Paolo Mosè | Nulla si muove al palazzo di giustizia di Ischia. Siamo fermi ormai dal luglio scorso. Da quando è stato ufficializzato il trasferimento dal penale del giudice Angelo Pizzi per andare a ricoprire un incarico al civile alla sede centrale di Napoli. Si va avanti alla “giornata” con la presenza di giudici non togati, che possono discutere processi ben definiti che non passino per l’udienza preliminare dinanzi al gup. Questi, infatti, sono esclusivamente materia dei giudici togati. Si è parlato, discusso e ci si è confrontati con la presidenza del tribunale per la nomina di altro magistrato di carriera e si era individuato il sostituto di Pizzi con il giudice Ragosta.
Che avrebbe dovuto prendere servizio già da qualche mese, ma si sono susseguiti una serie di rinvii all’insediamento, fino a quanto pare al congedo parentale. E nel frattempo, per tamponare questa situazione, il presidente del tribunale Elisabetta Garzo ha emanato provvedimenti temporanei con i quali ha demandato la trattazione delle tre udienze del togato a quelli onorari, con l’avvertenza di poter discutere ed eventualmente sentenziare solo quelli di loro competenza. Rinviando tutti gli altri in attesa del nuovo responsabile del settore penale.
I “COMPLOTTISTI”
Questa situazione ha molto infastidito gli avvocati che trattano esclusivamente il penale e in più di un’occasione si sono rivolti al massimo rappresentante del tribunale partenopeo. Ottenendo risposte a volte rassicuranti sull’arrivo in tempi rapidi del giudice Ragosta, in altre di attesa per capire quali fossero gli intendimenti di chi avrebbe sostituito Pizzi. Ad interessarsi del caso Ischia sono intervenuti più volte e con una certa insistenza i presidenti del consiglio dell’Ordine degli avvocati e il massimo rappresentante della Camera penale. Con colloqui “ravvicinati” o depositando delle richieste delucidative per iscritto. Ma di certezze ce ne sono state poche, o comunque tendenti a comprendere la situazione dando a chi ha ricevuto queste informazioni dubbi, preoccupazioni. C’è chi ha anche letto nel complesso mosaico della sezione distaccata di Ischia una certa strategia. Tendente a rendere difficoltosi i processi penali, che sono quelli che fanno più rumore e che hanno la massima attenzione dei vertici della magistratura. Spiegando maliziosamente che l’incertezza potrebbe produrre una scelta drastica. Giungere al trasferimento di quei processi che necessitano la presenza obbligatoria del giudice togato, presso la struttura principale di Napoli. In modo da poter consentire la celebrazione di questi processi, che sono a volte delicati per il reato commesso e per il numero di imputati.
Al togato spetta giudicare – ribadiamo ancora una volta – tutti quei processi che passano per l’udienza preliminare: detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, omicidio colposo, tentata estorsione e rapina non aggravate, eccetera. Secondo i maliziosi, tutti questi processi rischierebbero di essere trasferiti in massa e la sezione distaccata perderebbe già a quel punto un elemento fondante per la sua permanenza. Mentre tutti gli altri processi con imputazioni diverse e di competenza anche del giudice non togato (secondo questa prospettazione) rimarrebbero alla sezione distaccata e giudicati dai got Rocco e Palagano. Sarebbe quindi il primo passo per sminuire la portata e la indispensabilità dell’unica sezione distaccata presente nella regione Campania. E con il tempo si passerebbe a trainare tutto il settore penale. Mandandolo a Napoli, in modo da non avere una sorta di doppioni e di spostamenti di fascicoli da un ufficio giudiziario all’altro.
RUMOLO AL GIUDICE DI PACE
Questa tesi viene fortemente contestata da un nutrito gruppo di avvocati che ribattono che comunque la presidenza del tribunale qualche risposta l’ha data subito dopo la ripartenza dell’attività dopo l’interruzione feriale. Ha di fatto sostituito il giudice Polcari con un altro togato che viene sull’isola d’Ischia una volta a settimana, più un giudice onorario. Questi due si vanno a sommare ad un altro togato che è già da tempo in forza alla sezione isolana.
Se ci fosse stata la volontà di depauperare lentamente questo ufficio, non ci sarebbe stata la scelta di rinforzare il civile, che è una materia molto complessa per il carico di lavoro e per le questioni affrontate. E ancora si riferisce, si osserva, che è in via di definizione il rafforzamento del Giudice di Pace con l’invio di un dirigente che ha il titolo di firma per la pubblicazione di sentenze che languono in massima parte in attesa di essere vistate. Con l’accordo che è stato di fatto stipulato tra la presidenza del tribunale di Napoli e il Comune di Lacco Ameno per l’invio del dirigente Oscar Rumolo.
Sarebbe una soluzione importante e definitiva per dare un senso a questo ufficio, ove girano anche interessi di una certa portata, a causa del consistente numero di contenziosi. Di cui una parte sono stati già definiti, ma che attendono l’ufficializzazione della decisione del giudice. Necessaria per consentire alle parti di porre in esecuzione quanto stabilito dal giudicante. Questa operazione è stata resa possibile grazie soprattutto al forte interessamento del presidente dell’Associazione Forense dell’Isola d’Ischia, avv. Gianpaolo Buono, e dell’avv. Domenico Puca.
