venerdì, Settembre 27, 2024

NESSUNO TOCCHI CAINO. V. Francavilla-Ischia (4-0) ai “Raggi D” di Mister Daniele Serappo

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SE LA PRESTAZIONE DI ZANDRI INVITA A QUALCHE RIFLESSIONE ALTROVE C’È COMUNQUE DA LAVORARE

Devo ribadirlo? Lo faccio, senza problemi: nessuno tocchi caino! E ovviamente sto parlando di Zandri. Aggredirlo non ridà a nessuno la possibilità di rigiocare la gara e si deve solo pensare di potersi rifare nel prossimo match. E non vale solo per lui.

Al ragazzo io non imputo niente altro che gli errori, ancorché clamorosi e marchiani, che ha saputo riunire in una partita quando anche il più affermato nel ruolo a livello mondiale potrebbe sommarli in una carriera (e al giovane questo si può anche augurare). Non è ovviamente poco, anzi. Che sia chiaro, è evidentissimo che l’esito della partita Virtus Francavilla-Ischia andata in scena domenica scorsa è stata condizionata dalle sue “invenzioni” ma comunque l’Ischia ha mancato nel corso di tutti i 90’ più recupero di rifinire e concludere a rete, cosa che ci avrebbe comunque fatto ulteriormente alzare la soglia del rammarico per una partita approcciata bene e tutto sommato non giocata male. Qualcosa a chi Zandri lo ha scelto invece la chiederei. Ma andiamo con ordine.

LA CACCIA ESTIVA
Buonocore non ha mai fatto mistero di preferire under in porta e così la caccia estiva s’è orientata a tre portieri che permettessero evidentemente un investimento diverso sui giocatori di movimento ma è chiaro che questo comporta il giocare con il fuoco e senza coperture preventive (il detto napoletano – tradotto – recita, “se vai a letto con le creature ti trovi il letto pisciato”): quel che oggi possiamo definire lo “sciagurato” Tommaso riprendendo un epiteto breriano che contrassegnò la carriera e oltre dell’attaccante milanista (Egidio) Calloni, ha fin qui denotato caratteristiche e skills che non sembrerebbero poterlo ritenere al momento adatto alla difesa della porta dell’Ischia o comunque di una prima squadra anche solo di “D”. Senza dubbio altissimo (ma non imponente) è in chiaro imbarazzo con la tecnica podalica che serve nella fase di impostazione (ricordo che il portiere raramente gioca la palla frontalmente ma riceve scarichi laterali dai compagni che poi lo possono mettere comunque in difficoltà, se pressato, nell’inseguire la sfera da destra a sinistra o viceversa); coordinazione e gestualità tecnica (come la forza, la velocità e la direzionalità nel passaggio) sono ancora troppo acerbe per lui come la lettura di situazioni che lo dovrebbero tenere più legato alla linea di difesa (accorciare su una palla alle spalle, uscire rapido – e/o a terra – su un filtrante). Non tutti chiaramente possono essere dei Manuel Neuer che nell’ultimo decennio ha di suo contribuito a trasformare non poco l’insieme e l’essenza del calciatore-portiere, ma attualmente, eccezion fatta per qualche pregevole intervento volato sulla linea di porta (e quindi proprio a difesa del “sacco” in quanto tale), non mi pare di poter dire che riesca a garantire quella sicurezza ad una squadra che, si badi bene, ha come principio ineludibile il difendere andando in avanti.

Ora, sarebbe fin troppo facile spendersi in critiche e “sapientume” di bassa leva: scrivo non sapendo Mennella e Migliaccio (non stupidi, non fessi e neanche piovuti da Marte in quel che fanno da una vita) cosa abbiano visto di realmente concreto nel ragazzo che, per carità, è ora chiamato a una grandissima reazione mentale perché certi errori sono figli purtroppo anche di una scarsa capacità di concentrazione e di livello attentivo nelle fasi di valutazione dello sviluppo del gioco che poi potrebbero vederlo alla fine coinvolto.
Lo scorso anno, Vivace (non un fenomeno, ma senza dubbio più pronto e completo da under) veniva dall’esperienza dell’Eccellenza campana come titolare e non ha mai patito il giocare con gli adulti dando molta più garanzia ad un reparto che a quel punto poteva con sufficiente fiducia alzare flap e ali all’arrembaggio dello spazio nella metà campo avversaria. Ecco, forse nel roster dei portieri si poteva fare una scelta leggermente più mediata cercando di non farsi trovare impreparati nel momento in cui un giovanotto over e senza paura avrebbe fatto comodo poterne disporre.

