Gaetano Di Meglio | La vicenda del Parcheggio Siena ad Ischia Ponte non è per nulla sospesa. Chi vede nella data del 6 dicembre il prossimo step sbaglia di grosso e compie un errore elementare nell’interpretazione della sentenza, del processo amministrativo e di quello che consente la legge.
Venendo subito alla sostanza dei fatti, non c’è nessun 6 dicembre da attendere: quello imposto dal Tribunale Amministrativo del TAR è solo la fissazione dell’udienza nel merito circa l’efficacia dell’ordinanza di demolizione e, rispetto alla quale, la metà delle cose sono già intuibili. Riconosciuta la fondatezza, almeno formale, e la preminenza degli interessi di Santaroni è molto probabile che il merito sia solo la seconda parte di una storia già scritta.
Ancora oggi, tuttavia, con una sentenza che consente di festeggiare ad entrambe le parti, c’è la possibilità di liberare l’ingresso di Ischia Ponte da un cantiere sospeso, c’è la possibilità di dotare l’isola di due infrastrutture importanti e di chiudere la partita con tutti sul carro del vincitore. Tuttavia, bisogna comprendere che ora e solo ora è il tempo.
Gigiotto Rispoli, nei giorni scorsi, mi ha regalato questa massima “È come vedere le nuvole. Ognuno ci vede le figure che vuole”. Con Dario Della Vecchia e molti altri, siamo sempre riusciti a vedere l’”elefante” e mai il “cappello”: un modo come un altro per dirci che ora abbiamo ancora tutte le occasioni per poter portare a casa il doppio risultato. Quello del comune e degli interessi pubblici, quello di Santaroni e degli interessi privati.
E, per questo, dobbiamo sfruttare questa finestra temporale. Una finestra temporale che si potrebbe chiudere con una semplice richiesta di anticipazione dell’udienza di merito. Una semplice istanza alla luce dell’ordinanza già emessa e, soprattutto, del contenuto della stessa ordinanza. Non sarà affatto difficile il Tribunale, infatti, che la preminenza degli interessi di Santaroni – già riconosciuta dall’ordinanza stessa – non può attendere altri sei mesi.
Ma, in realtà, la motivazione principale – anche alla luce di quella giuridica – è di non arrivare alla parola fine lasciando la penna nelle mani del Tar Campania. Azzardare questo epilogo può essere una condizione rischiosa per tutti e non solo per gli aspetti amministrativi, ma soprattutto politici. Arrivare alla conclusione di questo round con una sentenza non è per nulla una cosa buona. Non lo è per il paese e non lo è per i singoli.
Ipotesi 1: vince il comune.
Se il comune di Ischia vince al TAR, Santaroni ricorrerà al Consiglio di Stato e, nel frattempo, il comune di Ischia potrebbe acquisire al patrimonio comunale e dovrà sperare che la procura della Repubblica non vorrà demolire il tutto per consentirgli di usare quanto acquisito al patrimonio comunale come parcheggio. Fino ad ora è successo solo una volta, a Casamicciola e con la motivazione dell’assenza di asilo dopo il terremoto. Inoltre, il Comune dovrebbe trovare anche il finanziamento per completare tutta l’opera e compiere tutti gli altri passi che non crediamo siano la cosa più agevole di sempre.
Ipotesi 2: vince Santaroni.
La demolizione viene annullata, il parcheggio viene dissequestrato, i lavori riprendono e inizia la conta dei danni subiti dal privato e la successiva (e immediata) rivalsa contro il comune e contro chi ha firmato atti annullati dal TAR. Certo, il comune potrà ricorrere al Consiglio di Stato. Certo, ma il ricorso al Consiglio di Stato non ha effetti di sospensione sulla decisione del TAR.
Ipotesi 3. Sfruttiamo questa situazione.
Senza una approfondita conoscenza dei processi amministrativi ma usando un po’ di buon senso e ascoltando molti “consiglieri”, perché non mediare sulle questioni davvero dirimenti? Il comune afferma che Santaroni ha costruito 133 metri quadrati in più. Santaroni che ne ha costruito 8 in meno. Il comune rileva undici motivi di abusi. Santaroni si difende al TAR (e il Tar sembra aver già fatto capire quale sia l’orientamento) con undici giustificazioni accolte con la cautelare. Davanti a tutto questo, perché non misurare “insieme” le aree? Perché non mediare una soluzione che possa portare, ad esempio, ad una revoca in autotutela dell’ordinanza di demolizione (al momento inefficace) con l’indicazione del completamento delle opere al privato con un timing serrato e, magari, condiviso con la Procura? Questo è il ragionamento (forse troppo semplice) di un cittadino che non rimpiange quella spianata polverosa, indecorosa e squallida di dieci anni fa, che non ha paura dei cambiamenti, che vuole un territorio capace di dare risposte alle sue stesse esigenze e che, soprattutto, non è portatore di nessun interesse se non quello della collettività del comune di Ischia.
In tutto questo, ovviamente, da parte di tutti c’è bisogno di fare un passo indietro. Santaroni dovrà capire le esigenze politiche, amministrative e sociali del comune e il comune, dalla parte sua, dovrà contemperare anche gli interessi dell’unico privato sull’isola che sta realizzando un’opera (ancorché privata e a scopo di lucro) a vantaggio della collettività. Abbiamo dimenticato che, alla fine, è un parcheggio e un auditorium?
Abbiamo dimenticato che altrove, sull’isola, non c’è una sola opera del genere che sia privata? Facciamo anche i puri e i casti con l’auto parcheggiata sotto casa e restiamo con la convinzione che il turista che vogliamo è quello (medio spendente) che prende il bus da Forio per venire ad Ischia Ponte e ritorno. Diciamoci che un’opera del genere non ci aiuta con la gestione di 180 (o quanti ne sono) posti auto all’ingresso di Ischia Ponte e che oggi sarebbe meglio non averla. www.ildispari.it