Sono onesto, fino all’ultimo ho pensato che Procida stesse dando un esempio. Si stesse dimostrando un popolo che combatte e che rivendica i suoi diritti. E invece, purtroppo non è così. L’unica cosa in cui Procida riesce meglio di Ischia è dove arriva l’anziano dipendente regionale con forti influenze nei trasporti marittimi. Ma presto andrà in pensione.
Procida non dà nessuna lezione di protesta. Assolutamente.
Procida è una comunità di circa 10 mila abitanti. Quanto Barano. Un po’ più di Casamicciola. Una comunità limitata dove c’è una sola maggioranza e una sola minoranza. Dove c’è una sola “chiesa”, dove vige una forma di omertà diffusa tipica dei piccoli centri e, ultimo ma non ultimo, quel senso “mi guardo il mio” e non alzo mai gli occhi.
Voglio tenere per un attimo da parte l’oggetto della protesta, la sua facile strumentalizzazione e il suo interesse diffuso. Per gli stessi fatti, nel 1993, Ischia, fece lo stesso se non di più, ma viviamo nel 2016. Di selfie, di post e di poco altro. Ma torniamo per un attimo alla dimensione della comunità.
Una fiaccolata, un corteo e una pacifica manifestazione sul porto non sono poi, chissà cosa. La fiaccolata con tanto di sindaci in fascia tricolore l’ha fatta Barano quando l’ASL ci ha scippato Villa Orizzonte e il SIR.
Un corteo di protesta, per le strade l’ha fatto Casamicciola. Costringemmo il commissario alla revoca di assurde tariffe TARES.
Un porto bloccato? Lo hanno fatto i nostri trasportatori, qualche anno fa. Ad Ischia. Un presidio continuo per le corse notturne.
Procida, per la sua protesta, ha fatto un po’ di glamour sulle testate regionali alla ricerca di foto e storie rosa, di qualche take e di una ricca rassegna stampa. Ischia, ha gente sotto processo, ebbe organizzatori denunciati, passaporti ritirati e tanta altra storia. Ma non voglio fare nessun paragone. Voglio solo evidenziare quanto sia relativa la protesta procidana.
Partiamo da un fatto politico. Mi chiedo se non sia legittimo chiedere le dimissioni di quel sindaco del PD che non riesce a proteggere il suo ospedale dalla sanità del PD al governo. Ma lasciamo stare la polemica politica. Passiamo a quella di fatto.
Immagino (e spero) che Procida vinca e ottenga quello che aveva. E, quando avrà ottenuto quello che aveva mi chiedo se non sia giusto che Procida faccia sentire la sua voce perché i suoi malati di cuore possano ricevere le assistenze dell’UTIC del Rizzoli a rischio. Perché è vero, l’ospedale non si tocca, ma Procida non aveva un ospedale. Procida è legata in maniera forte ed evidente con il Rizzoli di Ischia. Con i suoi servizi territoriali, con il suo ospedale e con tutto quanto esista sul nostro territorio targato ASL Napoli 2.
Mi chiedo perché Procida non protesta per le sue partorienti e per i suoi neonati. I quali, come quelli ischitani, dove nessuno protesta, hanno subito e subiscono lavori in reparto fatti male e rumorosi proprio come accade ed è accaduto alla ginecologia del Rizzoli.
Mi chiedo come mai Procida, che oggi si mette in posa sul porto, non protesti per i suoi malati che, in medicina generale sono costretti a subire i disagi dei lavori ridicoli al Rizzoli solo perché qualche manager ASL si deve atteggiare con De Luca, atteso per il prossimo week-end.
Mi chiedo come mai Procida non protesti perché i suoi malati oncologici devono stare come le sardine stipate in un corridoio giallo (e menomale che esiste!) insieme a tanti altri e non si trovi un posto migliore.
Mi chiedo come mai Procida non alza la voce a favore dei medici e degli infermieri che, ogni giorno, sono costretti a turni massacranti e a salti mortali per coprire tutte le esigenze dei vari reparti.
Procida pensa solo ai fatti suoi. Procida è come Barano, come Casamicciola, come Forio, come Ischia che si disinteressa se il problema non è proprio il suo. Diciamo “personale”.
Il senso di protesta di una società è diverso. Non è quello che ti spinge a scendere in piazza solo perché il fatto “tuo” non va come deve andare. Come accade a Procida accade a Forio, a Lacco Ameno e a Serrara Fontana giusto per nominarli tutti.
Procida per l’ospedale è come gli avvocati per il tribunale.
Dobbiamo ancora imparare, purtroppo, a scendere in campo. A difendere i nostri diritti. Tutti.
Procida chiede che le venga ripristinato quello che aveva prima. Poco importa se poi non aveva nulla.
Nessuna lezione da una fiaccolata con un sindaco in fascia tricolore. A Barano ce ne erano 6. Hanno fatto ridere allo stesso modo.
Nessuna lezione da un mano nella mano sul porto coordinato con le forze dell’ordine che è servito più a realizzare una coreografia che a rivendicare un diritto. La protesta per un diritto alla salute resta ancora un miraggio. Lontano.
Noi siamo qui, a scrivere che l’ASL punisce i nostri malati con lavori assurdi e senza ratio. Noi siamo qua, soli, a protestare per la sanità, a essere curati male al Pronto Soccorso (esperienza personale). Noi siamo qua, soli, a protestare per la sanità, a dover dare spiegazioni a infermieri e non solo di quello che scriviamo. Dobbiamo pregare che la dottoressa di turno non ci riconosca e non ci “punisca” perché è stata rinviata a giudizio
Noi siamo qua, soli, a protestare per la sanità. Per quella di Ischia e per quella di Procida.
I procidani ci sfottono chiamandoci iscaiuolo. Ci sfottono sulla festa di s anna. Ci sfottono sull’acqua che passa prima da loro.