Credo di averVi raccontato già qualche tempo fa l’atto di grande fiducia concessomi da mio padre quando approvò la mia scelta da appena quindicenne di avere in regalo il mio primo personal computer: era un Commodore SX-64, l’antesignano dei laptop, con un’unità floppy disk interna, un piccolo monitor a colori incorporato e una tastiera che si staccava dall’unità centrale, che nell’insieme appariva come una vera e propria valigetta pronta a consentirne la portatilità.
Quel computer lo acquistai da Angelo Banfi, nel suo storico negozio di famiglia in Via Alfredo De Luca dove oggi ha sede la BPER. In quell’occasione, quando gli chiesi il prezzo per un pagamento rigorosamente in contanti, Angelo mi svelò la sua storica formula di approccio a quella che il prof. Bellavista, attraverso uno dei suoi esilaranti personaggi, coniò quale definizione dello sconto, ovvero “un atto d’amore del venditore verso il compratore, che nei paesi civili dovrebbe essere obbligatorio e diverso da persona a persona”. Ecco la sua risposta: “Costa duemilioniquattrocentocinquantamilalire più iva. E come sconto, ti tolgo l’iva!”.
Era il 1982. A distanza di oltre quarant’anni, una nota catena regionale di negozi di elettronica, telefonia e affini, ha lanciato già da tempo la campagna “TAGLIA IVA”, senza sapere che Angelo li aveva preceduti di un bel po’ con il suo intuito da grande commerciante e provetto elettrotecnico, sempre pronto all’innovazione e al cambiamento e, comunque, punto di riferimento di un’epoca in cui il commercio al dettaglio attraverso i cosiddetti “esercizi di vicinato” aveva ancora una certa importanza, sia per chi comprava che per chi vendeva.
Oggi, addolorato per il modo singolare quanto repentino con cui Angelo ci ha lasciato dopo aver superato ostacoli ben più gravi come una cardiopatia e il Covid della primissima ora, ho scelto questo piccolo aneddoto che porto nel cuore per ben più di un motivo proprio per ricordare una persona alla quale, pur non incontrandola spesso, mi sentivo comunque molto legato. E voglio ringraziare Agata, Carlo e, soprattutto, sua moglie Francesca, anima bella e buona proprio come suo marito, perché quando sono stato a trovare Angelo al morgue del Rizzoli mi hanno accolto con il sorriso e la schiettezza di sempre, trattandomi come una persona cara perché “Angelo non ti voleva bene, ma benissimo. E ogni volta che ti vedeva avvicinarti a noi, –ha detto Francesca- sorridendo, era sempre sicuro che si sarebbe divertito un mondo con la tua allegria e il tuo sfottò.”
Quell’eterno giovanotto ottantenne mancherà a molti. E un po’ anche a me.