martedì, Marzo 18, 2025

Oggi alle 11.00 l’autopsia di Sara Castigliola. Ieri c’è stato il conferimento dell’incarico ai consulenti scelti dal sostituto Capasso

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Paolo Mosè | Quest’oggi alle 11.00 è prevista l’autopsia sulla salma di Sara Castigliola. L’hanno confermato i quattro consulenti tecnici del pubblico ministero nel verbale di consulenza tecnica e di conferimento dell’incarico. Alcuni erano collegati in videoconferenza, come si rileva dallo stesso verbale per una serie di motivi collegati alla “benedetta” pandemia, che è diventata una consuetudine che ha coinvolto anche i difensori. inanzi al sostituto procuratore della Repubblica di Napoli Ciro Capasso sono comparsi i dottori Pasquale Giugliano, medico legale, e Carmela Buonomo, anatomopatologo, mentre gli altri due, prof. Andrea Arcangeli, anestesista-rianimatore, e prof. Domenico Arduini, ginecologo, erano collegati telematicamente. Mentre per Francesco Rando è stato presente il difensore di fiducia avv. Fabrizio Rondino, anche in sostituzione dell’avv. Massimo Stilla, il quale ha nominato quale consulente di parte il prof. Antonio Perna, anatomopatologo, il prof. Pietro Tarsitano, medico legale, e il dott. Riccardo Morgera, ginecologo; per Domenico Loffredo è stato presente l’avv. Francesco Benetello in sostituzione del difensore di fiducia, avv. Nicola Albano (che è diventato un esperto in reati che coinvolgono medici che si ritrovano coinvolti in vicende che causano la morte di un paziente o che subiscono gravi danni fisici), che non ha indicato alcun consulente di parte; per Mariantonia Galano sono stati presenti i difensori di fiducia, gli avvocati Antonio e Maria Antonietta De Girolamo, che hanno indicato quale consulente di parte il dott. Romolo Villani, anestesista rianimatore; per Silvia Galletti e Marcella Marino è stato presente l’avv. Vincenzo Propenso, in sostituzione del difensore di fiducia avv. Gianluca Mari, che ha nominato quali consulenti tecnici di parte il dott. Pierantonio Ricci, medico legale, il dott. Vincenzo Iorio, anatomopatologo, e il dott. Franco Carboni, ginecologo; per Roberto Buonanno è stato presente l’avvocato di fiducia Luigi Tuccillo, che ha indicato quale proprio consulente il prof. Francesco Diurno, anestesista rianimatore.

Anche i familiari più stretti di Sara saranno rappresentati da un proprio difensore, l’avv. Giuseppe Poli, e da propri consulenti, che sono i dottori Antonio Dettorre e Giuseppe Bernardi.

I QUESITI DEL PM

Sono complessi i quesiti posti ai propri esperti dal pubblico ministero e non poteva essere diversamente. Proprio per la complessità di questa brutta storia e per ciò che è accaduto in sala operatoria il 30 ottobre scorso, che nel volgere di qualche ora ha portato alla morte della trentaduenne Sara. Il pubblico ministero Capasso chiede di fronte ad ogni quesito una risposta chiara ed inequivocabile.

Per delineare in modo esaustivo, eventualmente, responsabilità, ma anche per escludere alcuni degli attuali indagati su ciò che è accaduto all’interno del nosocomio di Lacco Ameno. Nella prima “domanda” l’accusa chiede: «Esaminate le spoglie mortali di Castigliola Sara deceduta in data 30 ottobre 2021 presso l’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno, e compiuti gli accertamenti necroscopici del caso, nonché gli accertamenti e le indagini complementari ritenute necessarie, dicano i consulenti tecnici del pubblico ministero quali sono le cause, le modalità e l’epoca del decesso della persona suddetta».

Una prima verifica generale per entrare poi nello specifico: «Dicano, inoltre, se nel determinatismo causale siano intervenuti elementi di imperizia, imprudenza, negligenza nelle condotte dei sanitari – nello specifico ambito di intervento sanitario, nonché in ambito medico-legale e negli altri ambiti di afferenza dell’intervento terapeutico realizzato – che ebbero in cura la Castigliola analizzando il decorso patologico, la sintomatologia, le diagnosi riscontrate e le terapie praticate».

Dovendo accertare altresì i consulenti se nel caso specifico la paziente soffrisse anche di altre patologie, per avere un quadro ben più chiaro della situazione e procedere consequenzialmente: «Riferiscano su eventuali patologie preesistenti o concomitanti da cui era affetta la parte offesa, anche con riguardo a possibili problemi di coagulazione del sangue, le ragioni del ricovero presso il pronto soccorso del nosocomio ischitano, le condizioni in cui versava al momento del ricovero, quelle nel momento dell’accesso alla sala operatoria per il primo intervento chirurgico, la successiva evoluzione dell’operazione chirurgica, le complicanze eventuali e tutte le circostanze che determinarono il secondo intervento chirurgico. Si accerti la correttezza di entrambi gli interventi chirurgici sotto il profilo del rispetto delle linee guida in ambito ginecologico e delle buone pratiche clinico-assistenziali».

CORRETTA INFORMAZIONE

Il pubblico ministero Capasso chiede al proprio consulente anestesista-rianimatore di verificare anche il ruolo dei suoi colleghi del “Rizzoli” che sono chiamati a difendersi: «Sotto il versante anestesiologico, si accerti il rispetto delle linee guida e delle buone pratiche clinico-assistenziali relativamente ad entrambi gli interventi chirurgici».

