Psicologicamente dr Enzo Sarnelli | Essere pienamente razionali e capaci di funzionare nella vita apparentemente in maniera normale, ma con la sensazione di sentirsi irreali e fuori dalla realtà. Con un senso precario di familiarità emotiva verso sé stessi e il mondo esterno, è davvero molto difficile da sopportare, inumano. Cerchiamo di capire le origini di questa patologia orfana e poco studiata in ambito scientifico. Lo studio descrive frequenza e qualità dei fenomeni dissociativi e la loro relazione con i disturbi di asse I e con la gravità psicopatologica, in pazienti ambulatoriali.
Metodi Il campione (N=383) è stato sottoposto all’intervista diagnostica MINI e alle scale di autovalutazione DES e SCL-90. I dati raccolti sono stati trattati con l’SPSS. L’assorbimento immaginativo è il fenomeno dissociativo più riscontrato; il meno diffuso è costituito dall’amnesia dissociativa. Emerge una relazione tra i fenomeni dissociativi e le condizioni disoccupazione, separazione coniugale e celibato/nubilato e una relazione inversa con l’età. I fenomeni dissociativi sono più frequenti nei soggetti cui è stata diagnosticata almeno una patologia di asse I e la loro gravità risulta positivamente correlata con il numero di patologie diagnosticate e con i punteggi al General Symptomatic Index dell’SCL-90.
I risultati orientano verso l’esistenza di tre tipi di manifestazioni dissociative. Un primo tipo, rappresentato dal fattore assorbimento/coinvolgimento immaginativo, si esprime lungo un continuum che va dal normale al patologico, un secondo tipo, rappresentato dal fattore depersonalizzazione.
L’analisi dei risultati dello studio mostra che le esperienze dissociative non sono influenzate dal genere, dal titolo di studio e dal tipo di professione svolta, come emerge in precedenti ricerche. È inoltre emersa una relazione inversa tra i fenomeni dissociativi e l’età dei soggetti; i soggetti più giovani del nostro campione vivono esperienze dissociative più frequenti e intense. Questo dato concorda con le conclusioni cui sono giunti Spitzer et al. secondo cui i sintomi dissociativi possono diventare progressivamente meno evidenti durante l’età adulta come effetto della maturazione e di altri fattori di sviluppo. I risultati mostrano, ancora, una correlazione positiva tra fenomeni dissociativi, stato civile e condizione lavorativa.
I soggetti nubili/celibi, i separati e i disoccupati esperiscono fenomeni dissociativi più frequenti e intensi dei coniugati e di coloro che svolgono un’attività lavorativa. Possiamo ipotizzare che condizioni di vita stressanti come la mancanza di stabilità familiare e lavorativa costituiscano fattori di rischio per l’insorgenza di sintomi dissociativi.
Per quanto riguarda la descrizione degli specifici fenomeni dissociativi, l’analisi dei dati evidenzia che l’assorbimento immaginativo (fattore 2 DES) è il fenomeno più frequentemente riscontrato nel nostro campione; è presente nell’85,2% dei soggetti senza alcuna diagnosi di asse I e nel 92,4% dei soggetti con una o più diagnosi di asse I; appare influenzato nella frequenza e nell’intensità dell’espressione dal numero di diagnosi e dalla gravità psicopatologica ma non sembra specifico della presenza di patologie di asse I, caratterizzandosi come fenomeno dimensionale. Il secondo fattore in ordine di frequenza è la depersonalizzazione
Il fattore amnesia dissociativa (fattore 1 DES) è il meno diffuso nel nostro campione, presente nel 29,4% dei soggetti senza alcuna diagnosi di asse I e nel 48,2% dei soggetti con una o più diagnosi di asse I. Il fatto che solo il 29,4% dei soggetti senza disturbi di asse I presenti amnesia dissociativa (a fronte di valori molto più alti relativi agli altri fattori della dissociazione), e l’assenza di correlazioni con l’età dei soggetti, lo stato civile e la condizione lavorativa, lasciano ipotizzare che questo tipo di fenomeno sia specifico della presenza di una condizione patologica.
Dai risultati appare evidente che l’interpretazione più adeguata dei fenomeni dissociativi non possa essere limitata a un solo modello esplicativo. È coerente con i dati della letteratura proporre un modello misto nel quale alcuni fenomeni possono essere spiegati attraverso la teoria del continuum, altri sembrano soddisfare i criteri delle teorie tipologiche. Una possibile interpretazione orienta verso l’esistenza di tre tipi di manifestazioni dissociative. Un primo tipo, rappresentato dal fattore 2 della DES assorbimento/coinvolgimento immaginativo, si esprime lungo un continuum che va dal normale al patologico. Per quanto la manifestazione di questi sintomi aumenti con la gravità della compromissione clinica, non c’è nessuna evidenza di un legame specifico tra la presenza di patologie di asse I e l’assorbimento immaginativo. È possibile ipotizzare che questo fenomeno esprima una risposta fisiologica del SNC allo stress, che aumenta quindi di intensità ma non cambia nella qualità in situazioni di maggiore pressione o sovraccarico emotivo.
I dati sembrano indicare che, a esclusione dell’assorbimento immaginativo, i fenomeni dissociativi gravi sono collegati alla gravità della sofferenza psichica e alla giovane età e quindi ad aspetti di maturazione psichica e cerebrale. Entrambe queste condizioni infatti possono predisporre a un’alterazione delle funzioni di memoria autobiografica, esperienze dell’identità e coscienza della percezione dell’ambiente. Sotto il profilo della valutazione psicodiagnostica e del trattamento è importante evidenziare alcuni elementi sostanziali. I sintomi dissociativi moderati e gravi sono spesso indicatori di abusi e maltrattamenti o di esperienze di stress particolarmente rilevanti. La valutazione psicopatologica di base dovrebbe includere di routine l’esplorazione e la quantificazione dei fenomeni dissociativi.
Ciò nonostante, essi tendono generalmente a essere ignorati nelle consultazioni psicologiche e psichiatriche. Il clinico, a meno che non si trovi di fronte ai chiari e gravi sintomi del disturbo dissociativo dell’identità, tende a non monitorarli e il paziente stesso può escluderli dall’anamnesi perché, a causa della cronicità delle manifestazioni, non li vive più come interferenti nelle sue attività quotidiane. È invece evidente che sia gli eventi di vita all’origine delle esperienze dissociative (abusi, maltrattamenti, stress) sia il loro significato psicodinamico devono essere tenuti in considerazione nei protocolli di trattamento psicofarmacologico e psicoterapeutico di questi pazienti, nei quali le sindromi ansiose e depressive possono essere secondarie all’alterazione dell’esperienza dell’Io (3). È importante fare diagnosi, fondamentale lo spazio-tempo nella stanza dell’ascolto, dove ogni soggetto è unico.
La terapia centrata sull’alleanza medico-paziente mirerà al rafforzamento dell’Io, sollecitando le proprie risorse interne che stabilizzeranno i rapporti interni del soggetto con quelli esterni.