«Il tribunale di Napoli, IV sezione penale, ha pronunciato all’udienza del 29 gennaio 2016 la seguente sentenza a carico di D’Ambrosio Vincenzo, Senese Stanislao, Cesario Fulvio e Ferrandino Paolo. Letto l’art. 530 cpp. assolve Cesario Fulvio dai reati a lui ascritti per non aver commesso il fatto nonché D’Ambrosio e Senese Stanislao dal reato loro rispettivamente ascritto al capo B) (per la concussione) perché il fatto non sussiste. Letto l’art. 531 cpp. dichiara non doversi procedere nei confronti di tutti gli imputati per i rimanenti reati a ciascuno contestati, in quanto estinti per intervenuta prescrizione. Dispone il dissequestro dell’area demaniale sequestrata con verbale 3.4.2009 e la conseguente restituzione agli aventi diritto. Letto l’art. 544 cpp. fissa in giorni sessanta il termine per il deposito della motivazione».
Si è conclusa dopo un lungo percorso processuale la vicenda legata alla traslazione dell’impianto distributore Erg di Casamicciola. Un processo che per i difensori non doveva affatto nascere. Soprattutto sul presupposto del reato di concussione, del presunto voto di scambio che non si sono mai consumati ed il processo lo avrebbe dimostrato in modo chiaro ed inequivocabile. Una convinzione che ha trovato d’accordo il pubblico ministero Alberto Cannavale, che nella requisitoria aveva chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste per l’ex sindaco di Casamicciola Vincenzo D’Ambrosio e il suo assessore Stanislao Senese. Una richiesta assolutoria ampia che di fatto sgombra quello che inizialmente era il convincimento della procura della Repubblica che ne aveva chiesto ed ottenuto il rinvio a giudizio.
I giudici della IV sezione del tribunale di Napoli, presieduta dal giudice Rescigno, prima di entrare in camera di consiglio hanno dato la parola agli ultimi avvocati per spiegare le ragioni dei propri assistiti e per chiedere anche loro l’assoluzione da tutte le accuse. Molteplici sono i capi su cui i giudici hanno dovuto discutere in camera di consiglio: oltre alla concussione, una serie di falsi, violazioni urbanistiche e paesistiche. Senza dimenticare il presunto voto di scambio, per il quale il tempo trascorso ne ha di fatto già dichiarato l’estinzione. Giudici molto attenti che hanno ascoltato per primo l’avv. Nicola Nicolella, che nel prendere la parola ha difeso strenuamente l’operato del suo assistito, Vincenzo D’Ambrosio. Attaccando a fondo la mancanza di alcun presupposto in ordine al reato concussorio e picchiando duro sul “grande” accusatore che si è costituito parte civile e ne ha chiesto la condanna detentiva oltre che pecuniaria per i presunti danni subiti. Entrando direttamente nel cuore del processo, il noto penalista, quando senza alcuna esitazione ha detto: «L’istruttoria dibattimentale già nella fase delle indagini preliminari dimostrava la insussistenza di tutte le accuse in capo al D’Ambrosio. Il dibattimento ha rafforzato questa impalcatura difensiva, in un confronto molto accurato che ha acclarato che quanto riferito dal Barulli in quest’aula non corrisponde al vero. E’ giusto anche fare delle osservazioni su quanto è accaduto durante le indagini, in quanto le accuse del Barulli non sono state riscontrate né dal pubblico ministero, né dalla polizia giudiziaria. Un’attività che se si fosse fatta, avrebbe evitato questo processo. Invece si è andati avanti solo sulle parole e sulle accuse del Barulli, che ha detto dei falsi quando ha riferito anche in quest’aula che il dott. D’Ambrosio era il pediatra dei suoi figli. Per sconfessare quest’affermazione noi della difesa abbiamo depositato e dimostrato l’elenco degli assistiti registrato presso la Asl Napoli 2. E dei nomi dei figli del Barulli non c’era e non c’è alcuna traccia. E da sola questa verifica dimostra in modo inequivocabile che la costituita parte civile non è affatto credibile».
Entrando nella fase successiva nella parte calda della contestazione, l’avv. Nicolella si è soffermato sulle presunte promesse fatte dall’amministratore sulla pratica che interessava il Barulli: «D’Ambrosio non poteva nulla promettere sulle pratiche che interessavano il Barulli per la realizzazione di un distributore di carburante, in quanto la legge demanda il compito della valutazione e delle successive autorizzazioni esclusivamente ai tecnici comunali. E ciò a smentire quanto da lui stesso riferito all’autorità giudiziaria da parte degli amministratori che si erano dichiarati possibilisti. Neanche l’ex sindaco di Casamicciola Giosi Ferrandino ha promesso alcunché al Barulli. E ciò è dimostrato dalla documentazione acquisita dal pubblico ministero, alla richiesta del Barulli non ci sono atti da parte degli organi comunali per soddisfare le sue richieste. Né i tecnici potevano esprimersi, in quanto è stato dimostrato che la pratica depositata dal Barulli era incompleta, inammissibile. E alla fine la posizione corretta del Comune di Casamicciola è stata vagliata e dichiarata legittima dai giudici amministrativi che hanno respinto il ricorso del Barulli».
