Siamo ormai alle porte della stagione turistica. Ma dopo un inverno difficile, l’isola è pronta ad accogliere gli ospiti? Per il presidente di Confesercenti Francesco Pezzullo no. Tanto che, senza peli sulla lingua come suo solito, la definisce «L’isola che non c’è».
E il quadro che traccia non è certo incoraggiante. Problemi vecchi e nuovi, legati alle crisi e alle emergenze che si susseguono: «Siamo a metà marzo e, dopo le emergenze vissute e sofferte, l’isola non riesce a trovare la strada del risveglio. Non si trova la cura e, nel frattempo, il paziente muore. I primi turisti coraggiosi che hanno scelto di venire a fare una vacanza in questo periodo pensando a un’isola in ripresa hanno trovato un territorio maltrattato, abbandonato e poco curato, contraddistinto da cantieri e lavori fuori tempo. E’ positivo vedere l’isola pubblicizzata in giro per il mondo, ma siamo realmente pronti ad accogliere i turisti?».
Il presidente di Confesercenti Isola d’Ischia quindi elenca le maggiori criticità: «C’è una desertificazione in atto; questa desertificazione è frutto della crisi che stiamo vivendo, ma non si fa nulla per combatterla. In primis penso ai fitti alti, incomprensibilmente così alti in un’isola dove abbiamo una stagione lavorativa corta, che poggia su pochi mesi l’anno, all’incirca quattro o cinque. Nonostante ciò abbiamo risorse che sfruttiamo male o per niente: le terme non fruttano al 100% rispetto ad altre località termali; non sappiamo utilizzare sapientemente le ricchezze del nostro grande e variegato territorio e soprattutto non riusciamo a creare un’altra forma di turismo. A ciò si aggiunge una scarsa programmazione turistica e la non ricerca di nuovi flussi turistici, vedi ad esempio la questione crociere. Sostenere i costi durante l’inverno è davvero impossibile. Più volte abbiamo chiesto alle Amministrazioni comunali dell’isola di premiare gli imprenditori che fanno la scelta coraggiosa di restare aperti anche nel periodo invernale, incentivando la destagionalizzazione».
La conclusione è una assunzione di responsabilità collettiva: «La domanda sorge spontanea: di chi è la colpa? Sta a noi assumerci le responsabilità che ci spettano e ripartire con consapevolezza, partendo dai nostri limiti e non cercando più scuse o fattori esterni. E’ il momento della concretezza».