martedì, Marzo 18, 2025

Pozzuoli e quella crisi che sembra non interessarci. Si “abbassa” solo la qualità di chi amministra

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C’è un solo comune denominatore che unisce la crisi dei trasporti marittimi dovuta alla natura a quella che, invece, è generata dall’uomo: la REGIONE CAMPANIA.
In questi giorni d’inverno che volge alla primavera, tra una scossa e l’altra, tra uno sciame sismico e l’altro, ci siamo trovati a fare i conti con il mare che si abbassa e con le banchine che si alzano nel porto di Pozzuoli. Un fenomeno naturale, incontrollabile ma prevedibile.

Questa crisi, quella degli accosti presso il porto dove sbarcò l’Apostolo Paolo, non è nuova, non è degli ultimi tempi, non è urgente: è solo non considerata. Dimenticata, lasciata che gli agenti atmosferici (in questo caso la terra sotto i piedi e sotto il mare) facessero quello che hanno sempre fatto: dettato le regole.

Una crisi naturale, dunque, che rende ancora più grave e colposa quella generata dagli uomini. Un po’ come la storia recente dell’isola d’Ischia: quella degli abusi, quella delle costruzioni in aree pericolose, quella che ci porta su tutti i giornali del mondo e quella che, purtroppo, poi, ci fa piangere i morti.
E forse, usando parole non convenzionali e facendo ragionamenti che potrebbero risultare irritanti e offensivi, dobbiamo dirci che lo sciame sismico di Pozzuoli non ha fatto morti e, allora, siamo rimasti nel limbo di quel paese che è condannato a non fare niente, a non muoversi, a non trovare soluzioni. Un Paese che preferisce girarsi i pollici invece di agire.
Parlare oggi del bradisismo e dell’assenza di qualsiasi rimedio concreto oltre ad essere la dimostrazione di quello che è il nostro Paese e di quella che è la qualità amministrativa della nostra Regione (l’autorità che dovrebbe risolvere il problema), è la dimostrazione di come non si voglia intervenire.
Senza scomodare gli scienziati e quelli che conoscono la storia del nostro sottosuolo, basta fare una facile ricerca (googolare come si dice oggi) sul fenomeno e ci si rende conto di quanto sia datato. Da un lato è datato quanto è vecchia la nostra terra, dall’altro lato è troppo datato per essere affrontato come un’emergenza. Perché emergenza non è.

Da cittadino mediamente informato che non ha ancora mandato all’ammasso la propria capacità di fare due più due (evitando calcoli più complessi, ovviamente) mi chiedo fino a quando dobbiamo sopportare l’indifferenza di una Regione Campania completamente avulsa da quelle che sono emergenze che vive questa parte di territorio. Troppo facile scommettere che un problema del genere al porto di Salerno sarebbe già stato risolto, tuttavia, delle cose che non vengono realizzate, oltre a chi viene meno al suo compito, la colpa è sempre di chi lascia che certe emergenze cadano nel dimenticatoio.
Il continuo asservimento alla Giunta De Luca, il continuo “non disturbare il conducente”, il continuo evitare scontri dei nostri sindaci (perché, poi, De Luca non li ascolta più o, peggio, li tratta a pesci in faccia come fece con il sindaco di Avellino anni fa, sul modello Trump-Zelensky) non ci porta da nessuna parte, proprio dove siamo ora. In un porto che, a breve diventerà fuori uso, perché la Regione continua a non impegnarsi.

Riutilizzo parole dure e contestabili, ma vorrei ricordare a chi legge che ad Ischia, per la precisione a Casamicciola, dopo 12 morti abbiamo avuto un porto nuovamente funzionale. Dopo 12 morti. E in quell’occasione c’è chi giura di aver sentito un alto dirigente regionale esclamare con orgoglio: “Sono 30 anni che non facciamo un escavo in un porto in Regione”.

Il ruolo dei sindaci
Non mi voglio accodare al coro di quelli che invocano l’intervento dei sindaci ad ogni problema perché commetterei lo stesso errore che molti commettono da decenni nel commentare il comportamento dei singoli armatori e sulle loro modalità di espletamento del servizio marittimo, vorrei restare sul tema della responsabilità diretta: quella della Regione Campania. Che è la stessa sia per il comportamento degli armatori, sia per il mare di Pozzuoli si abbassa.
Certo, i sindaci potrebbero e dovrebbero fare di più. Certo, sono loro che dovrebbero rappresentare i nostri bisogni e aiutare nel trovare soluzioni praticabili, tuttavia, è una colpa secondaria. Cerchiamo di non dimenticarlo.
In questi giorni convulsi che non insegnano nulla sia rispetto al presente, sia rispetto al passato (anche recente) sentiamo di soluzioni solo prospettate. C’è chi parla di avere un pontone, chi di realizzare secondo porto (chissà quando), chi di spostare tutte le partenze su Napoli nel frattempo, però, si resta tutti fermi, immobili, a guardare il mare come i sognatori.

L’intervento del Genio Militare: una possibile soluzione
Non ne possiamo più. Un esperto ci ha suggerito di proporre l’intervento del Genio Militare affinché potesse intervenire con le proprie infrastrutture. Una soluzione valida al pari delle altre, ma chi la dovrebbe avanzare? Chi dovrebbe occuparsene? Chi dovrebbe intervenire?
La risposta alla domanda arriva facile, tuttavia, come nel resto delle cose che riguardano questo grande tema, si torna sempre all’imbuto dove si blocca tutto: la Regione Campania.

