martedì, Febbraio 25, 2025

Oggi è San Leonardo: per non dimenticare. Liberò Procida dal colera

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Leo Pugliese | Con il triduo di preghiere e ringraziamenti – iniziati ieri l’altro, si festeggia oggi, San Leonardo.
Sull’isola di Arturo, la devozione al santo è molto forte e ben radicata.
La chiesa intorno alla quale poi gira tutta la grancia è da sempre meta di pellegrini e visitatori.
Una devozione che si estende anche oltre oceano.
Non sono pochi i procidani che dalla “Grande Mela” o da altre capitali del mondo ricordano e vivono la tradizionale festa del 6 novembre. Il culto a san Leonardo crebbe, per sua intercessione, l’isola fu liberata da una devastante epidemia.

“Era l’anno 1854, quando Dio sdegnato per le nostre scelleratezze, abbandonò la clemenza e diede mano al rigore. Così il flagello del colera entrò in Procida e cominciò ad imperversare più di ogni altro luogo dei dintorni. Allora l’aspetto bello e ridente dell’isola si mutò in un pieno di squallore. La morte si presentava implacabilmente dovunque: non era caduto ancora vittima del suo furore un uomo e già ne colpiva un altro. La madre spirava sul figlio, cadeva l’amico sull’amico, il sano sull’infermo. Per le strade, dalle finestre si ascoltava un piangere che trafiggeva il cuore. Il lugubre suono delle campane, l’amministrazione continua dei sacramenti, i morti, i funerali creavano terrore e desolazione.
I santi e Maria SS., esposti nella chiesa di San Leonardo non prestavano più ascolto alle lacrime dolorose e supplicanti dei Procidani. In questo frangente, un gruppo di pie donne, il 18 Agosto, corrono nella chiesa e con una fede che non conosceva rispetto umano, escono dalla sua nicchia S. Leonardo e lo espongono alla pubblica venerazione e con dolorose grida lo pregano, lo sollecitano, lo scongiurano a gloria del suo nome ad intercedere presso Maria SS. affinché Dio fermasse il braccio sdegnato e liberasse i suoi devoti dal triste castigo.

Poi, piene di fiducia, ritornarono alle loro case. Intanto la loro preghiera ascese fino al cielo e l’ora del prodigio all’alba del 20 agosto.
Mentre il quel giorno festivo il popolo ascoltava la S. Messa e nuove preghiere indirizzava al cielo, si udì un grido di gioia. Tutti avevano gli occhi fissi al volto di rosa di S. Leonardo che irraggiava l’insolita luce e col braccio alzato al cielo pareva che animasse tutti alla gioia ed alla speranza. Il popolo fu certo, davanti a quella visione, di aver ottenuta la grazia ed infatti il colera cessò”.
LA STORIA
Sull’esempio dei pescatori di Chiaia, prima del 1600, a Procida fu eretta una piccola cappella dedicata a san Leonardo, allocata dove ora c’è la farmacia. Anche a Procida nel nome di san Leonardo venivano raccolte somme di danaro per essere poi utilizzate per riscattare i marinai ed i procidani fatti prigionieri e ridotti in schiavitù da parte della pirateria nordafricana.
L’ultima liberazione di un procidano ridotto allo stato di schiavitù avvenne intorno al 1850, come fa fede la catena ex-voto di argento della statua. Agli inizi del XVIII secolo, la piccola cappella fu dimessa: il locale fu soppalcato; la parte sottostante divenne un magazzino, mentre la parte sovrastante fu utilizzata quale sacrestia dell’iniziale chiesa, sopraelevata rispetto al livello stradale, a cui si accede per mezzo di una gradinata. Dopo lunghe vicissitudini, nel 1742, la chiesa di San Leonardo divenne grancia o chiesa succursale dell’abbazia.
I diversi interventi nel tempo la trasformarono in una chiesa a croce latina con un presbiterio articolato su un’abside centrale coperta a semicupola e due laterali di minori dimensioni ma dalle stesse caratteristiche. Il tutto sostiene una cupola di stile neogotico. Una lunga volta a botte copre la chiesa. Gli interni sono finemente decorati con stucchi ed ori. Inizialmente aveva quattro nicchie incastrate nelle mura e cinque altari, oltre all’altare maggiore.

Più documentati, invece, risultano gli interventi ottocenteschi che, in seguito alla cessata epidemia di colera (miracolo di san Leonardo, 1854), raddoppiarono l’invaso settecentesco configurando l’attuale pianta a croce latina, l’innesto dell’elegante cupola ogivale, la decorazione dell’interno e la realizzazione della nuova sacrestia. Nel 1882 fu realizzato dal collettore don Antonio Massa, in marmo di Carrara, l’altare maggiore e la balaustra; nel 1886, invece, fu rifatta la facciata, decorata ai lati da lesene corinzie sormontate da un frontone triangolare. Al 1889 risale il campanile in tufo a vista e a pianta ottagonale, articolato sulla sacrestia. Infine, soltanto molti anni dopo (anni ’40) fu aggiunta la cappella della Madonna del Rosario (o di Pompei).
Nella chiesa erano posti anche due pulpiti: il maggiore di marmo, ancora esistente, ed uno più piccolo in legno. Nel 1925 la chiesa di San Leonardo divenne parrocchia. Ad opera del parroco don Francesco Costagliola, intorno al 1940, la chiesa subì un nuovo ampliamento con la costruzione di una cappella dedicata al culto della Madonna di Pompei.

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