E poi arriva l’ennesimo affondo per sgretolare le fondamenta delle dichiarazioni della parte civile: «A queste conclusioni è giunto anche il pubblico ministero, nella cui requisitoria ha di fatto sottolineato l’inattendibilità del Barulli fino a chiedere l’assoluzione del dott. D’Ambrosio. Essendo le dichiarazioni dell’accusatore non supportate da riscontri soprattutto documentali, come è del tutto strumentale l’accusa del cosiddetto voto di scambio. Da dove esce questa contestazione a D’Ambrosio, che non ha avuto alcuna possibilità di incidere sull’approvazione della pratica; mai ci sono stati incontri tra il Barulli padre e figlio con l’allora sindaco. Né c’erano motivi, né amministrativi e né politici, per favorire il Senese, la cui famiglia da tempo, da decenni è di fatto l’unico gestore del distributore Erg di Casamicciola».
La logica soluzione è stata quella di sollecitare il tribunale ad emettere una sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste.
Brevi flash su alcuni punti salienti la discussione dell’avv. Campanile, difensore del dirigente Erg Fulvio Cesario. Il quale risponde dei reati legati ad aspetti urbanistici, paesistici e di presunti falsi. Ebbene, sul punto il difensore ha posto l’accento su una circostanza che di per sé smonta tutto l’intero castello accusatorio. Ha detto, senza giri di parole, che «il Cesario non era a conoscenza dell’iter della pratica, né quale attività si dovesse portare avanti, perché il suo ruolo quale rappresentante dell’Erg si è materializzato soltanto alle fasi conclusive, quando tutto ormai si era perfezionato. Non ha avuto alcun collegamento con i vari soggetti concorrenti nei reati, né ha svolto un’attività diretta, capace di incidere anche sull’inizio dei lavori». Il difensore ha chiesto l’assoluzione demandando al tribunale la formula più giusta.
L’avv. Cristiano Rossetti ha voluto puntualizzare alcuni punti per la posizione di Stanislao Senese. Anche lui senza tanti giri di parole ha attaccato il teste accusatore Barulli, che secondo il penalista isolano «si è sconfessato da solo. E soprattutto quando ha voluto denunciare una presunta attività contro la sua persona da parte del sindaco e dell’allora assessore. Dichiarando di aver subito una induzione. Puntando dritto dritto su coloro che riteneva non gli avessero concesso o frapposto ostacoli per la realizzazione del distributore. Con delle richieste precise. Tutte queste dichiarazioni non hanno avuto alcun riscontro ed il pubblico ministero delle indagini le ha ritenute oro colato. Mentre il rappresentante dell’accusa in dibattimento ne ha chiesto l’assoluzione, verificando che dal processo dibattimentale nulla è emerso e che le stesse dichiarazioni del Barulli non hanno finanche attinenza con i fatti. A riprova che non vi poteva essere alcuna concussione, è dato dal fatto che il Senese sin dagli anni ’70 era il gestore del distributore e che proprio lui aveva presentato un’istanza di delocalizzazione dell’impianto».
Ha poi aggiunto che i parenti dell’ex assessore non avevano alcun interesse a forzare la mano, ad allearsi con un imprenditore che «ha avuto una serie di vicissitudini imprenditoriali, che il Senese Nunzio aveva tutto l’interesse a continuare a gestire l’impianto con la Erg, con un’impresa petrolifera tra le più importanti d’Italia. Una multinazionale che ha dimostrato di avere capacità di gestire un settore così complesso e difficile e la stessa Erg non aveva alcuna intenzione di perdere un gestore come Senese che aveva dimostrato di essere un operatore affidabile e corretto. Questo dimostra ancora una volta che tutto ciò che afferma il Barulli è frutto di una sua immaginazione non riscontrata da nessun teste, neanche da coloro che sono stati invitati in quest’aula dalla stessa parte civile. Come giustamente ricordato dal pubblico ministero quando ha affermato che ci sono state cinque testimonianze su un medesimo episodio contrastanti tra loro. E alla fine il pm ha anche sottolineato che nei suoi venticinque anni di servizio in Procura non si è mai imbattuto in una situazione simile». E anche per Senese cala la richiesta di assoluzione perché il fatto non sussiste.
Tutto il processo è comunque ruotato intorno alla concussione nei confronti di D’Ambrosio e Senese e su questa è calato definitivamente il sipario: «Perché in concorso tra loro abusando delle rispettive qualità e funzioni derivanti dalla posizione di preminenza rivestita all’interno del comune di Casamicciola Terme di sindaco pro tempore ed assessore ai lavori pubblici, nonché per il D’Ambrosio di soggetto destinatario della richiesta di concessione di suolo e permesso per costruire di un impianto per la distribuzione di carburante in via Litoranea, inducevano il privato richiedente Barulli Antonio, amministratore unico della “Abigas Service”, a promettere l’assunzione di Senese Nunzio, zio di Senese Stanislao, come futuro gestore dell’impianto stesso quale unica e decisiva condizione imposta per l’assegnazione dei lavori indicati; in particolare nel corso di un incontro presso l’ufficio del D’Ambrosio tra quest’ultimo ed il Barulli, il primo induceva quest’ultimo a promettere quanto sopra indicato, dapprima convocando immediatamente, appena appreso il motivo della presentazione del Barulli, il Senese Stanislao nella sua stanza perché potesse essere rassicurato personalmente sulla prossima assunzione del parente assistendo all’incontro stesso, nonché rivolgendosi al privato con l’espressione “Sig. Barulli, lei conferma la nomina di Senese quale gestore dell’impianto, vero?”, in tal modo assicurandolo dell’eventuale buon esito della pratica solo ed esclusivamente appena ricevuta la predetta promessa di assunzione da parte del denunciante ed al contempo disinteressandosi del tutto di ogni altro aspetto tecnico-procedimentale della vicenda amministrativa pendente presso l’ente appaltante».
E tutto fini’ a tarallucci e vino, come al solito.