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Quando il “pubblico” c’entra in ogni caso |#4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 2 novembre 2024



Se facciamo il giro dell’isola d’Ischia, ci imbattiamo in una serie di brutture storiche, la cui esistenza è figlia dell’irrazionalità di un sistema che le consente e da cui hanno preso vita. Partiamo da Ischia Ponte, con il cantiere sotto sequestro del Parcheggio della Siena. Poi ci dirigiamo a Casamicciola, dove non sfugge a nessuno il telaio in cemento armato di quella che doveva essere la caserma della Guardia Forestale in pieno Bosco della Maddalena, per poi passare sul lungomare e ammirare il sempiterno rudere del Pio Monte della Misericordia (e trascuriamo il Capricho solo per un attimo, visto che sta per essere demolito). Al confine tra Casamicciola e Lacco Ameno, se così possiamo dire, come potremmo mai dimenticare i resti del complesso “La Pace – Il Tukul – Mediolanum”; così come a Zaro, in una delle zone più suggestive dell’intera Isola, chissà per quanto ancora ci sarà l’area di trasferenza rifiuti proprio a picco sul mare, con i suoi insopportabili odori e rumori. Ho saltato volontariamente a pie’ pari la zona terremotata tra Casamicciola e Lacco Ameno, sebbene anche lì certi scenari apocalittici restino insopportabili e imperdonabili dopo ben sette anni dal sisma. Qualche chilometro dopo, ecco in bella mostra e a pochi metri da Citara lo scheletro di un altro scempio di Stato, quello della mancata caserma dei Carabinieri, tuttora abbandonato a sé stesso dopo una quarantina d’anni; e Campotese, un’area ormai fortemente antropizzata e con centinaia di costruzioni d’ogni genere, fa il verso sia all’ambizioso progetto dell’aeroporto sognato dal grande Angelo Rizzoli sia all’oasi verde di Citronia, un tempo posto di caccia eccellente per il passo delle tortore, situato di lì a poco. Un peccato anche il complesso Toccaneto, rimasto abbandonato per anni e anni, anche se non so attualmente cosa ci sia al posto della “creatura” di Peppino Di Meglio “’u ‘mericano”, così come la nuova costruzione sotto il piazzale dei Maronti, ferma ormai da un paio di annetti con un fabbricato realizzato ex novo e rimasto anch’esso privo di ultimazione.
Mi fermo qui solo per esigenze di spazio, ma ognuno di Voi, cari amici Lettori, potrebbe sicuramente aggiungere altre cartoline a quelle da me menzionate finora. Eppure il denominatore comune di queste menzioni è l’indifferente rapporto che tali incongruenze hanno con la loro esistenza, a prescindere se opera di privati o del “pubblico”. Lo schifo permane a prescindere, dall’amministrazione pubblica (nel senso più ampio del termine) che non provvede a sanzionare, ordinare e, in ogni caso, risolvere, o che se ne renda addirittura protagonista impunita.E allora, detto in soldoni: ma se il pesce puzza dalla testa, come potremmo mai pretendere che una comunità riesca a maturare e crescere dal basso?

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