ARRIVANO DUE CANCELLIERI
Si osserva altresì (da parte degli scettici che contrastano l’idea che vi sia in atto una strategia di chiusura a medio termine) che la stessa presidenza ha già dichiarato la massima disponibilità ad inviare due cancellieri per rafforzare gli uffici del tribunale di Ischia. In modo da rendere più funzionale e congeniale il settore civile e dare più impulso al penale. Sono due cancellieri che un tempo svolgevano l’attività di avvocato e che hanno preferito dismettere la toga per partecipare al concorso bandito dal Ministero della Giustizia basandosi soprattutto sui titoli conseguiti nel tempo.
Secondo una prima prospettazione, di sicuro una cancelliera sarà trasferita ad Ischia, la seconda si prospetta venga assegnata al Giudice di Pace di Procida, che ha gli stessi problemi di quello ischitano. Mentre gli altri due vincitori che sono anch’essi isolani saranno distaccati presso la sede centrale. Costoro nel frattempo stanno seguendo un corso per impadronirsi della materia, che è complessa, indispensabile per essere già efficienti al primo incarico ufficiale. Non dovendo rincorrere, come è accaduto in altri casi, a cercare di capire come funziona il complesso meccanismo che segue ogni processo penale. Le procedure, che sono ben delimitate e che non consentono errori. Soprattutto quando si tratta un processo con imputato detenuto.
A Ischia qualche problema si è manifestato in quest’ultimo anno proprio in questa direzione, provocando uno stato d’ansia tra i dipendenti, preoccupazioni e soprattutto rischiando di ulteriormente prolungare la detenzione o la libertà di un cittadino. Episodi gravi che comunque fortunatamente non hanno creato grossi contraccolpi. Ma restano comunque campanelli d’allarme.
CLASSE FORENSE DIVISA
In tutta questa situazione molto complessa, si innestano le diatribe tra gli avvocati che si confrontano a volte con toni accesi. Basti pensare che la vicenda legata al giudice Polcari è stata esaminata dal Consiglio superiore della magistratura, che poi aveva deciso per il trasferimento d’ufficio ad altra struttura giudiziaria. Anticipato con la richiesta dello stesso Polcari di poter continuare il proprio lavoro presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Nella delibera dell’autogoverno della magistratura vi sono testimonianze di un certo peso, ad iniziare dall’attuale presidente Elisabetta Garzo e da chi l’aveva preceduta in attesa che il Csm nominasse il nuovo responsabile, il presidente reggente Raffone.
Proprio quest’ultimo fece delle dichiarazioni molto significative descrivendo la situazione ischitana molto difficile e complessa, tanto da auspicare una chiusura in tempi rapidi elencando tutta una serie di disfunzioni legate soprattutto al contenzioso esistente tra gli stessi avvocati e per il numero di esposti che erano stati sottoscritti nei confronti di alcuni giudicanti. Tale da rendere la situazione difficoltosa, quasi a rendere impossibile la gestione complessiva dell’ufficio. Costretto a doversi confrontare più volte a settimana tra le problematiche sollevate dall’avvocatura e le sollecitazioni provenienti dai colleghi e da chi è responsabile del settore amministrativo.
Lo stesso presidente Garzo fece delle dichiarazioni riscontrando delle anomalie che non aveva mai affrontato prima, durante tutto l’arco della sua carriera. Ricordiamo che prima di essere presidente del tribunale di Napoli lo è stato, sin dal suo varo, del tribunale di Napoli Nord. In un ambiente e territorio complesso, dove fu costretta a dover organizzare qualcosa che prima era inesistente e dovendosi confrontare quotidianamente con una cronica carenza di personale giudicante e amministrativo. Per poi trasferirsi nel tribunale più importante della Campania e terzo in Italia. Ischia era comunque diventata una sorta di problema quotidiano, perché, diciamoci la verità, di giudici togati disposti a trasferirsi a Ischia non ce ne sono. E chi viene, a volte è costretto per tutta una serie di problematiche, anche personali.
L’ultima polemica nell’ambito dell’avvocatura si è scatenata per il Covid. Il continuo “ammalarsi” di qualche legale frequentatore dell’ufficio ha di fatto sempre provocato la chiusura per alcuni giorni per la sanificazione. Un intervento preventivo per combattere eventualmente la presenza di qualche virus malintenzionato. Seppure la stragrande maggioranza dei fruitori dei servizi giudiziari sono ben riparati con tanto di mascherina. Anche tra l’avvocatura vi è più di qualche no vax, che non credono che vi sia un virus che possa uccidere una persona o arrecare seri danni al sistema respiratorio. E alcuni di questi non vax, oltre a rifiutare categoricamente il vaccino, hanno il “giusto”, secondo loro, diritto di non mettersi la mascherina quando sono all’interno. E nascono discussioni su chi vuole proteggersi e chi crede che non esista nulla.
Un tribunale che avrebbe bisogno di una resettazione complessiva, sia per gli uffici ma anche per chi vi opera, per remare tutti nella stessa direzione, per salvaguardare un servizio di primaria importanza per il cittadino. Andando per ordine sparso e con costante conflittualità si rischia seriamente di non ottenere quantomeno una ulteriore proroga alla fine del 31 dicembre 2022.