Psicologicamente dr Enzo Sarnelli | Molti disagi e conflitti dell’uomo generano dall’impossibilità di contattare le parti più profonde di ognuno di noi. Ogni bambino dovrebbe essere amato, accudito e sostenuto nella sua crescita, quando questo processo subisce delle interruzioni, rischiamo di perdere la bussola.
E’ così che l’ambiente circostante diviene pericoloso e provoca sofferenza, mattone dopo mattone imparerò a murare le mie vie d’uscita, il primo a non credere in me e l’altra parte di me!. Se tu sei, non hai bisogno di possedere nulla, la brama del possesso corrisponde alla mancanza di essere, meno sono, più ho bisogno di possedere. Più ci alleniamo ad avere brama di ottenere le cose, più diveniamo carenti nell’essere.
E’ inversamente proporzionale con l’aumentare dell’una, diminuisce l’altra. Sappiamo bene che un sasso è, un gatto è, l’essere umano allo stato profondo è, ma vive tutto nella dimensione diversa dell’essere, perché l’essere indica l’autenticità, l’uomo è frammentato, è fatto di più parti che attraversa l’intero genere umano. Abbiamo bisogno di una mappa, una sorta di google-search che ci orienta nella giusta posizione. Il dis-orientamento genera paura, e la paura genera bisogno di controllo, l’uomo a volte, può non conoscere l’origine delle sue paure e quindi, si perde nella ricerca della sicurezza dove rischia di non trovarla. L’essere umano è molto abile a costruirsi le proprie prigioni, luoghi del non essere, dove tutto è immobile, nonostante il passare del tempo. Perché fa tutto questo? Per molteplici motivi; probabilmente per familiarità, per non rischiare di esporsi troppo, per paura. La scissione che alberga nell’uomo è tra ragione e sentimento, io penso in un modo ma sento in un altro.
C’è un profondo conflitto tra le molteplici parti che convivono dentro di noi. Ad esempio “voglio diventare un ingegnere, una parte di me cercherà di realizzare me stesso ma un’altra parte, che qui chiameremo il sabotatore, renderà tutto molto difficile, giudicandomi e contaminando negativamente i miei pensieri”.
Se un gatto vuole salire su un albero, lo fa senza ripensarci. Noi, invece, mentre stiamo compiendo l’azione, ci fermiamo, ci ripensiamo, cosa significa questo? Significa che non siamo uno, ma tante parti che tentano di esistere insieme. A questo punto è essenziale comprendere che la “salute è essere totali”, il nostro benessere bisogna co-costruirlo insieme alle persone che amiamo, con gli amici che riteniamo “persone autentiche” degne della nostra fiducia e verso le quali noi ci affidiamo.
Ma qual è la difficoltà che tutti incontriamo? l’identificazione con quel frammento di me, se io mi coalizzo con una sola parte di me, non ne uscirò mai, perché la mia visuale sarà sempre molto limitata. Allearsi con un pezzo del mio essere è limitante per la mia vita, ciò significa che altro non farò che legarmi alla condizione in cui sono totalmente calato. Cosa possiamo fare quando ci troviamo a sperimentare questo stato? Sarebbe bene poter guardare sempre da fuori, ovvero divenire non giudice ma osservatore di se stessi, in modo pacifico, senza paura. Si tratta di staccarsi dal molteplice delle parti dell’essere, per poter finalmente vedere e riconoscere tutte le altre parti che costituiscono il mio modo di essere.
E come lo facciamo? Senza polemizzare ma con compassione per noi stessi, come se stessimo guardando la nostra vita da un finestrino di un treno. Questo processo è abbastanza complicato, perché prevede un lavoro inter-personale profondo. A volte, risulta difficile poterlo fare da soli, perché troppo invischiati nel personaggio che abbiamo creato di noi. Bisogna stare sempre “su sé stessi”, volendosi bene rispettandosi, per quanto complicata possa essere la condizione in cui viviamo, vale sempre la pena compiere il viaggio dell’eroe, che decide di esplorare non solo la parte più bella ma anche gli angoli più nascosti e difficili da raggiungere. Una sorta di rivoluzione che ci proietta verso l’individuazione del sé, ad un tratto scopriamo che non è stato facile, convivere governando in casa propria.
L’Io sano realizza se stesso, in primis, riconoscendo come è fatto, in secundis, cerca di integrare ciò che è nutriente e di lasciare andare ciò che oggi, da adulti, non è più essenziale per la crescita personale. Bisogna regalarsi il tempo buono per formare sé stessi e per incontrarsi senza pregiudizi, accarezzando l’idea che bisogna accettare la realtà per ciò che è, senza sentire la pretesa di volerla cambiare.
È qui che possiamo scegliere se essere o possedere? Se vogliamo combattere un disagio oppure tentare di elaborarlo, accettarlo per ciò che è. Socrate diceva che, se una persona è arrabbiata, è stato violato un bisogno, se c’è tristezza, sono i sentimenti a non essere riconosciuti. Cosa possiamo fare? Sarebbe bene innanzitutto, comprendere le emozioni personali, come siamo strutturati, il compito dell’adulto è di educare i circuiti emozionali per poter esistere in modo sano, per potersi riconoscere come adulto.
La pienezza che ne deriva fa sì che le parti più infantili che persistono in alcuni aspetti della nostra esistenza, possano essere disattivate perché adesso non hanno più motivo di sopravvivere. Sarà meraviglioso scoprire che da adulti è possibile fare tante cose, il mio è un ritorno al presente, tutto ciò che sto vivendo nel qui ed ora, acquista forza e si cristallizza nel mio pensiero che diviene azione.