mercoledì, Marzo 26, 2025

Procida dopo il boom del 2022:il commercio in crisi e l’anima dell’isola che riemerge

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Dopo l’entusiasmo di “Procida Capitale”, tante attività chiudono

Il fermento e l’entusiasmo che hanno accompagnato il biennio 2021-2022 sembrano essersi dissolti nel giro di pochi mesi. Dopo l’anno d’oro in cui l’isola ha brillato sotto i riflettori nazionali ed europei grazie al prestigioso titolo di Capitale Italiana della Cultura, il volto economico di Procida sta cambiando rapidamente. Il sogno di una crescita commerciale duratura si è infranto per molti imprenditori locali, che oggi si trovano costretti a chiudere le proprie attività.

Passeggiando per le vie storiche dell’isola, il cambiamento è evidente: numerosi negozi, ristoranti e locali che avevano aperto o si erano rilanciati durante il boom turistico stanno abbassando le saracinesche. Un fenomeno che non può essere attribuito solo alla fine dell’evento culturale, ma che sembra rivelare un aspetto più profondo della natura economica di Procida.
Eppure, il turismo non è scomparso. Gli sbarchi continuano, soprattutto nei mesi caldi, e l’isola mantiene una discreta affluenza di visitatori. Tuttavia, la spesa media dei turisti è in forte calo: si assiste a un turismo “mordi e fuggi”, fatto di escursioni giornaliere e consumi limitati al minimo. Il commercio, che molti avevano interpretato come la nuova frontiera dell’economia procidana, non è riuscito a reggere l’onda d’urto del post-boom.
La chiusura di molte attività commerciali non è solo il sintomo di una crisi economica passeggera, ma forse rappresenta qualcosa di più profondo: la vera essenza di Procida sta riemergendo.

A differenza di altre località turistiche, l’isola non ha mai avuto una tradizione commerciale forte. Procida è terra di marinai, pescatori e piccoli artigiani, con un’economia che storicamente si è sempre basata su attività legate al mare e sulle risorse locali. L’ondata di entusiasmo scatenata dal titolo di Capitale della Cultura ha portato molti a investire nel commercio e nella ristorazione, ma il tessuto economico dell’isola non sembra aver assorbito questo cambiamento come un fenomeno duraturo.
Molti procidani, infatti, non vedono nel commercio il loro futuro economico. A differenza di realtà come Capri o Ischia, dove il turismo è diventato il perno centrale dell’economia, Procida ha sempre avuto un profilo diverso, più autentico e meno legato alle dinamiche del commercio di massa.

La domanda che ora ci si pone è se questa crisi commerciale sia un’occasione mancata o, al contrario, una naturale selezione che sta riportando Procida alla sua vera identità.
Il titolo di Capitale della Cultura ha rappresentato un’opportunità straordinaria, ma senza adeguate politiche di supporto il suo effetto si è rivelato temporaneo. Molti imprenditori hanno investito nel commercio con l’illusione che il boom fosse duraturo, ma senza una strategia turistica a lungo termine e senza incentivi concreti, il mercato ha subito una contrazione inevitabile.

D’altra parte, è possibile che la chiusura di molte attività non sia solo un segnale di crisi, ma anche di una scelta consapevole. Forse Procida non vuole (e non può) trasformarsi in una località turistica di massa come Capri o Ischia. Forse il commercio non è mai stato il vero volano economico dell’isola e il ritorno a un modello più tradizionale, fatto di pesca, artigianato e piccole attività familiari, è la strada più naturale per la comunità locale.
Quel che è certo è che Procida dovrà trovare un equilibrio tra passato e futuro. Il turismo resta una risorsa fondamentale, ma deve essere gestito in modo sostenibile, senza snaturare l’anima dell’isola.

Forse Procida non ha bisogno di un commercio aggressivo o di un turismo di lusso, ma piuttosto di un modello economico che valorizzi la sua unicità. Un turismo più lento, più autentico, capace di rispettare l’identità del luogo e di creare opportunità senza stravolgere la vita quotidiana dei suoi abitanti.
La sfida per il futuro sarà proprio questa: trovare il giusto compromesso tra sviluppo e tradizione, tra opportunità economiche e tutela dell’identità procidana. Perché se c’è una lezione che Procida ha insegnato negli ultimi anni è che la sua forza non sta nei numeri o nei grandi investimenti, ma nella sua autenticità. E forse è proprio questa autenticità la vera chiave per il futuro dell’isola.

Autore

  • Leonardo Pugliese

    Leo Pugliese, nasce a Napoli ma vive e risiede a Procida. Giornalista da oltre 20 anni, è laureato in Scienze Politiche ed è stato giovane Ricercatore Universitario. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche, diverse TV e programmi televisivi. E' padre di Michela, la gioia della sua vita.

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1 COMMENT

  1. E certo che chiudono le attività,i proprietari dei fondi commerciali hanno raddoppiato,se non addirittura triplicato i canoni di affitto così come l’Enel ha fatto con le bollette.Una volta si riusciva a guadagnare bene con bar e ristoranti,ma adesso ormai è pura illusione!

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