sabato, Dicembre 28, 2024

Noi, causa del nostro male

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Il Decreto Ischia, gli 85 milioni e qualche altra riflessione

Ho seguito il dibattito parlamentare che ha portato all’approvazione del DL Ischia. Uno strumento che è meglio leggere come “mezzo pieno” che “mezzo vuoto”. Un strumento, questo rilasciato dal governo centrale che sconta tre grossi problemi: la posizione di Ischia, le richieste di Ischia, Legnini e il bilancio approvato.

Partiamo dalla prima: la posizione di Ischia. Siamo sempre svantaggiati. Siamo spalle al muro, più di sempre, perché siamo male rappresentati, perché quando ci conoscono da vicino si rendono conto di quanto siamo meridionali e impreparati e perché, purtroppo, siamo il paese dell’abusivismo. E lo siamo così tanto che non abbiamo mai fatto nulla per evitare che qualcuno potesse dire il contrario. Strumenti? Posizioni e iniziative assunte da Ischia in questo senso’. Non pervenute. Tutto questo nostro lassismo e questo modo di fare, diventa un freno per chi è al governo e deve impegnarsi per metterci la faccia e lo fa solo quando proprio non ne può fare a meno.

E, dall’altro lato, arma ogni volta il Bonelli di turno che spara a zero: “E’ molto grave la posizione del Governo sulla questione dell’abusivismo edilizio. Oggi stiamo discutendo del decreto Ischia che non è un qualcosa di decontestualizzato dalla gestione del territorio in questo paese, e in particolar modo in quell’isola, dove l’abusivismo edilizio rappresenta purtroppo ancora oggi un serbatoio di voti per molti amministratori che non hanno il coraggio di interpretare il proprio ruolo pubblico nel rispetto delle leggi vigenti. Il non rispetto delle leggi vigenti si è trasformato in questa parola: abusivismo edilizio. Il concetto di abusivismo edilizio non è traducibile né comprensibile in nessuna parte d’Europa, perché è per il resto d’Europa impossibile da concepire anche da un punto di vista culturale”. Dobbiamo capire che dobbiamo fare sul serio. E potremmo anche partire dalla gestione dei condoni e la loro approvazione. Il discorso è lungo. E attuale.

Seconda, le richieste di Ischia. Questa è la parte più brutta. Ho ascoltato gli interventi di molti onorevoli delle opposizioni in parlamento e mi è sembrato di ascoltare un consiglio comunale dei nostri. Uno squallore di valori e di posizioni che è la prova di quanto siamo messi male. Ma è colpa loro? NO! Da Ischia, infatti, ci siamo preoccupati di chiedere agli onorevoli di impegnarsi per lo scuola bus. Ma un po’ di vergogna lo proviamo o no? Un po’ di sano “scuorno” quando iniziamo a provarlo? Invece di fare quadrato sui problemi seri del nostro territorio: messa in sicurezza, risorse per salvare le vite, abbiamo chiesto a qualcuno di esporsi per lo scuola bus. Ma noi siamo quelli che abbiamo detto no ai moduli scolastici e, quando ce li hanno imposti, come accade a Forio, stiamo cercando di vendere la terra alla Baiola dopo averla fittata agli amici degli amici per la gestione del carro attrezzi. Sappiamo fare solo questo. Purtroppo.

Terzo. Legnini e il bilancio. Questa è la valutazione più politica della vicenda. La nomina di Giovanni Legnini è indigesta al governo Meloni tuttavia lo devono sopportare per un altro anno (la nostra soluzione alternativa, ricordiamocelo sempre, era Giovan Battista Castagna). Questo è il primo freno alle dotazioni finanziarie. Il secondo? Nonostante sia convinto che il bilancio dello Stato sia così largo da poterci garantire altre risorse, credo che i problemi nati dall’approvazione del bilancio prima della frana abbiano rallentato ogni altra iniziativa.

Partiamo da 85 milioni. Entro venerdì dovremmo avere contezza del primo piano di interventi di protezione civile (somme urgenze) approvato dal Commissario Legnini e che dovrebbe iniziare il lungo percorso di messa in sicurezza.

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