Marin Sora, disoccupato, ha lasciato i domiciliari dove era ristretto dall’agosto 2013, dopo l’ultimo episodio di violenza
Scarcerato e processato con giudizio immediato, così come disposto dal giudice per le indagini preliminari, per le accuse di maltrattamenti in famiglia e lesioni gravi nei confronti della ex convivente. Marin Sora era stato bloccato nel’estate del 2013 dai carabinieri della Stazione di Casamicciola che lo avevano fermato subito dopo il suo ultimo “raid punitivo”. Ha ottenuto la revoca degli arresti domiciliari dopo che era rimasto ristretto tra le quattro mura domestiche per un bel po’, avendo il giudice sottolineato che sussistevano i gravi indizi di colpevolezza legati soprattutto al pericolo della reiterazione della medesima condotta criminosa. Il magistrato era “preoccupato” che una volta tornato libero, sarebbe ritornato alla carica per tentare di convincere la convivente a tornare sotto lo stesso tetto, dove avevano trascorso qualche anno insieme, ma i comportamenti dell’imputato erano diventati insopportabili, violenti, tanto che in più di una occasione la donna era stata costretta a doversi recare precipitosamente in ospedale per le gravi ferite subite. L’ultima, la più traumatica, per la frattura del setto nasale. Tanto da costringere i sanitari del pronto soccorso a ricoverarla per poi sottoporla ad intervento per la riduzione della frattura.
Il giudice, con l’assenso della difesa e del pubblico ministero, ha acquisito alcuni atti che la polizia giudiziaria ha trasmesso nella fase delle indagini preliminari. Soprattutto nel racconto delle fasi che consentirono la individuazione del responsabile dell’aggressione e del ferimento; la denuncia della stessa parte offesa che a quanto pare non ha alcuna intenzione di presentarsi dinanzi al tribunale per raccontare dalla sua viva voce l’ultimo episodio, quello che ha poi consentito ai carabinieri di procedere al suo arresto e al trasferimento presso la casa circondariale di Napoli Poggioreale. Solo dopo l’udienza dinanzi al gip il Sora ottenne gli arresti domiciliari.
La ricostruzione che ne fa il pm nel capo d’imputazione descrive un comportamento violento, irascibile, dettato dalla determinazione dell’imputato, che non svolgendo alcuna attività lavorativa, pretendeva dalla convivente la “paghetta” per l’acquisto di sigarette e liquori durante i pomeriggi con gli amici al bar. E quando non otteneva la somma richiesta, reagiva in modo del tutto incontrollabile e tale da fare del male alla donna.
Alla prossima udienza il giudice ascolterà quanto avranno da dire i testi della difesa.