LA CARAMBOLA ARCAMONE-PATALANO, MA UN 2006?
Certo, per onestà intellettuale, non possiamo dimenticare che il parco under dei gialloblù s’è solo casualmente e tardivamente arricchito dal ritorno di Arcamone e Patalano a cui s’è aggiunto, mea sententia, un interessantissimo D’Anna (Quirino mi aspetto che sappia presto svoltare perché le sue prestazioni finora mi son parse decisamente tiepide e se non hai il fuoco dentro da buttare in campo a 20 anni la vedo dura per il futuro). Ma il Martina, solo dieci giorni fa, ha dimostrato che se hai buoni under da lanciare come giocatori di movimento, ti puoi anche permettere un portiere over che ti dia garanzie. È qui che torna in ballo la capacità di costruire la rosa – comunque a mio modo di vedere validissima dell’Ischia – che comunque ho sempre definito (anche lo scorso anno) troppo leggera in centimetri e chili. Però è chiaro che almeno un paio di buoni (subitissimo) 2006 da campo si sarebbero dovuti cercare…

IL FRANCAVILLA DI GINESTRA… E IL MIO LACCO AMENO
I numeri della squadra di Ginestra, a dirla tutta, potrebbero oggi far paura: otto reti fatte, nove punti su nove, primo posto, nessuna rete subita (così con la Nocerina). Eppure, io vedo altro: difesa solidissima, linea pressing bassa e come già per il Martina e per il Brindisi, indipendentemente dalle qualità dei singoli o nella giornata in cui questi sono incappati (conta, per carità), ho notato che c’è una grande “fisicità attrezzata” (è brutto dirlo, il calcio bello è quello degli artisti ma il fisico conta eccome!!) che la Fidelitatis fa fatica a contrastare e a proporre a sua volta. Un dato? In quattro gare tra Coppa e Campionato Giuseppe Mattera e Pastore, la coppia centrale di difesa, ha già sommato due cartellini ciascuno (e anche Giacomarro che è chiamato a far anche legna davanti a loro). Non va bene. Della squadra del Presidente Magrì ho apprezzato però l’organizzazione maniacale sulle palle inattive, corner e punizioni dalla trequarti soprattutto, ma anche sulle rimesse laterali in zona d’attacco (che hanno poi fruttato la vittoria nella trasferta a Francavilla in Sinni). Contro l’Ischia ha invece calciato molto meno a rete Bonavolontà ma non escludo che nel preparare la gara lo staff di Buonocore abbia curato molto questo aspetto riuscendo ad anestetizzarlo.

Sull’importanza della fisicità (ma anche della qualità di questa) offro un contributo aneddotico degli anni in cui giocavo a Lacco Ameno e Forio. Ho avuto la possibilità di stare assieme a ragazzi come Ciro Impagliazzo e Fausto Oratore – Rosario Mazzella è semplicemente un fuori-concorso perché un abile Lupin d’area di rigore – e posso dire che se il secondo era dotato di una tecnica sopraffina cui abbinava l’istinto del killer, il primo era capace a spallate di sfondare qualsiasi linea così da non soffrire man mano il passaggio dalla Promozione all’Eccellenza alla D (e oltre) riuscendo ad avere medie mediate di realizzazione sempre utili e in doppia cifra (con annessi assist e cartellini provocati) mentre le oltre trenta reti di Oratore in Prima Categoria diventavano i circa 20 di Promozione e forse i soli 4-5 di Eccellenza perché la fisicità la pagava tremendamente.

COSA ANCORA DA RIVEDERE
Dell’Ischia di domenica però mi sono anche piaciute molte cose da cui ripartirei: molto bene l’approccio, sia nel primo che nel secondo tempo e le distanze tra i reparti – portiere-linea di difesa a parte – fintanto che la partita ha avuto motivo d’interesse e non sfiorisse per colpa delle segnature; la ritrovata voglia di aiutarsi, di fare densità in zona-palla quando questa in possesso dell’avversario, l’immediata aggressione multipla del portatore, Maiorano che chiede sistematicamente la palla (aiutato appunto in questo dalla linea di pressing difensivo attuata dalla Virtus che lo ha lasciato libero di ricevere fino a quando Ceesay non gli ha rubato la palla nell’unica occasione in cui sono andati a braccarlo ipotecando il raddoppio), Giacomarro che non perde occasione per fare il Maiorano se necessario e di questo la rabbia nella gestualità al momento del cambio come anche, a risultato praticamente acquisito e ben oltre il 90’, il tentativo di Arcamone (unico tiro non occasionale verso gli ulivi), l’intervento machissimo di Florio che rischiava di rimetterci tibia e perone e che tuttavia si capiva non figlio della frustrazione ma della fame di gioco. Bene anche la grinta di Gadaleta.

