Gaetano Di Meglio | Uno della casta, nei giorni scorsi, nonostante non avesse mai parlato con me in prima persona, voleva analizzare dal suo punto di vista la formula giornalistica di questo giornale. Carico di pregiudizi perché più volto smascherato insieme con gli amici ad avere la mano nella marmellata la discussione è terminata, come accade di solito, su discorsi del tipo: “dobbiamo fare la nostra isola”, “dobbiamo essere propositivi” e tutte quelle menate tipo motivazionali che mi hanno davvero stancato oltre misura. E, nonostante la stanchezza, soprattutto mentale, e per una questione personale (scommettiamo che non mi leggerà?, ve lo dirò alla prossima) accetto questa sfida, sospendendo la mia decisione di “escludermi dalla proposta” e proviamo a lanciare, in chiave costruttiva, due o tre idee. Lo faccio perché spero che questo della casta possa leggere, cogliere il senso della proposta e, forse, scontarsi con l’idiozia galleggiante ed evidente che sembra essere il filo rosso che unisce le sei amministrazioni ischitane.
Partiamo da Sant’Anna. La Regione Campania, il 4 settembre, ha istituto l’inventario regionale per la “tutela del patrimonio culturale immateriale”. «Fino al 31 dicembre 2018 sarà possibile presentare le domande per l’iscrizione che saranno valutate da una commissione di esperti. L’Inventario del Patrimonio Culturale Immateriale Campano cataloga il patrimonio culturale immateriale e le pratiche tradizionali connesse alle tradizioni, alle conoscenze, alle pratiche, ai saper fare della comunità campana, così come definite dalla Convenzione UNESCO per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale del 17 ottobre 2003, ratificata dall’Italia con legge n°167/2007. Per “patrimonio culturale immateriale” si definiscono le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, il saper fare, gli usi sociali, i riti e momenti festivi collettivi, anche di carattere religioso, come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati agli stessi, che le comunità riconoscono in quanto parte del patrimonio culturale campano, trasmettendoli di generazione in generazione, costantemente ricreati in risposta al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla loro storia in quanto senso d’identità e di continuità, promuovendo in tal modo il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana. I soggetti richiedenti l’iscrizione di un elemento culturale nell’IPIC devono dimostrare tra l’altro la storicità dell’elemento culturale, la cui pratica deve essere attestata almeno nei 50 anni precedenti la richiesta di iscrizione, la persistenza di valori sociali e significati culturali correlati al valore identitario dell’elemento culturale, la persistenza di momenti di trasmissione formale e informale, il coinvolgimento delle giovani generazioni, il rispetto della parità di genere nell’accesso all’elemento culturale e la partecipazione attiva della comunità di riferimento nella messa in atto di azioni di salvaguardia e valorizzazione dell’elemento culturale». Sono trascorsi diversi giorni, sarebbe stato interessante leggere della candidatura della Festa di Sant’Anna a questo patrimonio immateriale. Una pratica che va oltre i 50 anni. Sarebbe stato interessante leggerlo anche per altre iniziative del genere. LA processione dei Misteri di Procida o la Passione di Cristo di Forio anche se, in questo caso, forse, si dovrebbe chiedere una deroga se prevista. Credo che ad Ischia non ci sia stato nessuna iniziativa del genere. Penso agli eventi legati alla Festa di Santa Restituta e ad altre iniziative che hanno un profondo legame storico con il territorio. L’importanza di questa iniziativa? Beh, se devo stare qui a spiegarla, significa che i nostri amministratori non sono all’altezza. Passiamo a qualcosa di più materiale. E, questa volta, l’uomo della casta potrebbe essere chiamato direttamente in causa.
Nonostante il ritardo enorme, suggerisco ai comuni isolani, di lavorare per il Natale. Il comune di Ischia, nel suo PEG, scrive di voler comprar qualche altra luminaria locale. Quello di Forio si organizza per “spendere” qualche soldino regionale e dare qualche affidamento. Gli altri, anche Serrara Fontana, missing. Il nostro maggiore concorrente, Napoli, ci ha insegnato che per l’occasione della festività Natalizia, la collaborazione tra pubblico e privato produce effetti positivi per il territorio.
La cronaca degli ultimi mesi, ci ha fatto sorridere per diversi episodi romani. Nonostante credo che il 20 settembre sia già tardi per parlarne, mi piacerebbe che il mio comune (nonostante la pessima qualità dei politici) cercasse, già da oggi, un “main sponsor” per realizzare l’albero di natale più bello del golfo di Napoli.
