Andrea Esposito | Non vi è alcun dubbio che Forio sta vivendo, negli ultimi mesi dopo l’insediamento della nuova amministrazione guidata da Stani Verde, un cambio di marcia che è nelle cose, visibile. Non è un elogio tout-court, è semplicemente un dato di fatto – criticabile, perfettibile quanto si vuole – ma è un dato di fatto. Non sarò certo io a fare qui la sviolinata con l’elenco della spesa delle “tantebellecosefatte”, in primis perché non mi compete, non ho e non chiedo alcun ruolo in questo senso, ed in secundis perché il nostro primo cittadino – credo, stupendo molti, che ne avevano pronosticato una immediata deriva alle prime tempeste – sta dimostrando di non averne assolutamente bisogno, né di difensori d’ufficio e neppure di tutori con maggiore esperienza, fermo il massimo rispetto per tutti come si conviene e si dice in questi casi.
Dunque io l’accento lo pongo su altro, tema generale che tocca l’intera isola e sul quale si è tanto dibattuto nelle ultime settimane dell’anno appena concluso: il Natale foriano, davvero straordinario e senza precedenti (lo dico con cognizione di causa avendone organizzati un bel po’), ha aperto un vaso di pandora e il grande merito della giunta foriana non è (e certamente non poteva essere, visto che si è posta semplicemente la prima pietra in tal senso) “riempire gli alberghi di migliaia di turisti” con un colpo di bacchetta magica. Si è iniziato un percorso, lungo e difficile, ma soprattutto – e in cio’ nasce il mio plauso – si è portata la riflessione, il dibattito e le eventuali strategie sull’ormai ossessionante tema del “turismo fuori dalla stagggione” dal campo della pura teoria a quello della pratica e della concreta realizzazione. Ripeto per chi non vuol capire, perché in malafede: non sto dicendo che è tutto oro ciò che luccica, non sono cieco e neppure un capo-ultras. Sto dicendo che a provare ad invertire questa rotta, nonostante svariate centinaia di convegni, tavole rotonde, eventi programmatici e carrettate di buoni propositi di coordinarsi e unire ottimizzando le energie tra comuni, …non ci si era mai provato nessuno. E qualcuno invece, prima o poi, doveva ben cominciare.
Non dico a centrare l’obiettivo al primo colpo ma quantomeno, come detto sopra, a porre il dibattito al di fuori della pura speculazione opportunistica e portarlo nell’ambito della sfida da realizzare e/o iniziarla a realizzare. Questo è un merito che, mi si smentisca se si vuole, dobbiamo necessariamente riconoscere agli amministratori foriani: una vittoria ai punti, per ora, aspettando di vedere cosa ci riserva il futuro.
Se il percorso di destagionalizzazione turistica andrà avanti, migliorando di anno in anno (1. tavolo di concertazione permanente della P.A. con imprenditori, albergatori, commercianti, 2. porre in essere le migliori condizioni di sostegno e miglioramento del welfare durante il lungo letargo invernale e sempre in generale, 3. consentire quantomeno alle strutture che ne hanno la forza economica, di restare sempre aperti o aperti il più a lungo possibile, 4. Mantenere quindi le sinergie con le agenzie nazionali ed estere che operano sul nostro territorio, mettendole in condizione di accettare prenotazioni nei mesi bassi). Quindi qualcosa si è mosso, qualcosa è partito, la sensazione generale e’ quella di una meravigliosa locomotiva d’epoca, coperta di polvere e ragnatele, che ripulita a dovere sta cominciando lentamente a rimacinare con gli ingranaggi. Certo, c’è da calibrare al meglio gli obiettivi.
Magari smussando gli angoli e centrando meglio alcune peculiarità del nostro territorio (“Portoni Aperti” invece del mercatino di Natale), eliminando altri appuntamenti magari banalizzati dalla loro presenza già inflazionata sulla terraferma (via pizze pizzette e zeppolelle e imponiamo anche durante i mesi invernali eventi legati alla nostra enogastronomia tipica, come “andar per cantine” e simili).
