martedì, Gennaio 14, 2025

“Negra di merda” e poi le sputano addosso, razzismo a Ischia contro una minorenne

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Pasquale Raicaldo | L’auto le si è avvicinata. Quindi, una giovane donna le ha urlato contro: “Negra di merda”. E un uomo le ha sputato addosso. E’ accaduto a Ischia Ponte, nel cuore del pomeriggio, a una minorenne di colore, di origini brasiliane, ancora evidentemente sotto choc. Un atto di razzismo gratuito denunciato in queste ore anche da un parente ischitano, attraverso il suo profilo Facebook, in attesa che la vittima sporga regolare denuncia ai carabinieri. E che magari qualche amministratore comunale avveduto e sensibile le offra un mazzo di fiori, a parziale risarcimento dell’insulto inqualificabile. Non sarebbe giusto derubricarlo a goliardata, non in una fase storica in cui la gravità di epiteti offensivi a sfondo razzistico ha – finalmente – un peso specifico rilevante nel dibattito pubblico.
E allora, all’indomani della denuncia – per ora soltanto “social” –  non manca chi torna a interrogarsi su un’isola nella quale sopravvive, tra le pieghe di un certo perbenismo di facciata, un atteggiamento implicitamente razzista nei confronti dei nostri immigrati. Che sembra, anzi, alimentato dal dibattito nazionale che ruota intorno alla complessa convivenza tra Occidente e Islam, tanto più dopo gli attentati di Parigi. In molti, per esempio, avevano storto il naso di fronte all’apertura della Diocesi di Ischia a un piccolo nucleo di rifugiati, sbarcati a Lampedusa, oggi ospitati in una struttura gestita dalla Caritas sulla nostra isola.
E, pur senza raggiungere i livelli di violenza (verbale e fisica, con lo sputo) dell’aggressione subita dalla ragazzina di origini brasiliane che passeggiava al Ponte, atteggiamenti di impronta razzista trovano terreno fertile sul profilo Facebook del nostro quotidiano. Dove un utente, per esempio, lamentava che il muretto di fronte alla boutique Scaglione, a Ischia, «è occupato da extracomunitari neanche fossimo a Bahia: lo stesso muretto che fino a pochi anni fa era sollievo per i nostri anziani». Ischitani spodestati dagli stranieri. Su un muretto, ma anche a lavoro: torna la cantilena di sempre: «Un’ isola ha di per sé equilibri delicati in senso occupazionale. Da troppi anni si sta esagerando. I nostri figli saranno costretti ad emigrare a favore di razze che non hanno niente da perdere e spesso non si sanno comportare civilmente».
E che dire della nostra lettrice che lamentava come un gruppo di ragazzi di colore (per la verità li definiva “negri”) sostava in piazza a Forio a lungo, parlando nella “loro lingua” e bevendo birra?
Integrazione, tolleranza, democrazia.  Come in ogni crisi (occupazionale, economica, generazionale) che si rispetti, gli angoli si acuiscono e le differenze si ingigantiscono. A dismisura. E capita allora che una coppia insulti una ragazzina di colore, nel centro di Ischia.  Un trend che parrebbe assai anacronistico, peraltro: i numeri parlerebbero di un’isola che abbraccia più razze e più idiomi, in cui peraltro gli immigrati di seconda generazione costituiscono una fetta sempre più rilevante della nostra popolazione (affollando le scuole ischitane), fino a suggerire l’immagine singolare di una sorta di settimo comune, tutto di origini straniere, dai confini certamente labili: 4218 gli immigrati ufficiali, secondo uno studio (che inizia a essere datato) dell’Acli, significativa la prevalenza delle donne (2.433 contro 1.785). Ma nel computo andrebbero chiaramente considerati gli immigrati non regolari e quelli in attesa di essere regolarizzati, un numero difficilmente quantificabile e che farebbe lievitare la consistenza della schiera degli ischitani d’adozione.
Preziosi alleati fino a qualche anno fa: nella stragrande maggioranza dei casi assumevano occupazioni aprioristicamente scartate dagli isolani. Un esercito poliglotta di lavapiatti e colf, badanti e muratori, lavoratori indefessi e poco problematici, una manna per le aziende isolane, non certamente un problema per l’isolano medio, indotto dal benessere economico a rifuggire i posti di lavoro meno appetibili socialmente. Ma oggi qualcosa è cambiato, eccome. La congiuntura sociopolitica globale che induce diffidenza verso l’altro. La crisi, anche. Federalberghi, non a caso, aveva sottolineato di recente un fenomeno sempre più consistente: la ritrovata disponibilità degli ischitani a lavorare come facchini e lavapiatti, figlia di una crisi in grado – evidentemente – di abbassare l’asticella delle pretese. Qualsiasi cosa, purché si guadagni. Il che si è tradotto e va traducendosi nella necessità di un patto sociale tra ischitani autoctoni e «diversamente ischitani». Che popolano in maniera sempre più evidente alcuni quartieri: San Ciro e i dominicani, Casamicciola e gli ucraini, Forio e gli africani. Storie di integrazione, di famiglia. Matrimoni misti, colored assunti a lavorare in vigna, persino un pastore extracomunitario che portava al pascolo le ultime pecore dei Frassitielli.
Poi, però, accade che di leva la voce sbagliata. Come quando una squadra di calcetto di immigrati rumeni abbandonò anzitempo la finalissima di un torneo: «Ci provocavano. Dicevano: “Romeni di merda, tornatevene al vostro paese”». Né fu facile per dei piccoli imprenditori cinesi aprire un negozietto, a Forio, dove fioccarono le denunce anonime: «Ci fanno concorrenza con prezzi stracciati vendendo paccottiglia».
Per tacere del grande classico: l’immortale storia delle badanti, ucraine in particolari, vittime dell’intraprendenza mascolina degli over 60 in cerca di avventure o, viceversa, carnefici dei matrimoni all’ischitana? Il razzismo amplifica il luogo comune. Lo suggerisce.
La paura del diverso si autoalimenta: link “pezzotti” che raccontano di presunte malefatte, il terrore della perdita della propria identità. L’ora di religione a scuola. Mido e Lucy – musulmani, praticano il digiuno del Ramadan – hanno raccontato al “Dispari” la loro storia, per esempio: alla fede islamica hanno iniziato anche i loro splendidi bambini, Gamal e Jasmine, 9 e 11 anni. «Però a scuola hanno storto il naso quando abbiamo chiesto che non seguissero l’ora di religione: “Siete in Italia, dovete adattarvi”. Io non mi sono scomposto e ho spiegato che possiamo essere italiani, ma di fede islamica. E i nostri figli sono integratissimi, oggi. Partecipano alle recite di Natale e al Precetto di Pasqua, perché in fondo è un modo per socializzare e non sentirsi esclusi».
In fondo, basta guardarli negli occhi per deporre le armi.  «Sono qui da 11 anni – ci ha raccontato Acatrinei, che ha un negozio etnico a San Ciro – e se è vero che la stragrande maggioranza degli ischitani è aperta mentalmente, non manca certo chi mi addita, quasi con sorpresa e scherno, dicendo: ‘o rumeno s’è araputo ‘o negozio, chissà come ha fatto».  Come chiunque altro, così ha fatto. Magari dribblando il razzismo, subdolo o violento che sia. Come farà la minorenne insultata a Ischia Ponte, ne siamo certi.

