sabato, Settembre 21, 2024

Pascarella il coraggioso. Mazzate da prete. Le anticipazioni sui nuovi parroci

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Gaetano Di Meglio | Sono giorni caldi. Da una parte il Vescovo dimissionario e attuale amministratore apostolico completa la sua rinnovazione delle parrocchie, dall’altro lato, lo stesso Vescovo “in carica” spara a zero sui preti. E lo fa con una durezza che mai avremmo immaginato possedesse.
Pascarella ha tirato delle randellate nei denti dei suoi preti che non possono passare sotto silenzio. E non possono passare sotto silenzio soprattutto perché sono state dette sul Kaire, il suo house organ. Il suo giornale. Parole imbarazzanti in alcuni casi, di scuse in altre, veritiere in altre ancora
Prima di leggerle, però, vorrei adagiarmi un po’ tra i rumors della chiesa ischitana e raccontarvi quelle che potrebbero essere le prossime mosse. La percentuale di verità è altissima: parliamo di ben oltre il 95%.

Partiamo da Don Agostino Iovene. In questi giorni ho letto delle porcherie difficili da ripetere. Contro Agostino, quando era davvero potente, ne ho scritte tante e, sono sincero, nel suo caso ho scritto l’unica cosa di cui mi pento ogni giorno ed è sempre il momento opportuno per chiedere scusa (non solo a lui!), ma le cose lette in questi giorni sono anonime e ingiuste. Don Agostino è arrivato al suo stop e al suo posto, stando i rumors, dovrebbe arrivare da Lacco Ameno don Gioacchino Monti. Parroco di esperienza, con capacità gestioni sicure, ben visto in curia e che potrebbe sostenere il peso di una parrocchia meno impegnativa rispetto agli impegni delle sette chiese di Lacco Ameno.

A Lacco Ameno, invece, al posto di Don Gioacchino, da un patrono all’altro, dovrebbe – il condizionale è sempre molto d’obbligo – don Carlo Candido. Per il parroco di San Giovan Giuseppe, cacciato dalla sua parrocchia e dalla sua comunità per un errore proprio di Pascarella (leggeremo tra poco che lo ha ammesso lui, ndr) un’altra sede di qualità. Quella dell’altra patrona dell’Isola e di un altro Santuario, quello di Santa Restituta. Carlo conserverebbe la possibilità di fare ancora “u mast e fest” e sarebbe anche (con le batterie ricaricate, tra l’altro) pronto per sostenere l’impegno delle sette chiese di Lacco Ameno e di tutti gli altri impegni come l’ufficio della comunicazione e come la “patata bollente” delle Congreghe di Casamicciola.

Ultimo, ma solo in ordine di elenco, sarebbe il cambio che vedrebbe protagonista un altro prete molto discusso della nostra diocesi: quel prelato divisore di Don Pasquale Trani. Per Pasquale sarebbe arrivato il tempo di cambiare e di lasciare (in santa pace, qualcuno dice) la Parrocchia di Barano. Per Trani, il compito di far nascere (e non state a pensare alle voci che si sono in giro) un “nuova” parrocchia ad Ischia Ponte. Si, al posto di Carlo Candido. Per Trani, una mission resa anche più facile dalla desertificazione che è riuscito a creare Don Gaetano Pugliesi. Quasi un’Attila, pensando a cosa è oggi quella creatura creata da Carlo Candido.

Stando a questa ricostruzione, fatta di voci serie – ovviamente – il ricambio per Barano dovrebbe essere servito con una prima esperienza. Sempre secondo le voci di paese, infatti, Don Paolo Buono potrebbe essere in pole position per lasciare San Pietro e salire a San Rocco. Una salita in “compagnia”. Secondo i rumors, infatti, sembra che don Luigi da Piedimonte, dopo le sue escursioni lontane dallo scoglio avrebbe ritrovato quel filo importante per dare una mano. Vedremo…
Ma passiamo a Gennaro il Coraggioso.

Le parole di Pascarella sono durissime!

“Ho cercato di cogliere innanzitutto il positivo – anche se quello che viene più messo in evidenza all’inizio è il negativo – e questo mi ha aiutato a cogliere tanta ricchezza umana che purtroppo è nascosta” poi ancora “E su questo devo dire che certamente i media locali non aiutano a mettere in risalto il positivo di tanta gente semplice e umile, ma sottolineano spesso il negativo, non solo della Chiesa, ma in generale…”.
Possiamo risponde per quanto riguarda Il Dispari. Noi siamo nati per mettere in evidenza il negativo, per sottolineare il positivo e, soprattutto, per difendere con il giornalismo gli ultimi della società di cui facciamo parte. E questa posizione di trincea e di battaglia prevede questo atteggiamento che, forse, al Vescovo non piace. Come per altri, ce ne facciamo una ragione e andiamo avanti per la nostra strada.
Ma torniamo alle parole del Vescovo che, parlando “negativo” afferma “Invece, purtroppo, anche riguardo ai preti, il rumore più grande lo fa sempre qualche caso isolato, e ciò non aiuta a far conoscere anche le cose belle che ci sono nel presbiterio dell’isola”.

