Psicologicamente dr Enzo Sarnelli | La rabbia di un bambino, la disperazione di una madre, la collera del padre, sono sentimenti forti, che ci mostrano lo stato dell’io, ovvero il luogo in cui le persone sperimentano se stesse, attraverso i movimenti profondi dell’anima. Sono continenti che andrebbero compresi, svelati, nella loro soggettività, senza generalizzare.
Una missione quasi impossibile anche per la farfalla, non basterebbero da sole leggerezza e delicatezza per poggiarsi su questa ferita. Perché sono storie di vita, che segnano i particolari e ci spiegano come la persona ha dovuto conquistarsi, pezzo per pezzo, la sua modalità di stare nel mondo.
La quotidianità scandisce solo il tempo sincronico degli orologi, e non quello accorato della persona. Tutti ci ritroviamo a fare ordine con le memorie e le immagini di esistenze che hanno strutturato identità e romanzi di vita. Ciò che il soggetto sperimenta nel suo presente, a volte, diviene una realtà scomoda, inaccettabile. Ed è così che, due fidanzati si lasciano, un marito tradisce la moglie, un figlio sopravvive nei video giochi. Eppure, dietro le tragedie umane, convivono sentimenti come; rabbia, paure, fobie e comportamenti nevrotici. Ma questi altro non sono, che sentimenti secondari, svolgono la funzione di coprire, rendendo le persone inconsapevoli rispetto a ciò che sta accadendo. Rappresentano una sorta di difesa contro la ferita originaria, ovvero l’interruzione del grande amore paterno e materno.
Le neuroscienze stanno studiando l’influenza dei contesti umani e relazionali, rispetto al periodo della gestazione materna. E hanno notato, che oltre alla trasmissione del D.N.A genetico, il feto riceve anche il D.N.A culturale, una sorta di apprendimento che filtra attraverso i sentimenti della madre. L’infanzia è il tempo delle scoperte, i bambini con un occhio esplorano il mondo e con l’altro ricercano lo sguardo rassicurante della madre, come in una danza, nessuno perde il ritmo. Ma nella circostanza avversa, quando un bambino si disconnette dalla focalizzazione madre-bambino, si genera l’interruzione del movimento verso la persona amata. Un ricovero prematuro, una tragedia familiare, sono esperienze di vita che minano profondamente i sentimenti del bambino. Tutto ciò fa sì, che l’amore si trasformi in dolore. Questo dolore rappresenta l’altro versante dell’amore.
Quando il dolore è talmente grande, in seguito il bambino, non vorrà mai più avvicinarsi ad esso. Da adesso in poi, tutto cambierà, il bambino interromperà il movimento verso la madre o verso le persone che prima erano importanti, preferendo la lontananza che poi, diventerà distacco. Al posto dell’amore, sente rabbia o disperazione e rimpianto. La difficoltà dell’esistenza umana è data proprio dall’incapacità di parlarsi, di continuare a chiedersi le cose, tra un io ed un tu.
È così che un giovane non riuscendo a parlare dei suoi sentimenti, perché non ha sperimentato esperienze animiche, giura il suo amore al partner, tatuandosi sul suo corpo le iniziali del nome. “Ti dimostro il mio grande sentimento, scolpendo sulla mia pelle una parte di te”. Una sorta di giuramento e nello stesso tempo l’illusione che questo amore sia eterno. Se il processo di cancellazione dei comuni obiettivi, si sostituisce al rapporto originario, ben presto ognuno costruirà il proprio confine che servirà per difendersi dall’altro.
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Tutto questo nel rispetto della grammatica e della sintassi. Ma oltre i perfezionismi, si celano le così dette sgrammaticature umane, che afferiscono a copioni di vita che hanno dovuto, precocemente, confrontarsi con l’interruzione dal contatto pieno della vita. Una sopravvivenza al limite, convivendo con sentimenti secondari e presi in prestito da altri.
Un copione di vita già scritto e non voluto. Ogni essere umano che incontriamo, non è solo ciò che i nostri occhi vedono. Fino a quando ci limitiamo nel confine dato dal formalismo sociale, non sapremo nulla di più, degli occhi che abbiamo contattato per un attimo. La persona è un sistema che custodisce tracce e sentimenti delle persone che amiamo e che abbiamo amato, in continua evoluzione. Ricominciare a vivere consapevolmente, assume il significato del vivere con responsabilità. Avendo rispetto e cura per sé stesso, ritornando in quella scena primaria, dove li abbiamo interrotto il movimento d’amore.
Oggi più di ieri siamo consapevoli che per vivere la propria esistenza in salute, è fondamentale riprendere il dialogo interiore con la parte del bambino che tutti siamo stati. Incontrare il proprio bambino interiore energizzandolo attraverso la cura della parola che costruisce legami autentici. E’ senz’altro vero che l’esistenza umana è costellata da momenti di felicità e di sofferenza, bisogna saper attraversare il mondo con la consapevolezza che tutto si trasforma, anche i sentimenti. Riconoscere il proprio romanzo di vita, significa accettare ciò che è stato, senza combatterlo, spingendosi oltre i sentimenti di superficie e puntando verso la meta; conquistare l’amore.