domenica, Gennaio 5, 2025

Prescrizione per i presunti aborti al Rizzoli

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Per la vicenda che otto anni fa suscitò tanto clamore erano imputati il primario di ginecologia Attilio Conte, il suo aiuto nel frattempo deceduto e cinque pazienti

Sono passati tanti anni da quella trasmissione televisiva che venne irradiata su tutto il territorio nazionale e che denunciava una presunta attività di pratiche di aborto di alcuni medici dell’ospedale “Anna Rizzoli” di Lacco Ameno. Con un’inchiesta condotta dagli inviati della trasmissione “Le Iene” irradiata sull’emittente Italia 1. Una denuncia che ha scaturito poi una indagine condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dal pubblico ministero Paola Correra. Al termine di questo percorso, il pubblico ministero chiedeva ed otteneva il rinvio a giudizio di un aiuto ginecologo nel frattempo deceduto, del primario dott. Attilio Conte e di cinque assistite che avevano deciso di interrompere la gravidanza. Questi i fatti.
A distanza di otto anni dalla consumazione dei fatti, il giudice del tribunale ha emesso sentenza di non doversi procedere per intervenuta prescrizione e lo ha fatto con una sentenza predibattimentale. Il che significa che il giudice che ha ricevuto nell’ultimo periodo il fascicolo processuale, non ha ascoltato i testimoni, del pubblico ministero e della difesa, ma ha preso solo atto che il tempo trascorso impediva la prosecuzione del dibattimento e in meno di cinque minuti ha aperto e chiuso l’udienza di questo processo. Concordemente il pubblico ministero e la difesa hanno preferito chiudere questo capitolo che ha scatenato lunghe polemiche, interventi un po’ approssimativi della dirigenza dell’Asl Napoli 2, che intervenne con provvedimenti tesi a sospendere cautelativamente i medici del Rizzoli. Decisione annullata dal giudice del lavoro del tribunale con conferma della Corte di Appello, ritenendo quei provvedimenti sanzionatori ingiustificati, non attinenti, in quanto si era nella fase delle indagini preliminari, che non vi era stata sentenza che ne accertasse la responsabilità. Quindi prematuro, e ordinando l’immediato reintegro con la possibilità da parte del dipendente di rivalersi sull’Asl per i danni causati.
Una storia che ha un’altra faccia della medaglia e che ha visto qualche personaggio ciurlare dietro le quinte per scopi non prettamente legati al rispetto delle regole e della professionalità. Tutto era sembrato ben preparato a tavolino per la concomitanza della divulgazione del servizio e il contestuale intervento delle forze dell’ordine, che erano già ben informate di quello che sarebbe accaduto. Inviando nelle case di molti italiani delle registrazioni di una donna che si spacciava in stato “interessante” e che avrebbe voluto abortire e spingendo verso i medici per avere una disponibilità all’aborto.
Una sentenza che chiude definitivamente questa ennesima vicenda isolana che tanto ha appassionato taluni personaggi che hanno imbastito molte altre operazioni a sfondo “investigativo”.

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