Sviluppo per l’isola d’Ischia devono far riflettere attentamente sulla capacità della nostra comunità di affrontare e utilizzare adeguatamente le persone e le opportunità che le si parano innanzi nel corso di un cammino quotidiano sempre più difficile da affrontare.
Mimmo, mio amico di vecchia data, oltre ad essere stato un valente dirigente regionale e un ottimo commissario all’Azienda di Cura, Soggiorno e Turismo di Ischia e Procida, vanta un background politico degno dei migliori amministratori pubblici pur non avendo mai rivestito tale ruolo. E proprio in forza di tale formazione, risalente in ogni caso all’epoca della migliore tradizione democristiana, è sempre stato in grado di coniugare la capacità di intercettare risorse all’adozione delle giuste progettualità per porle a frutto. E se a tutto questo si aggiunge il fatto che egli ama e rispetta Ischia molto più di tanti ischitani autoctoni, è ancor più semplice comprendere perché oggi il suo atto, che va ben oltre la semplice provocazione essendo di per sé irrevocabile, rappresenta l’ennesimo fallimento di una classe politica locale che continua a toppare sia sul piano relazionale che su quello squisitamente operativo, anche e principalmente quando non ci sono oneri o costi da sostenere.
Riconosco a Mimmo anche un’altra dote: quella dell’uomo in pensione, del nonno felice, del professionista ormai pago e tutt’altro che ambizioso per sé stesso, sempre incline -invece- a creare spazi da occupare, non per sé ma per componenti di una ipotetica “squadra” di persone affidabili e competenti da immettere nei ruoli-chiave dei suoi progetti. Quando fu commissario ACST, sostenne senza indugio, condividendone appieno lo svolgimento e l’organizzazione, il convegno 4WARD ISCHIA – MAKE A CHANGE, da me ideato. Fu un laboratorio di idee che annoverò la presenza del governatore campano pro-tempore Caldoro ma, soprattutto, di eminenti relatori che rivelarono con notevole anticipo cosa sarebbe accaduto ad Ischia se quanto prima non si fosse cambiata rotta in materia di turismo e territorio. Peccato che tutti fecero spallucce, quasi lamentandosi di aver ascoltato cose di cui erano già al corrente ma che oggi, dieci anni dopo, li vedono ancora inerti rispetto alla nostra economia turistica che sprofonda.
Ed ecco che mentre contesti imprenditoriali d’eccellenza come la MSC, giusto per fare un esempio, lo nominano Company Ambassador, qui da noi uno come Mimmo, al pari di chiunque riesca a volare alto e a proporre idee e progetti anziché chiacchiere di paese, viene ancora -per così dire- snobbato da omuncoli che non riescono a guardare oltre la punta del proprio naso e del proprio campanile. Meno male, caro Mimmo, che nonostante Ischia abbiamo altro da fare.