Molti osservatori valutano il provvedimento del gip come non idoneo ad evitare un’eventuale reiterazione della medesima condotta. Probabilmente avrà pesato non poco il ruolo politico a livello regionale ricoperto dall’indagata. Forse per richiamare una maggiore attenzione dei mass media?
PAOLO MOSE’ | Era proprio necessario applicare la misura dell’obbligo di dimora nei confronti dell’avv. Maria Grazia Di Scala? Quali esigenze impellenti hanno costretto l’autorità giudiziaria ad usare un provvedimento che si è dimostrato dirompente per il consigliere regionale di Forza Italia, che si è ritrovato su tutti i siti con tanto di fotografia? Il gip ha spiegato che il provvedimento serve per evitare la reiterazione della medesima condotta. Quale? Quello di richiedere nel frattempo un’altra certificazione ritenuta non veritiera? Che potesse influenzare altri rappresentanti della Pubblica Amministrazione per i suoi interessi? Quali? Si fa riferimento ad una generica probabilità e lì si ferma il ragionamento del gip nella misura. Dimenticando che nel frattempo Maria Di Scala si è dimessa da consigliere comunale di Barano subito dopo l’elezione a rappresentante regionale. Non ha più un ruolo politico in questo comune, tant’è che ha trasferito il proprio domicilio dove di fatto stabilmente risiede, nel comune di Casamicciola. E’ anche vero che il gip ha applicato una misura diversa da quella richiesta originariamente dal pubblico ministero, ritenendo che quella degli arresti domiciliari fosse sproporzionata rispetto all’episodio che la vede coinvolta.
Cosa sarebbe successo se non fosse stata applicata nessuna misura nei confronti della Di Scala? Questa inchiesta non avrebbe certamente avuto il clamore che ha avuto a livello mediatico. Si sarebbe circoscritto solamente ad una scorretta gestione delle attività pubbliche da parte di dipendenti di un piccolo comune isolano. E sarebbe stato lo stesso se la Di Scala fosse stata colpita dal medesimo provvedimento, ma senza essere stata eletta in Consiglio regionale.
La misura applicata nei confronti di Maria Grazia Di Scala non convince
L’altro aspetto che balza agli occhi è l’episodio in sé e fa riferimento al 2013. Ben due anni fa. C’è una norma che è entrata in vigore con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale nel maggio del 2015, che modifica e disciplina l’applicazione di misure coercitive personali. Il legislatore ha stabilito che per applicarle è necessaria “l’attualità”. Significa che la consumazione del reato sia avvenuta in tempi ragionevolmente brevi e tali da bloccarne la consumazione. O il protrarsi. La Di Scala viene chiamata in causa per qualcosa che è avvenuto un bel po’ di tempo fa e da allora in poi nulla più è accaduto, né sono emerse altre vicende che la coinvolgessero. Era proprio impellente applicare questa misura molto, molto afflittiva? Tra l’altro bisogna ricordare, inoltre, che la stessa Di Scala, in presenza del suo difensore di fiducia avv. Luigi Tuccillo, è stata sentita dal pubblico ministero Giuseppina Loreto. Ha riferito e ricostruito analiticamente tutti i rapporti intercorsi con lo Stanziola, l’attività svolta in qualità di difensore dell’affittuario dell’hotel “Casa bianca”, di aver seguito il contenzioso dinanzi al giudice civile. Di non aver fatto altro che appieno il ruolo di avvocato. Spiegando ancora che il rapporto con lo Stanziola era puramente professionale da un lato e anche quale esponente politico di minoranza a Barano. Svolgendo un ruolo di controllo sul lavoro svolto dalla Giunta e dalla stessa maggioranza. Un interrogatorio che sembrava soddisfacente, ma che non ha smosso dalle posizioni il pubblico ministero, che non ha ritenuto, in quella fase, di modificare la richiesta. Eppure c’erano i presupposti, e come. Il risultato che oggi è dinanzi a tutti gli osservatori è che il consigliere regionale non può muoversi dal comune di Barano, dove tra l’altro si sono consumati tutti gli episodi contestati nella misura cautelare. Sembra un provvedimento che ha il sapore del controsenso. Sarebbe stato forse più logico emettere un provvedimento diverso, imponendo all’indagata il divieto di dimora nel comune di Barano. Questioni che molto probabilmente saranno sviscerate durante l’interrogatorio di garanzia e nella fase successiva dinanzi al tribunale del riesame. Sommessamente, ma con altrettanta convinzione, possiamo dire che in questo caso la misura non ci convince fino in fondo.
Si ma e certamente un ottima occasione per i contrari tirrare un po di fango. Come si dice in politica? “Non sprecare mai una crisi di un avversario politico”
Gli arresti domiciliari? Temo che la situazione di Maria Grazia Di Scala sia più pesante di quanto raccontino i fatti riportati dalla stampa.Sulla persecuzione a fini politici di famigerate toghe rosse ,FI ci ha costruito venti anni di carriera politica.E’ un disco rotto.Non ci crede più nessuno.Sono più propenso a credere che la situazione processuale sia più complicata di quanto uscito finora.
La signora Di Scala è solo una pedina dello studio capeggiato dall’avversario storico dell’attuale amministrazione del Comune di Barano. Hanno fatto negli anni ciò che volevano attraverso delle teste di legno che in cambio di cause gratis hanno fatto il lavoro sporco inguiando tanta povera gente. Sarebbe il caso che si passassero la mano sulla coscienza. Se i Pm andranno a fondo ne scopriranno di schifezze.
Lavori sporchi ne sono stati fatti da entrambi i lati.Dramma di un comune che vive fra l’odio storico di due famiglie e su questo è governato.Sarebbe ora di mandare al diavolo entrambi in esilio altrove, affinché Barano si muova dal suo sottosviluppo.
Secondo me c’è qualcosa sotto che ancora non è stato reso pubblico!
Questo è poco ma sicuro. Un pm non chiede gli arresti domiciliari per niente.
solo il PM è a conoscenza degli atti e dei fatti.Pertanto ci deve essere sicuramente qualcosa di grave rispetto a quanto sostiene il giornale isclano. Maria Di Scala stava molto meglio prima di fare il salto in Regione
Il giornale isclano, caro Trani, ha letto le accuse e per le quali la Di Scala si deve difendere. Se il PM ha altro, dovrà fare una nuova inchiesta. Questa, caro Trani, ormai è chiusa.
Qua i conti non tornano.E i magistrati non sono fessi.