UN’ALTRA RIFLESSIONE SULLA CRISI DI OGGI

Nelle ultime ore abbiamo letto le prese di posizione delle compagnie marittime private Caremar e MedMar. La prima ha già annunciato di sospendere la bigliettazione per alcuni mezzi e la seconda l’ha rappresentata, scrivendo ai sindaci, come reale possibilità. E qui torna il solito, grande, problema: la gestione del traffico marittimo affidato al mercato e non controllato dalla Regione Campania. Se le corse di Caremar e Medmar fossero affidare ai privati con un contratto di servizio, gli armatori potrebbero decidere in autonomia cosa imbarcare o cosa non imbarcare?

Se le corse fossero “regionali”, ovvero affidate dalla Regione Campania in maniera chiara e regolata (oltre a non vivere lo scempio delle partenze a comando), siamo sicuri che la stessa Regione (in quel caso stazione appaltante o giù di lì) farebbe spallucce? Non credo.
Perché oggi gli armatori alzano la voce? Lo scrive in maniera chiara Medmar: “L’altezza dei moli del porto puteolano rende molto difficoltose le operazioni di sbarco ed imbarco dei veicoli, in particolar modo dei mezzi commerciali e bus turistici, ma pure dei passeggeri stessi visto il notevole dislivello oggi esistente tra le rampe di carico ed il ciglio banchina con evidenti pericoli per la loro incolumità. Tale situazione provoca una serie di conseguenze particolarmente preoccupanti: danni ai veicoli più esposti alle conseguenze dell’innalzamento delle banchine e pesanti ricadute per le coperture assicurative delle compagnie di navigazione”.

Ora, anche correndo il rischio di ripetermi, credete che, se queste difficoltà logiche e chiare a tutti diventassero un problema anche per la Regione stessa, staremmo da anni ad attendere una soluzione?
Se un qualsiasi danneggiato dagli effetti del bradisismo che crea difficoltoso l’imbarco a Pozzuoli chiamerebbe in causa anche la Regione Campania come titolare della corsa o sotto un altro profilo, credete che il dirigente regionale resterebbe con le mani in mano come sta ora?
Ancora, cosa farebbe quel dirigente regionale che ha affidato le corse agli armatori davanti ad una nota che gli comunica le difficoltà di espletare il servizio concesso? Rischierebbe di suo?

LA QUESTIONE ORARI
Un altro aspetto che emerge dalla lettura delle note degli armatori e che spesso diventa anche argomento di dibattito social è legato alla questione degli orari. Se da una parte gli utenti lamentano di corse che non rispettano le tabelle indicate, dall’altra parte, invece, gli armatori evidenziano che le difficoltà di imbarco falsano gli orari prestabili e il servizio da rendere ai cittadini resta al centro.

E ancora qui entra in gioco la Regione Campania. Possibile che nessuno abbia pensato di cambiare questi orari? Possibile che nessuno ha preso coscienza dell’evidenza dei fatti?
Il vero problema è ed è stato lasciare tutto nelle mani del “mercato”, ovvero degli armatori privati che fanno impresa (non lo dimentichiamo mai!), e continua ad essere un problema che la Regione Campania fa pagare a tutti noi. Da anni, proprio come il mare di Pozzuoli che si abbassa.

LA QUESTIONE GESTOUR
Potrebbe sembrare una questione che entra in questo articolo come un cavolo a merenda, ma è una storia che facilmente si collega a tutto il resto di questo editoriale.
Da qualche giorno abbiamo letto il decreto con il quale la Regione Campania ha sottratto alla Gestour le corse tra Pozzuoli e Procida. Una revoca che fa il paio con quella di diversi anni fa quando la terza compagnia con nave traghetto del golfo doveva realizzare un collegamento con aliscafo tra Ischia e Pozzuoli. Lasciando stare il passato che ci serve solo come riferimento, vorrei che fosse chiaro un altro tipo di ragionamento e che chiama in causa la stessa Regione Campania.

Ho il sospetto, più che fondato, che la revoca delle corse tra Pozzuoli e Procida sia stata una chiara strategia della Gestour per liberarsi dell’incomodo Procida al fine di aumentare, nel periodo estivo, le corse su Ischia considerato sia il guadagno possibile, sia la carenza di mezzi che la compagnia ha a disposizione.

Quando la Gestour chiederà (e se lo farà, sia chiaro) alla Regione Campania di integrare i propri accosti verso Ischia (o Casamicciola) cosa faranno in Regione? Considereranno che la società è stata già destinataria di due revoche o, invece, faranno spallucce a tutti i residenti di Procida e favoriranno un armatore che deliberatamente è venuto meno agli accordi presi? Non ci resta che attendere gli eventi.
Qualcuno potrà replicare dicendo che la Regione Campania deve affidare le nuove corse, che deve fare i bandi e che nel frattempo ha diffuso un questionario. Evitate anche solo di pensarlo perché potremmo fare come Bud Spencer e Terence Hill: “altrimenti ci arrabbiamo”. Se già non lo siamo.

Autore

  • Gaetano Di Meglio

    Marito di Agata e papà di Martina, Valeria, Domenico ed Enzo, sono nato e vivo ad Ischia. Credo nella libertà degli uomini di poter essere liberi da ogni bisogno e necessità. Credo nel valore del giornalismo come espressione di libertà e difesa dei più deboli. Sono preconcetto contro ogni forma di potere. Ah, sono il direttore del giornale 😉

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