Un bando pubblico per la realizzazione di qualcosa che varrebbe la pena di venire a visitare. Un bando pubblico sulla stregua di quello milanese o sul modello con cui si cerano i fondi per Sant’Anna! O una realizzazione moderna, magari ispirandoci al frullino del PIDA che faccia parlare di se. Immagino un grande simbolo posto sul tondo del Pontile Aragonese (gli ingegneri sapranno come proteggerlo dai marosi!) , in mezzo al mare, che svetti e diventi il simbolo di natale dell’intera Regione Campania. Un bando pubblico, una “call” nazionale alla ricerca di chi vorrebbe trovare per la propria azienda un’occasione di comunicazione che non sia quella tradizionale. Una proposta e un’idea che ha bisogno di uomini e mezzi per essere portata avanti. Un progetto che il comune di Ischia o quello di Forio (i due più “grandi” e più adatti a questo tipo di iniziativa) potrebbero far loro e invertire al rotta. Invece di spendere migliaia di euro per luminarie dozzinali e per iniziative pezzotte solo per sostenere questo o quello, perché non iniziare a spingere, e seguire la linea milanese. E’ bastato googlare “albero di natale milano bando” per trovare il link dell’avviso pubblico e rendersi conto che altrove, per queste iniziative, non si sperperano soldi pubblici. Tutt’altro! Luminarie, eventi, iniziative in altri posti si realizzano a costo zero per l’ente comunale. Noi, invece, sappiamo solo fare “altro”: eventini, piccolezze e altre amenità decise in stanzini piccoli come lo spessore degli uomini che li occupano. Altrove si sono attivati a maggio, ma solo il prossimo 26 settembre ci sarà la seduta pubblica per l’apertura delle buste. La verità è che noi, ad Ischia, oggi stiamo pensando a chi far vincere l’appalto dei soldi pubblici. Che altrove non spendono.
La proposta milanese: tu mi crei l’evento, io ti dò il suolo pubblico! L’avviso pubblico di ricerca di sponsor tecnici è suddiviso in tre distinti lotti ed è rivolto ad aziende, associazioni, enti operanti nel settore dell’organizzazione di eventi, nel rispetto dei principi di trasparenza, pubblicità, imparzialità, parità di trattamento e proporzionalità, che permetterà la realizzazione di tali eventi senza alcun onere a carico dell’Amministrazione. Le proposte potranno riguardare uno o più lotti e, in particolare, dovranno prevedere: allestimento di un Albero di Natale con illuminazione led dal 7 dicembre al 6 gennaio; illuminazione dei balconi al primo piano degli edifici dei Portici Meridionali e dei Portici Settentrionali della Piazza dall’1 dicembre al 6 gennaio; organizzazione del Calendario Musicale dell’Avvento, con l’esibizione di musicisti professionisti che ogni giorno, dall’1 al 24 dicembre, tra le 18 e le 18:30, suoneranno classiche melodie di Natale affacciati alle finestre del palazzo dei Portici Meridionali. Per tutti i tre lotti è prevista la possibilità di allestire un eventuale temporary shop nelle aree adiacenti a piazza Duomo.
Dopo Spelacchio, Roma si attrezza. Se la soluzione milanese potrebbe risultare troppo complessa per i tempi tecnici, quella romana, invece, sembra avere un profilo più snello. La giunta Raggio, infatti, lo scorso 8 giugno ha pubblicato un avviso “per la ricerca di manifestazioni di interesse volte a sostenere mediante liberalità la realizzazione del tradizionale albero di Natale in Piazza Venezia per le festività 2018”. Una soluzione tecnica diversa, con minor impegno tecnico e, magari, per una prima “edizione” potrebbe anche essere una soluzione più fattibile.
Ad Aosta paga la camera di commercio: 45mila euro! «Un manufatto artigianale, artistico, innovativo e realizzato in multi-materiale: queste le caratteristiche dell’albero di Natale che sarà posizionato nella piazza Chanoux, ad Aosta, a partire dal 22 novembre prossimo. Per la sua ideazione e realizzazione saranno messi a disposizione 45 mila euro, previsti in un bando della Camera di commercio della Valle d’Aosta rivolto ad artisti, artigiani, ingegneri e architetti. “L’idea ci è stata proposta dalla Chambre con la quale abbiamo sempre collaborato con soddisfazione”, ha spiegato la vice-sindaca di Aosta Antonella Marcoz. “Nel nostro territorio – ha sottolineato Nicola Rosset, presidente della Camera di commercio – ci sono professionalità che possono realizzare il nuovo albero di Natale di Aosta, siamo consapevoli del valore simbolico di questa opera”. La procedura, avviata tramite il Mercato elettronico della Valle d’Aosta, prevede una prima fase di raccolta delle manifestazioni di interesse da inviare entro il 28 agosto». Anche qui, per il Natale, invece di spendere soldi dei comuni, c’è chi ha trovato 45mila euro per realizzare un progetto innovativo e diverso. Noi, invece, sperperiamo i fondi della tassa di soggiorno per cose che, altrove, invece, fanno i privati!
I “furbi” di Como! «A fronte di un valore complessivo della concessione (su due anni) stimato in 800mila euro, il contributo del Comune agli organizzatori sarà di 12mila per ogni edizione.» un bando più complesso e più articolato è quello del comune di Como che, addirittura, affida l’organizzazione per due anni. E’ interessante, però, il commento che fa comozero.it che abbiamo già pubblicato. Il comune di Como spende solo 12mila che, rispetto al valore della concessione non è nulla!