Prosegue il braccio di ferro sull’Osservatorio Vesuviano. Il Tar Campania accoglie il ricorso del direttore Giuseppe De Natale. Il tribunale amministrativo ha recepito l’istanza presentata dal legale patrocinante del Fisico,Orazio Abbamonte, annullando le procedure di Commissariamento e la rimozione dal suo ruolo del De Natale. L’INGV nonostante la pronuncia del tribunale non ha ancora recepito i dettami contenuti nel dispositivo. Di fatto ci sono ora un direttore effettivo la cui carica è valida ed un commissario il dottor Marcello Martini. Un pericoloso equivoco che potrebbe riservare ancora strascichi.
Cosi ha commentato l’attuale fase di stallo Giuseppe De Natale:
“Ora che il TAR ha chiarito, oltre ogni mia aspettativa trattandosi di un Tribunale Amministrativo, l’assoluta infondatezza delle vergognose accuse a mio carico contenute nella delibera di commissariamento dell’Osservatorio Vesuviano, devo ovviamente ringraziare per questo la grande professionalità del mio Avvocato, il Prof. Orazio Abbamonte, posso cominciare a chiarire anch’io meglio i contorni di questa sconcertante vicenda. Non entrerò per ora nel dettaglio dei moventi e responsabilità, perché questi andranno chiariti nelle sedi opportune alle quali di volta in volta mi appellerò perché sia fatta piena luce su questa vicenda, e perché siano pienamente riabilitate la mia immagine e la mia onorabilità oltre ogni ragionevole dubbio”- rileva De Natale-” Posso farlo, e lo farò fino in fondo, perché non ho il minimo scheletro nell’armadio né devo difendere alcun interesse inconfessabile. Devo premettere che l’Istituto non ha ancora ottemperato all’ordinanza del TAR, anzi l’ex ‘commissario’ ha ribadito ieri che finché il CdA non revocherà il suo mandato lui si sente ancora in carica: non ha quindi ancora compreso che il TAR ha sospeso l’efficacia di delibera e decreto in base al quale era stato nominato, quindi è già decaduto”.
Per il fisico Napoletano si pone ora una importante questione pratica, di gestione che l’attuale fase di tensione tra le parti conduce verso una pericolosa deriva. Di fatto siamo in uno stato di non governo: ” Questo pone l’Osservatorio Vesuviano in una posizione critica, perché, mancando una presa d’atto dei vertici INGV che potrebbe sostanziarsi in una semplice comunicazione a me ed all’ex-commissario, l’Osservatorio Vesuviano è oggi senza guida, e tutti gli atti dell’ex-commissario dal 24/3 in poi sono invalidi.
Indipendentemente da quanto durerà questa situazione di ‘non governo’, che ovviamente se non terminerà entro pochi giorni avrà ulteriori strascici giudiziari, essa porta naturalmente ad alcune considerazioni di carattere politico, ma soprattutto pratico”.
Infine sottolinea De Natale: “Quanto è accaduto in questo mese, certamente paradossale, è potuto accadere perché l’Osservatorio Vesuviano è oggi una sezione dell’INGV, ed ha quindi un’autonomia molto limitata. Fino al 2000, l’Osservatorio Vesuviano, uno dei più bei ‘primati’, questa volta ‘Mondiale’, del Regno Duosiciliano, fondato nel 1841, era un Ente autonomo, del comparto Università, ed un episodio come questo non sarebbe potuto accadere. Nel 1999 io e pochi altri Colleghi ci battemmo contro l’accorpamento nell’INGV alle condizioni disastrose imposte dalla nuova legge: si trattava di entrare, noi comparto Università, in un Ente che faceva parte del comparto Ricerca, con ruoli e livelli di inquadramento molto diversi. Ci vollero nove anni perché si provvedesse all’equiparazione dei livelli dei tecnici e degli amministrativi a quelli del nuovo comparto, mentre il personale di Ricerca venne ‘congelato’ in ruoli ad esaurimento, senza più prospettive di carriera interna. Ma, soprattutto, perdemmo l’autonomia; a stento riuscimmo, dopo aspre battaglie condotte da pochi di noi, a conservare il nome, glorioso e ricco di Storia: Osservatorio Vesuviano. Poi ci fu un progressivo declino: da 135 effettivi tutti a tempo indeterminato, l’Osservatorio passò ai 108 effettivi di oggi, di cui però 11 sono a tempo determinato. Questo accadeva mentre l’INGV vedeva più che raddoppiare il suo organico, e tutte le altre sezioni aumentavano quindi considerevolmente in effettivi. Intanto, il nostro compito Istituzionale di monitoraggio e sorveglianza delle aree vulcaniche Campane si faceva progressivamente più oneroso e più rilevante, man mano che si delineava meglio la portata sociale, economica e politica del rischio vulcanico in Campania”.
Siamo dunque innanzi ad una situazione che si colloca oltre i confini Vesuviani:
“Ora, quest’assurda vicenda pone in evidenza, una volta di più, il vero nodo da sciogliere, che vede l’Osservatorio Vesuviano al centro di un problema immenso, di dimensioni nazionali, europee e direi mondiali: la gestione del rischio vulcanico dell’area Napoletana. Per chi come me ha ben chiaro il problema, ed ha cercato con ogni mezzo a disposizione, in meno di tre anni, di colmare vertiginose lacune per rendere l’Osservatorio Vesuviano quanto più adatto possibile a svolgere efficacemente il suo compito centrale per la salvaguardia del territorio e della popolazione, risulta evidente che le condizioni al contorno devono cambiare radicalmente. Delle due l’una: o l’Osservatorio Vesuviano riacquista la sua piena autonomia, ed il suo legame imprescindibile con il territorio sotto il suo controllo, oppure l’INGV sposta decisamente il suo baricentro verso il problema vulcanico, ed in particolare verso la mitigazione dell’enorme rischio vulcanico dell’area napoletana. Se la Politica locale e regionale capirà l’importanza della posta in gioco, se riuscirà a far comprendere alla Politica nazionale l’enorme potenziale, in positivo o in negativo a seconda dell’efficacia con cui si opererà, della gestione del rischio vulcanico nelle nostre aree, allora si potranno aprire enormi prospettive di sviluppo per il nostro territorio e per l’intero Paese. Questa vicenda, una volta di più ma oggi con urgenza impellente, dimostra che è necessario un cambiamento drastico nella visione Politica e strategica dei compiti e dell’assetto dell’Osservatorio Vesuviano, e quindi dell’intero INGV. L’Osservatorio Vesuviano è patrimonio inalienabile del territorio e della popolazione Napoletani, e non può svolgere il suo altissimo compito senza una reale autonomia, soggetto com’è ora ad una governance lontana ed aliena dalle sue problematiche e dal suo territorio.”
Come abbiamo già avuto modo di scrivere una situazione intricata, nonostante il TAR, ben lungi dal concludersi e che di certo riserverà ancora molti colpi di scena