Ma si chiede anche se i medici in questa occasione hanno avuto un corretto rapporto con il proprio paziente, relativamente ad informarlo di quanto stava accadendo in relazione agli interventi posti in essere. Questo aspetto riguarda esplicitamente il quinto quesito: «Riferiscano i consulenti tecnici del pubblico ministero, in ordine al rispetto, da parte dei medici, del dovere di informazione e della corretta acquisizione del consenso del trattamento terapeutico fornito dalla paziente».

Per la verità, quest’ultimo quesito non è che si pratichi molto negli ospedali pubblici. C’è una involuzione molto frenetica di ciò che accade nei reparti, che a volte si dà una informazione assai veloce che perlopiù viene sviscerata ai familiari. Ma oggi, con la pandemia, da qualche anno a questa parte tutto diventa più ovattato negli ambiti ospedalieri per l’assenza dei familiari, a cui è impedito l’ingresso per evitare contagi. E in qualche caso – e non sempre – questa situazione emergenziale fa comodo ad alcuni responsabili di reparto, e non siamo noi a dirlo, ma sono gli stessi medici che lo riferiscono.

L’ultimo quesito posto dal pubblico ministero è più generico. Dando la possibilità ai suoi esperti di poter svolgere altri accertamenti non contemplati nelle altre richieste di delucidazioni: «Riferiscano quanto altro utile ai fini delle indagini».

Il pubblico ministero ha autorizzato i consulenti a poter estrarre copia delle indagini che sono state eseguite finora dalla polizia giudiziaria e di potersi avvalere anche di collaboratori.

Questa mattina saranno molti i medici che saranno presenti all’autopsia. Ognuno di essi potrà verificare con i propri occhi cosa è accaduto all’interno di questo corpo ormai inerme e verificare con dati di fatto quali possono essere state le cause che hanno portato ad una morte veloce e traumatica.

L’INCHIESTA DELL’ASL

Come annunciato nella immediatezza del gravissimo decesso di una donna ancora giovane che con la propria morte ha consentito anche che la figlia che aveva in grembo nascesse, ma dovrà vivere senza mai pronunciare più la parola mamma. L’Asl Napoli 2 Nord si è detta costernata di quanto è accaduto nell’ospedale isolano “Anna Rizzoli”.

E dopo aver emanato un comunicato stampa ha espresso le proprie condoglianze alla famiglia di Sara e al tempo stesso ha preannunciato l’istituzione di una commissione d’inchiesta per verificare – eventualmente – responsabilità a carico di appartenenti alla struttura sanitaria. Si presume che se dovesse emergere qualche negligenza, ritardo o errata diagnosi, dovrebbero essere emessi provvedimenti di natura prettamente disciplinare. Sarebbe auspicabile (soprattutto per la famiglia di Sara) che venisse fatto conoscere l’andamento degli accertamenti che la commissione a quanto pare ha iniziato a verificare ascoltando coloro che erano nel reparto o presenti all’interno della sala operatoria. Non vorremmo che questa inchiesta rimanesse ovattata negli ambiti degli uffici amministrativi e non venissero divulgate le risultanze della decisione che prenderanno in tempi rapidi i membri della commissione d’inchiesta voluta dal direttore generale D’Amore.

Con una necessaria attenzione, dato che non è la prima volta che nell’ospedale di Lacco Ameno si sono verificati episodi che hanno lasciato il segno su alcuni pazienti. Alcuni sono deceduti, altri ne risentono ancora le conseguenze fisiche. E sarebbe, a questo punto, opportuno che vi fosse una maggiore attenzione nella gestione e nella scelta dei responsabili dei vari reparti da parte del direttore generale. Cercando di escludere soprattutto la politica, che ha una costante presenza nelle strutture sanitarie ovunque sul territorio e che fa pesare anche le scelte su chi dovrà assumere la responsabilità di un reparto o di chi ha una strada più lastricata per avere più visibilità e attenzione dell’opinione pubblica. Sarebbe opportuno che il direttore generale allargasse il campo della “ispezione” e verifica in taluni rapporti che esistono tra alcuni medici e attività private. Sulla presenza occulta in attività anche commerciali che è sulla bocca di tutti. Uno spunto per riaffermare che l’ospedale “Rizzoli” ha 50 posti disponibili e per la sua conformazione dovrebbe essere un gioiello per la stessa Asl Napoli 2 Nord e per il suo direttore generale. Invece si porta appresso una nomea che non è gratificante, basti parlare con chiunque dei residenti per farsi un giudizio ben preciso. Ricordarsi del “Rizzoli” solo in momenti come questo non è giusto e non fa il bene della sanità pubblica. Dice un vecchio proverbio: “meglio prevenire che curare”.

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  • Articolo realizzato dalla Redazione Web de Il Dispari Quotidiano. La redazione si occupa dell'analisi e della pubblicazione fedele degli atti e dei documenti ufficiali, garantendo un'informazione precisa, imparziale e trasparente. Ogni contenuto viene riportato senza interpretazioni o valutazioni personali, nel rispetto dell’integrità delle fonti e della veridicità dei fatti.

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1 COMMENT

  1. Eliminare dall’Ospedale Rizzoli, tutti i medici che non hanno ” esperienze” alle spalle, ovvero farli lavorare al fianco di primari degni di tale Nome. e non arrivisti raccomandati e spesso con lauree comprate al miglior offerente. Come si evince dall’articolo, non è la prima volta che succede, tra Motri, o nati con problemi seri che si porteranno per tutta la vita. Ricordo la stessa solfa per ex Sangiovan giuseppe a Ischia ponte, un presidio da chiudere all’istante. Ma mi pongo una domanda: il controllore dove controlla? Buona giornata a tutti

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