 

11 COMMENTS

  1. siamo in una piccola isola ed in percentuale trovi le persone squallide di turno, tutto il mondo è paese.

  2. sono un ischitana emigrata all’estero,per motivi lavorativi,che purtroppo ischia non mi offre piu,come purtroppo a tanti..leggo questa notizia inerente al mio paese d’origine e provo una gran vergogna a leggere tutto cio,gli ischitani sono molto choiusi di mente o almeno coloro che hanno fatto questo gesto lo sono,poverini, che non gli capiti mai di dover emigrare e di doversi integrare,non ne sarebbero nemmeno tanto capaci,penso che per la loro ignoranza possano restare solo ad ischia,invece di combattere per altre cose che il loro paese non gli offre si limitano ad affrontare”un problema”che non li tocca nemmeno piu di tanto,si dovrebbe combattere su altre cose ad ischia cose che non ci sono piu o che ci sono ma sono sbagliate,amministrazione lavoro ecc ecc..immigrazione problema attualmente del mondo,e da che mondo e mondo,semPre esistito..volevo dire a Franceso e chi lavora in regola e non da fastidio a nessuno ischitano o non e deve aspettare 2/3 mesi per avere lo stipendio quello come lo chiamiamo? e come questo tante altre cose potrei elencare della mia stupenda isola,ma che ormai io trovo bella solo da lontano..
    VERGOGNA A COLORO CHE HANNO AVUTO IL CORAGGIO DI QUESTO GESTO PICCOLO E DI GRANDE IGNORANZA!!!!!

  3. un atto abominevole, quello usato nei confronti della minorenne di colore, che non può rimanere nella sfera del privato: esso va condannato dalle istituzioni indipendentemente da quello che faranno la ragazzina ed i suoi genitori che hanno tutta la solidarietà mia personale e della civilissima isola d’Ischia. Occorre isolare chi ha commesso il reato; occorre che il Sindaco di Ischia si faccia carico di rappresentare l’incivile gesto alla Procura della Repubblica perché s’impianti un giudizio nel nome e nella difesa dei valori che esprime la Carta Costituzionale

  4. peccato bisogna che ci si sputi in faccia da soli….siamo un isola diventata…nera da questi sporchi padroni di turno…siamo tutti neri…..rifletteteci….e non quella povera vera negra…

  5. Ne vediamo di tutti i colori…capelli viola o fucsia e molto di più non vedo cosa turba a queste persone un colore più scuro di pelle.Provo vergogna ad essere di Ischia se alcuni ci rappresentano in questo modo …lo sputo poi inaccettabile nemmeno per un cane.Ma che fastidio vi dava questa ragazzina?

  6. L’ignoranza è dilagante su quest’isola, basta guardare cosa pubblicano su facebook i nostri “amici”. Hanno tanto odio e frustrazione che non riescono più a vedere qual’è il vero nemico

  7. La ragazzina sarà anche scura di pelle,però ci sono persone che sono nere di cervello, e di animo,tantissime volte mi vergogno di questa gente ignorante…

  8. Io non domando a che razza appartenga un uomo, basta che sia un essere umano; nessuno può essere qualcosa di peggio.
    (Mark Twain)

    Il tuo Cristo è ebreo. La tua democrazia greca. La tua scrittura latina. I tuoi numeri arabi. La tua auto giapponese. Il tuo caffè brasiliano. Il tuo orologio svizzero. Il tuo walkman coreano. La tua pizza italiana. La tua camicia hawaiana. Le tue vacanze turche, tunisine o marocchine. Solo il tuo vicino è straniero.
    (Su di un muro a Berlino, 1994)

  9. Mai giudicare il libro dalla copertina…..la copertina puo essere bella ma il libro a volte e di merda

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