Non posso sottacere inoltre di aver accolto con immensa gioia e soddisfazione – perché mi tocca personalmente – la (ri)nascita di un embrione di attività culturale ed eventi ad essa collegati, direttamente patrocinati ed organizzati dall’Ente Comunale. Non nascondiamoci: l’agonia era assoluta e totale, il sonno profondo, l’oblio intorno a questa tipologia di eventi (che invece nella stagione invernale ed a Natale devono essere valorizzati al massimo, ancor più che in estate) accompagnava con se nel dimenticatoio nomi illustri di tanti artisti del nostro paese, anche recentemente scomparsi. Michele Calise, Davide Laezza, e gli altri amministratori, stanno dimostrando di saper e poter coniugare al meglio l’impegno a valorizzare l’immenso patrimonio culturale di Forio con i momenti più leggeri.
Ripeto: anche qui siamo ai vagiti, è un seme piantato tutto da far germogliare, ma anche qui il nostro primo cittadino era stato ingenerosamente bollato come quello che della cultura se ne sarebbe “fregato” e anche qui ha smentito in poche settimana il mantra che lo voleva tutto fumo e niente arrosto con alcune iniziative di recupero e valorizzazione alle quali certamente bisogna dar seguito. Non credo di essere poco obiettivo, quando dico che – il tutto riassumendo – Stani Verde e la sua squadra hanno “costretto” (nel senso più positivo e proficuo del termine) l’intera isola, come collettività socio-imprenditoriale e naturalmente come realtà amministrative, ancora ahimè sei diverse, a fare i conti con questi temi e “darsi una mossa” non per il futuro remoto, ma per quello prossimo e per il presente.
I cartelloni degli eventi natalizi, quanto meno per ciò che concerne i due comuni più grandi, hanno rappresentato un impegno e un desiderio non più procrastinabili, quello di essere presenti – come Isola, non certo come Forio o come Ischia Porto – quando presenti non lo si era: nei luoghi e nel tempo in cui si scompariva, oggi Forio fa da traino ad un orizzonte nuovo, con tutti i suoi limiti e con i limiti che un territorio devastato, martoriato e disorganizzato ahimè ci impone. Si dice, non a torto, che questi “buoni propositi” potrebbero rimanere “voli pindarici” (…nel senso che invece di arrivare al Sole ci si rimane scottati) per le carenze ormai croniche e cronicizzate di cui soffre la nostra isola in tutt’altri settori, che non siano i grandi eventi: i collegamenti marittimi prima di ogni altro devono essere potenziati per rendere fruibile la nostra isola al turismo destagionalizzato, e poi le strade dissestate da mettere a posto a centinaia, i trasporti terrestri al lumicino da rafforzare, servizi e welfare in genere pericolosamente deficitari per non dire a grandi tratti assenti che rischiano di mettere in serio pericolo residenti ed ospiti.
Tutto vero, tutto giusto e se si vuole proseguire sulla strada lanciata da Forio, con questi deficit bisogna farci subito i conti. Eppure la mia domanda resta la stessa dell’inizio di questo pezzo di fondo: abbiamo forse un’altra scelta? Quale sarebbe l’alternativa? Non fare nulla, chiudersi in casa in attesa che le ditte tappano il fosso e avvitano la lampadina? Siamo Forio, siamo isola d’Ischia, mi sembra del tutto evidente che questo non si può fare.
La via è una ed è obbligata, è stata tracciata finanche troppo tardi, e di questo – sparate pure addosso a questi ragazzi quanto volete – la nuova giunta foriana non ha alcuna colpa, anzi – ripeto – anzi! L’amministrazione del nostro paese si è fatta capofila nel prosi il problema di tornare protagonisti del nostro futuro economico e turistico, passando – come abbiamo detto – dalle parole ed i buoni auspici ai primi, primissimi fatti. Non è poco e soprattutto non va a beneficio della sola Forio ma dell’intera isola, riaprendo l’ormai annoso interrogativo sull’opportunità o meno del Comune Unico ma non solo. E proprio sull’indubbio beneficio per tutta l’isola che un cambio di marcia, richiesto prepotentemente da Forio, nella destagionalizzazione del turismo (reale, concreta, crescente negli anni come è stato per altre realtà a noi vicine nell’ultimo decennio, vedi Salerno) pongo gli ultimi due accenti: 1) nessuno possiede la bacchetta magica, meno che mai una amministrazione insediatasi da una manciata di settimane, meno che mai dopo che il nostro tessuto sociale ha sedimentato, sicuramente a causa di una pessima gestione della cosapubblica, le criticità e le cronicità sopra elencate di cui soffre il territorio.
