Gianni Vuoso | Ieri, su “il dispari”, abbiamo tracciato una storia essenziale del megaparcheggio della Siena, uno degli scempi più devastanti della nostra isola.
Grazie alla ricerca di vecchi giornali, ci è capitato tra le mani un pezzo a firma di Francesco Scalfati, vecchio socialista sbarcato ad Ischia, pubblicato su il Golfo di martedì 16 novembre 1993. Il titolo è “Storie di vecchie lottizzazioni e di devastazioni” con riferimento al progetto del depuratore alla Siena.
Abbiamo appreso attraverso la lettura di questo importante contributo, che l’attenzione per la Siena non nasce quando all’avv. Mario Santaroni viene l’idea di realizzare il megaparcheggio , ma molti anni prima. Gli appetiti sono stati sempre tanti e come ricorda l’amico Franco Borgogna, sin dagli anni settanta, quando era consigliere socialista al comune d’Ischia e quando c’erano anche gli appetiti dello stesso Scalfati. Ma ritorniamo alla Siena.
Scalfati ricorda di aver incontrato, proprio nel 93, il commissario prefettizio al Comune d’ischia, dr. Atonna che gli era “sembrato perfino incredulo di fronte alla somma di incapacità, di imprevidenza, di clientelismo (il più pacchiano) che hanno distinto le ultime amministrazioni dell’isola portandola fino in fondo al baratro”. Ed a proposito di queste considerazioni, Scalfati scrive di aver “preso conoscenza di un progetto adottato all’unanimità dalla giunta comunale di Ischia (sindaco Gianni Balestrieri, assessore, tra gli altri, Giovanni Sorrentino) il 7/7/88 con il quale si piazzava nell’unica area rimasta libera dalla speculazione edilizia ad Ischia Ponte (quella della Siena) un nauseabondo depuratore di metri trenta per otto che- piaccia o non piaccia- avrebbe ammorbato tutto il vecchio borgo, i ristoranti della zona e gli unici alberghi di Ischia Ponte (Miramare e Mare blu) e che avrebbe- con la sua puzza- impedito a tutti noi di Ischia Ponte (financo al Vescovo) di dormire d’estate con le finestre aperte.”
Scalfati approfondisce la questione con una sua analisi politica del tempo, per affermare che il progetto apparteneva “alla logica spartitoria di affidare progetti l’uno ad un socialista l’altro ad un dc nell’intento di crearsi nuovi sostenitori”. Ma per fortuna il progetto non fu finanziato. Un progetto “affidato all’ing. Barra Caracciolo che per questo solo fatto dovrebbe sparire dal numero dei progettisti degli impianti fognari”. E poi Scalfati rivela anche il nome dell’altro tecnico che avrebbe contribuito a deturpare la Siena: “Gigiotto Rispoli che non ha avuto neanche il pudore di parlarmene (forse occupato in ben altri progetti a Barano ed a Forio, anche lì in una logica tutta socialista dell’epoca).” Lo stesso Rispoli che oggi ha firmato, per conto di Santaroni, la relazione per il ricorso al Tar con la quale sostiene che la difformità del parcheggio è di soli 4 centimetri, fra le “variazioni essenziali”.
E allora cosa fare? Scalfati conclude: “Credo che ormai occorra solo la scopa (o forse carabinieri, procuratori e manette) per liberarci da una classe dirigente che aveva come sua logica la devastazione del territorio pur di fare appalti e accatastare progetti inutili”.
Il nostro invito è quello di non riporre nel ripostiglio quella scopa…