Chiaro, il centrocampo andrebbe ancora più “velocizzato” e magari se sai che Tuninetti è un destro e poco dopo il suo ingresso in campo gli fai un appoggio laterale (ahi!!) a centrocampo servendogli palla sul sinistro costringendolo ad un riadattamento posturale che non impedisce riconquista e ripartenza veloce dei padroni di casa, un po’ di giramento di coglioni mi verrebbe perché mi fai capire che non hai neanche la testa per voler conoscere già negli allenamenti come mettere nelle migliori condizioni possibili di giocare il tuo compagno!
Sulle palle inattive a sfavore la disputa è oramai simpaticamente di lungo tempo: sulla prima rete è evidente che Taurino avrebbe potuto anche intervenire prima dell’erroraccio di Zandri se solo quella palla fosse spiovuta due metri prima perché Giacomarro lo aveva già perso così come lo stesso Lanzolla era nella stessa occasione solissimo davanti al numero 1 gialloblù (e prima della fine del tempo è ancora riuscito a sfilarsi da Pastore incornando indisturbatissimo). In area di rigore non dovrebbe essercene per nessuno, meglio un crash tra compagni di squadra che vedere prima l’errore del portiere e ben due avversari arrivare indisturbati sulla sfera, non so cosa delle due cose sia peggio. Quando giocavo ricordo che in condizioni del genere avevo moltissimi avversari: gli attaccanti che volevano colpire, gli oggetti che piovevano dalle curve, l’arbitro (fa sempre moda, per carità) e i miei compagni pure, ma soprattutto il mio portiere che sapevo non avrebbe esitato a travolgermi per catturare la sfera, qua invece sembra che in area si chieda un po’ scusa a tutti.

Inoltre, sebbene anche qualche semplice highlight che si trova in rete facesse intendere che da buon ex-puntero Ginestra avrebbe curato l’attacco al secondo palo (soprattutto da fermo ma anche in movimento, vedi il raddoppio), continuo a riscontrare da parte dell’Ischia una quasi totale indifferenza e disinteresse nel coprire quella zona dell’area ostentando sempre quell’omino sui 9,15 che davvero non capisco a cosa serva.

UN PO’ DI SINTESI
Così, se fintanto che c’è stata partita s’è assistito finalmente al servizio nei piedi di Favetta che veniva incontro permettendo – trovandolo – l’inserimento veloce di una delle punte esterne, è innegabile che la rifinitura e l’ultimo passaggio così come la conclusione sono davvero mancate tantissimo (ma il solito, onestissimo Buonocore lo ha ammesso in svariate conferenze stampa) e qui urge un confronto per capire come sia possibile e come rimediare (se non si vincono i duelli però poi rimane complicato).

Gli spunti che eccezionalmente si sono visti di Battista, un po’ l’apriscatole che si cerca a queste latitudini ma che pare essere più scintilla occasionale che fiammella pronta a rapidi schioppi, andrebbero poi forse accompagnati meglio nella zona di cut-back ma anche sul classico “rimorchio” al limite dell’area per concludere dalla distanza con la difesa che si schiaccia: tra il dischetto e i tre metri oltre la lunetta c’è il deserto e là credo che invece ci sia un mondo da scoprire… (appello ai mediani).

LA QUESTIONE LANCI
Infine, ho contato solo due i lanci ed entrambi di Mattera sulla ripresa del gioco dopo le prime due segnature: ovviamente palla persa, per carità, ma là si può comprendere la frustrazione del momento. A questo proposito, non dimentichiamo che il lancio si può fare alla figura, costringendo l’attaccante a lavorare la palla per lo scarico (e qui abbiamo capito che l’Ischia non è strutturata per poterlo fare) o alle spalle della linea di difesa, volendo capire cosa succede da quelle parti. Nel secondo caso puoi sfruttare la rapidità (confortata da un terreno sintetico che spesso può rallentare la corsa della palla nello spazio) e magari lavorare meglio il movimento fuori-linea dell’attaccante che così potrebbe crearsi lo spazio per giocare sotto al centrale o alle sue spalle. Ne riparleremo.

Una cosa però la devo dire ed è mortificante: spero che non si debba mai più assistere ad una conferenza stampa come quella di Ginestra nell’immediato dopo-gara in cui, peraltro con garbo assoluto, ha dedicato solo pochi secondi alla gara appena terminata, con ancora addosso il sudore dell’impegno, continuando poi per il resto del proprio parlare a trattare della gara successiva. L’ho sentita umiliante.

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