Non chiedetemi perché, ma anch’io sono tra quelli che non stanno seguendo in alcun modo le Olimpiadi in corso e non certo per motivazioni politiche o di ostilità atavica verso la Francia. L’impressione è quella che dopo il Covid ogni appuntamento sportivo importante e normalmente catalizzatore di ottimi ascolti contenga qualche elemento repellente per molti di noi. E’ successo con gli ultimi mondiali di calcio, ma anche con gli europei e con altre competizioni internazionali di altre discipline sportive. E con tutta probabilità, le motivazioni coincidono con quelle legate alla premessa di questo editoriale.
Senza dubbio l’episodio del ritiro della pugile Angela Carini durante lo scontro impari con Imane Khelif ha fatto storcere il muso a tutti, ma Vi confesso che a me ha dato molto più fastidio il fatto che lei non si sia ritirata dalla competizione (magari insieme alla delegazione olimpica della boxe italiana) prim’ancora di salire sul ring contro l’algerina. E peggio ancora, mi ha letteralmente disgustato la telecronaca contro di lei del brevissimo match, ad opera di Davide Novelli e Francesco Damiani sulla Rai, con quest’ultimo ex pugile e ben lungi dall’accennare seppur minimamente alla chiara disparità di forze tra le due atlete, intento com’era, insieme al collega, ad improvvisarsi novello fan di chissà quale concetto di equità woke condannando il comportamento della Carini.
Non che l’Italia stia facendo un particolare figurone nelle varie competizioni rispetto a quanto accade di solito, ma ritengo che neppure questo possa essere considerato determinante nel ragionamento che sto ponendo alla Vostra attenzione. E allora, cosa c’è che non va in tutto questo fenomeno di disamore verso lo sport olimpico dei nostri giorni?
Io credo semplicemente che tutto possa essere ricondotto alla continua esasperazione che per colpa del momento critico vissuto qua e là per l’Europa e nel mondo intero condisce la quotidianità di tutti noi, chi per un verso e chi per l’altro. La perdita della bussola da parte di chi dovrebbe guidarci con esempi e azioni concrete ad ogni livello, poi, ci sta portando a disinteressarci progressivamente di tutto quanto non rappresenti qualcosa di essenziale e utile alla nostra personalissima quotidianità. Ed ecco che l’egoismo, ancora una volta, la fa da padrone e vince sulla socialità, sui diversivi e sulla leggerezza, che nella vita e con le giuste proporzioni non dovrebbero mai mancare.
Magari, poi, quando il 18 agosto riprenderà il massimo campionato dello sport nazionale, tutto sembrerà tornare in ordine all’insegna dello “scurdammece ‘o passato” in nome del pallone-re. Ma in ogni caso, il problema di fondo resta tutto!