Ma è anche vero che per risolvere le stesse non ci aiuta il qualunquismo. venendo al nocciolo e tanto per fare un esempio: non ha alcun senso dibattere ed accapigliarsi se sia più urgente il cartellone dei concerti natalizi o aggiustare il marciapiede, non c’è una scelta obbligatoria tra mettere la luce nel vicolo buio o montare la pista di ghiaccio, vanno fatte entrambe ed hanno la stessa importanza. Non ha alcun senso ed è il più triste benaltrismo dire che per gli eventi natalizi si è speso troppo, come se quei soldi li si poteva mettere in grossi sacchi e lasciarli fuori alle porte dei poverelli. No, non è così: gli eventi (non quelli di Forio, quelli di qualsiasi Comune) sono sempre finanziati per la loro quasi totalità dagli enti pubblici superiori, e spesso e volentieri accedendo a fondi della CE, che mettono a disposizione queste risorse vincolandole, ovviamente, all’organizzazione e alla promozione turistica di località come la nostra.
Le casse dei comuni, di tutti i comuni, sono così vuote che puoi farci tutte le variazioni di bilancio che vuoi: se non sei rapido e bravo ad accedere a queste risorse, gli eventi natalizi (o qualsiasi altro evento degno di questo nome) non li fai. Questi contributi, questi stanziamenti, sono appunto vincolati al loro oggetto, non si possono utilizzare per altro, meno che mai per generiche opere di carità. C’è bisogno di entrambe: del sostegno al tessuto sociale e della promozione territoriale, del concerto di Clementino e dei lavori di messa in sicurezza della litoranea. Mettere le due cose su i due piatti della bilancia, come se fossero in contraddizione tra loro, significa avere una visione (per quanto si voglia far sembrare il contrario) che non arriva neppure a Cavallaro. Ero presente a quasi tutti gli interventi del nuovo sindaco di Forio nei quali si è rivolto alla cittadinanza, durante le festività, e sono stato testimone oculare di come – come attenzione maniacale oserei dire ossessiva – ha sempre sottolineato che ciò che di così grande e bello si andava realizzando per il Natale, dagli eventi ai passaggi promozionali e di cronaca sui grandi media nazionali pubblici e privati, era a beneficio dell’intera isola, della sua visibilità e del suo prestigio. Nell’unico passaggio nel quale si è concesso uno slancio emozionale, parlando di ORGOGLIO FORIANO, ha dovuto precisare, correggere il tiro, evitare fraintendimenti, quasi che essere “orgogliosi di essere foriani” sia un qualcosa di cui ci dobbiamo vergognare.
Anche qui, un fiume putrescente di benaltrismo e qualunquismo vorrebbe farci credere che parlare di fierezza del nostro Paese, rivendicare una volta tanto, vivaddio!, un primato per la nostra piccola comunità, sia – magari – un peccato di lesa maestà.
Al netto dei noiosissimi haters, del tutto inutili, che gettando la cacca controvento nel ventilatore, soddisfano i loro complessi di inferiorità giocando a chi-cojo-cojo (che noia, che barba! diceva Sandra Mondaini), dobbiamo ribadire con forza che la visibilità per l’intera isola, la sua promozione, il suo lustro…possono (anzi devono) tranquillamente coesistere con l’orgoglio per il proprio paese natale, quando esso si fa traino e capofila di un progetto (vedremo quanto tanto o poco concretizzato) di modernità.
Non c’è antitesi neppure in questo, non fatevi fregare da chi vuole farvelo credere. Da chi preferisce (e ci crediamo!) una Forio un po’ caricatura e un po’ grezzona, bella si da togliere il fiato ma non sia mai che si vada “oltre il tramonto”, una Forio fascinosa ma un po’ cialtrona insomma. E invece ben venga l’orgoglio foriano! Quando è stimolo, carburante sano, e slancio per migliorare il proprio contesto sociale, culturale e di vita. Nessuno ce ne voglia e a nessuno togliamo qualcosa, se oggi siamo più orgogliosi di ieri della nostra Forio.