mercoledì, Gennaio 22, 2025

Processo “Free Market”, il pm Loreto chiede condanne per 33 anni e 7 mesi complessivi

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L’attenzione della pubblica accusa si è focalizzata sull’imputato principale Antonio Stanziola, per il quale ha sollecitato la condanna a 6 anni e 6 mesi di reclusione. 3 anni e 6 mesi per Antonio Schiano e Antonio Scordo; 3 anni per Raffaele Piro e Maria Grazia Di Scala; 2 anni e 8 mesi per Ciro Pinelli; 3 anni e 3 mesi per Ottavio Di Meglio e Paolino Buono; 2 anni e 8 mesi per Alexandra Eugenia Di Meglio; 3 anni e 3 mesi per Giorgio Vuoso; prescrizione per Salvatore Di Costanzo ed Ernesto Napolano; assoluzione per Antonio Vuoso

Si avvia verso la conclusione dopo quasi dieci anni dall’esplosione dell’inchiesta il processo “Free Market”. Una indagine che all’epoca mise in subbuglio il Comune di Barano, per il numero e le cariche ricoperte dagli allora indagati. Il pubblico ministero Giuseppina Loreto in quella fase richiese e ottenne dal gip Pasqualina Laviano finanche la custodia cautelare in carcere per l’accusato (e oggi imputato) principale, il tenente della Polizia Municipale Antonio Stanziola. L’indagine si focalizzò sulle irregolarità e illeciti emersi nel corso delle attività investigative in relazione alla gestione di fiere, mercatini ed altri eventi, ma anche alle attività dell’Ufficio Edilizia ed altri aspetti della vita amministrativa baranese.

La requisitoria sugli illeciti al Comune di Barano dopo 9 anni di dibattimento. Assoluzione perché il fatto non è più previsto come reato per tutte le ipotesi di abuso d’ufficio e prescrizione per tutti i reati diversi dal peculato, concussione, corruzione e falso

Tredici gli imputati, tra i quali figurano anche un ex sindaco e l’attuale comandante della Polizia Municipale: Paolino Buono, Salvatore Di Costanzo, Alexandra Eugenia Di Meglio, Ottavio Di Meglio, Maria Grazia Di Scala, Ernesto Napolano, Ciro Pinelli, Raffaele Piro, Antonio Schiano, Antonio Scordo, Nicola Antonio Stanziola, Antonio Vuoso e Giorgio Vuoso.

I reati contestati a vario titolo vanno dall’abuso d’ufficio (oggi abrogato) al peculato, alla concussione, alla corruzione e al falso.

Dopo un lungo dibattimento durato nove anni e l’escussione di numerosi testi, nell’udienza di ieri è stata la volta della requisitoria del pubblico ministero. La discussione della dott.ssa Giuseppina Loreto si è soffermata soprattutto sulla figura di Antonio Stanziola, personaggio principale e imputato gravato dalle accuse più numerose e gravi, indirizzando la propria attenzione sul suo comportamento, da cui per l’accusa emerge in tutta evidenza l’“arroganza del potere”. Ed infatti per Stanziola è arrivata la richiesta di condanna più pesante: 6 anni e 6 mesi.

Decisamente più contenute ma comunque severe le richieste per gli altri imputati: 3 anni e 6 mesi per Antonio Schiano e Antonio Scordo; 3 anni per Raffaele Piro e Maria Grazia Di Scala; 2 anni e 8 mesi per Ciro Pinelli; 3 anni e 3 mesi per Ottavio Di Meglio e Paolino Buono; 2 anni e 8 mesi per Alexandra Eugenia Di Meglio; 3 anni e 3 mesi per Giorgio Vuoso. Sollecitata invece la prescrizione per Salvatore Di Costanzo ed Ernesto Napolano e l’assoluzione per Antonio Vuoso.

In totale le richieste del pm, sommando le posizioni di tutti gli imputati, ammontano a 33 anni e 7 mesi.

Ovviamente è stata richiesta l’assoluzione perché il fatto non è più previsto come reato per tutte le ipotesi di abuso d’ufficio; nonché la prescrizione per tutti i reati diversi dal peculato, concussione, corruzione e falso.

IL DANNO AL COMUNE

Se la pubblica accusa ha puntato il dito contro Antonio Stanziola, ugualmente anche le richieste di parte civile sono state rivolte in particolar modo alla posizione dell’imputato “principe”. In proposito l’avvocato Cristiano Rossetti, difensore del Comune di Barano, ha sollecitato il risarcimento del danno in favore dell’Ente.

La lunga e complessa indagine condotta dai Carabinieri aveva riguardato in particolare la gestione del mercatino di Testaccio, dove lo Stanziola avrebbe avuto un ruolo predominante, impegnandosi a richiedere con una certa frequenza e insistenza somme di denaro o altre utilità. La richiesta più singolare, riferita da una delle parti offese, sarebbe stata quella di pretendere in regalo 200 panini farciti. Elementi emersi non solo dalle testimonianze, ma anche dalle numerosissime intercettazioni telefoniche. Anche in questo caso il protagonista principale era sempre Stanziola, impegnato in conversazioni con diversi interlocutori interessati alla gestione del mercatino da parte della e Pro Loco di Testaccio. Sotto la lente di ingrandimento finirono anche le modalità di pagamento per l’occupazione di suolo pubblico da parte dei mercatali.

Per un certo periodo, gli investigatori piazzarono anche delle “cimici” all’interno dell’automobile di servizio che utilizzavano gli appartenenti al Corpo della Polizia Municipale, che vennero però poi scoperte.

Anche nel caso della “Casa Bianca”, la struttura ricettiva ai Maronti, Stanziola rivestiva un ruolo centrale, essendo stato responsabile per un periodo dell’Ufficio tecnico comunale.

Gli episodi oggetto delle indagini si erano verificati per la maggior parte tra il 2012 e il 2013. I testi che sono sfilati in questi anni nell’aula del tribunale di Napoli hanno riferito sui fatti a loro conoscenza.

Nella fase successiva vennero eseguite anche delle perquisizioni soprattutto negli uffici comunali, al fine di acquisire nuova documentazione utile alle indagini. Inoltre all’atto della esecuzione della ordinanza cautelare vennero sottoposti a sequestro computer, tablet e alcuni cellulari utilizzati dallo Stanziola.

Tutti fatti che sono stati “vivisezionati” in questi lunghi anni di processo e che hanno indotto il pm Loreto a presentare le richieste di condanna che abbiamo riferito.

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