lunedì, Dicembre 23, 2024

Quando la mente non respira. Le persone sensibili spesso danno agli altri ciò di cui hanno bisogno per se stessi

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DOTT. ENZO SARNELLI. Quando una donna decide di guarire sé stessa, si trasforma in un’opera di amore e compassione che non guarisce solo se stessa ma tutta la sua discendenza. Il corpo è il luogo dove sentiamo e conosciamo il mondo, vivendo impariamo a personificarlo e lo sperimentiamo nella buona e nella cattiva sorte, sempre, perché esso è noi. Quando l’anima si ammala, il corpo accusa il colpo entrando in contatto con il dolore, quello più profondo che avvertiamo come un ospite non gradito, un tiranno che limita le funzioni del nostro io-corpo. Questo è il luogo dove tocchiamo con mano l’essenza dell’essere; chi sono? come sono? dove facciamo l’esperienza difficile di comprendere che siamo tutti soli davanti alle scelte importanti della nostra vita. Siamo chiamati ad attraversare l’esperienza del mal di vivere, essere soli significa che la vita è come un abito, nel momento che lo indossiamo, ci appartiene e non può essere spartito con altri.

Ciò che possiamo condividere con i nostri cari, sono i momenti, gli attimi fuggenti che rappresentano il nostro modo di essere, l’amore per un figlio, i progetti di un’esistenza, azioni che incarnano la parte più profonda e nascosta del proprio sé. La vita assume un significato diverso, quando siamo posti nella condizione di immensa mancanza, che provoca sofferenza nel corpo e nella sua mente. Lo stato d’animo che ne deriva è deprivato dalle sue energie vitali, il complesso sistema Mente-Corpo viene duramente offeso. La malattia, quando diviene invadente, ovvero quando non è più circoscritta nella sola periferia del soma, è prima di tutto “sofferenza della mente”, mancanza di Amore, inteso come quel nutrimento primordiale ed essenziale che in sua presenza rende gli individui capaci di sentire e provare emozioni. Ma che in sua assenza genera sconforto e lascia un costante senso di paura, che logora le strutture vitali della persona. La condizione fisica peggiora a tal punto, che il respiro e le funzioni vitali devono essere garantite e monitorate 24h da una macchina. Il corpo diviene il luogo del non essere, lo spazio mancato e la mente deprivata del suo prolungamento;il corpo. In queste condizioni, diviene arduo relazionarsi con il mondo e con le persone amate, la mente è meravigliosa, cerca una soluzione, quella più percorribile e si fa spazio l’idea di lasciare questa casa che è divenuta invivibile.

Con difficoltà enormi e con l’aiuto di un sintetizzatore vocale, le parole servono a pronunciare la confessione:. Una volontà sentita e accorata che deve essere rispettata da coloro che vogliono il bene di chi soffre. Assumersi il compito di raccogliere questo ultimo appello della persona che ci sta informando sul suo status, come individuo capace di intendere e volere, seppure deprivato delle sue fondamentali capacità fisiologiche.
La fine della vita tende ad assumere un significato liberatorio, paradossalmente la morte viene sentita come una madre buona, di un luogo in cui si potrà stare tranquilli, finalmente affrancati dalla sofferenza.

La vita è sicuramente l’opera più significativa e per questo anche più impegnativa per ogni essere umano. Ciò che la rende meravigliosa è l’intenzionalità di ognuno a viversela come meglio aggrada, realizzando il proprio Sé, esprimendo i propri bisogni, le proprie caratteristiche psicologiche. Nascere non è scontato ma è un dono, da subito impariamo ad arredare la nostra casa, il luogo dove vivremo fino alla fine dei nostri giorni; il nostro corpo. Comprendiamo che c’è un posto per tutti da raggiungere e da occupare, comprendiamo e distinguiamo la differenza tra il voler crescere e l’essere cresciuti, mantenuti in vite che non ci appartengono.

L’uomo sperimenta se stesso attraverso le diverse esperienze che la vita gli offre, decide per alcune e ne scarta altre, contatta le parti più profonde del suo essere e scopre i sentimenti. Sotterranei spesso abbandonati in attesa di essere rivisitati e riportati alla luce, grazie a nuovi incontri-contatti che possono risvegliare quelle energie sopite. Impiega una vita intera per ricercare il senso della sua storia, ma quando lo contatta e lo fa suo, può ritenersi l’uomo più soddisfatto della Terra. E’ lo scorrere di una vita, è il viversi addosso le sensazioni che plasmano il portamento di ogni Uomo, di quel bambino curioso e bisognoso, che gattonando decide di dirigersi verso la sua esistenza, portandosi addosso lo sguardo amorevole e responsabile dei suoi cari. Vivere assume il significato di conoscere, incontrare, cose e persone che tutte, in positivo e in negativo, contribuiranno a costruire un pezzo della storia dell’uomo. Aristotele e Freud erano convinti che la società discenda dalla famiglia, ancora oggi risulta complesso il tentativo di trasferire nella società moderna quella “amorevolezza” in grado di accontentare tutti per far funzionare bene le cose. Siamo ancora un pò lontani “dall’intelligenza emotiva”, dalla capacità di sentire e provare sentimenti adulti e consapevoli in primis verso il proprio sé e poi verso gli altri.

Come in tutte le cose della vita, anche in questo caso si scontrano due codici: quello scientifico di tipo paterno e un codice umano ,di tipo materno. Il primo vuole dimostrarsi valoroso nel misurarsi con il nemico e quando questo è la morte, il codice del padre arruola la scienza per combatterla con ogni mezzo, anche trascurando le esigenze del malato.

Qui diviene più importante sconfiggere la morte e non tanto rispettare la dignità dell’essere umano. Ma il codice materno risponde: “badate che il campo di battaglia non è un terreno inerte, è una persona, e non dobbiamo dimenticarci di lei per la lotta contro la morte. In tutte le decisioni etiche ci sono sempre due posizioni opposte. Forse sarebbe ora che questi due codici, in qualche modo, riescano a dialogare tra di loro integrandosi . L’utile del più forte, cioè del padre deve legarsi con l’utile più debole, cioè del figlio e della madre in modo da garantire l’utilizzo di una pluralità dei codici etici e non solo, capaci di far funzionare i molteplici aspetti della nostra vita. Quando l’esistenza è vissuta con pienezza e compassione, il presente cessa di essere interpretato e ci si lascia andare al flusso del movimento universale. Siamo accompagnati verso un nuovo inizio dove lasciamo i nostri sensi e integriamo il tutto.

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