Pascarella, nel suo “fiume di verità” non le manda a dire: “sinodalità vuol dire corresponsabilità, comprendere che non ci sono cristiani di serie A, di serie B e di serie C, che i carismi sono a disposizione, al servizio degli altri, non per sé e per creare una casta”. Vallo a dire ai focolarini…
Il Vescovo poi aggiunge: “L’altro punto su cui bisognerà lavorare qui, adesso, è l’organizzazione della Curia: è chiaro che in questa nuova fase che la diocesi sta vivendo, legata in persona episcopi al Vescovo di Pozzuoli, va rivista l’organizzazione: bisogna puntare qui alle realtà più essenziali e farle funzionare. A livello di regione abbiamo diciassette, diciotto settori pastorali, a Ischia sarebbe impossibile, per cui bisogna rivedere quali sono i punti di forza, in comunione anche con la Chiesa sorella di Pozzuoli, sempre tenendo presente la specificità dell’isola”.
Poi arrivano le “mazzate”: “Qui sull’isola dovrebbe essere al primo posto l’attenzione alla cura e al rispetto del creato, tenendo presente le ferite che ci sono, oltre soprattutto alla bellezza. E anche, essendo qui una realtà piuttosto litigiosa – è la prima cosa che mi hanno detto quando sono venuto -, darsi come priorità il cercare di realizzare un tessuto ecclesiale, sociale, in cui le relazioni siano dialogiche e accoglienti, non chiuse l’uno all’altro. E questo, da un punto di vista anche umano, sociale, poi certamente anche da un punto di vista più ecclesiale, e arrivare a una fraternità più vera fra tutte le realtà che ci sono nella diocesi”.

E non è finita: “Però certamente, quello su cui ho puntato – e qualche piccolo passo penso che l’abbiamo fatto – è la comunione tra i preti, perché quando sono arrivato ho trovato un presbiterio molto conflittuale, disunito” e poi, ancora: “Poi ho compreso perché: per fortuna il Vescovo Pietro ha fatto quello che bisognava fare, e mi sono trovato già con tanti problemi risolti, ma questo ha creato tensioni, che qui, essendo una diocesi piccola, ed essendoci stata questa “purificazione” del Vescovo Pietro, si sono accentuate ancora di più”.
Poi arriva l’operazione verità: “Certo, una delle cose che, sempre in questo contesto, mi ha fatto molto soffrire è stata la questione di Ischia Ponte e della Parrocchia di S. Maria Assunta. Con il senno di poi sarei stato più cauto nel proporre lo spostamento della sede della parrocchia dal santuario di San Giovan Giuseppe della Croce alla chiesa del Convento dei Frati Minori. La finalità di affidare ai Frati una parrocchia era per rafforzare la presenza dei religiosi sull’isola”

Ma Pascarella non si ferma: “Quello su cui avrei voluto intervenire di più era il creare una pastorale più unitaria, cominciando dal livello diocesano, perché a livello locale qui e lì qualcosa è stato fatto, e soprattutto a livello centrale” e conferma anche alcune nostre esclusive: “Sono emerse per esempio delle difficoltà tra Caritas e qualche altro ufficio: cinque o sei di queste realtà più forti dovrebbero essere rimesse insieme, rivitalizzate”
Ma le parole di Pascarella sono taglienti: “Se funzionasse di più la comunione dei preti a livello più zonale, tra i preti di territori vicini, sarebbe l’ideale, visto che l’isola è piccola. Se per esempio a Forio centro, le tre parrocchie facessero ancora di più insieme, dopo aver vissuto insieme la lectio divina! E anche a Ischia, le tre parrocchie – San Ciro, Portosalvo e San Pietro – potrebbero realizzare una sorta di unità pastorale”.
Parole così dure non le abbiamo mai lette. E va riconosciuto al Vescovo Pascarella che, con la verità, almeno, ha messo una pezza su quei disastri che lo avevano visto protagonista. Ora c’è la possibilità di mettere, almeno, le cose in piano. Poi se la vedrà il Vescovo Villano. E mai come in questo, scusandoci per il gioco di parole, potremmo dire che avremo un Vescovo Villano per un clero villano!…

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