Le riflessioni di Sandra Malatesta | Quando faceva tanto caldo, ricordo che alcune famiglie decidevano di dormire sulla spiaggia. C’erano dei materassi di gomma piuma non troppo alti che molte famiglie avevano per i villeggianti. Una sera, Mariuccella con le figlie ma senza Catello, che di solito tornava tardi per portare i turisti in carrozza, Menena con i due figli, Mamma con noi quattro, Elisa con i suoi quattro, Rosetta con i suoi tre, organizzarono di restare, ma non tutta la notte solo qualche ora per rinfrescarci.
Ma che gioia e ci penso e sorrido tra me e me. Il caldo fu una scusa, la realtà era che volevamo stare insieme nel silenzio della notte e al fresco. Le mamme misero 4 materassi vicini appoggiati sui teloni con i quali si facevano tende o sedie a sdraio, stesero delle lenzuola e fecero mettere noi bambini più piccoli.
Quelli più grandi stesi sugli asciugamani e le mamme su delle coperture da letto. E che vuoi dormire. Noi a raccontare storie, le mamme felici andavano spesso a mettere I piedi a mare e meno male che c’era la luna.
A un certo punto i più grandi si addormentarono. Era circa l’una di notte. Ci credete?
Avevamo quasi freddo ma era umidità. Un pescatore mi spiegò che il mare voleva che lo sentissimo per questo sentivamo la pelle quasi sudata di uno strano sudore. Restai a lungo a guardare non so bene cosa di preciso, certamente Vivara sì, ma non la vedevo la mia pagnotta di un chilo di pane. Aveva quella forma che mi ricordava il chilo di pane che prendevo dal forno a legna e che non arrivava intero a casa. Guardavo ma non vedevo niente, e così cominciai ad andare dietro ai miei sogni, al punto che quando mamma mi toccò per dirmi che dovevamo tornare a casa, feci un salto. La mia pelle stava diventando meno sudata, avvertivo un fresco ovunque.
Quelle sere di caldo non ci spaventavano, noi abitavamo vicino al mare, bastava restare lì seduti o distesi per riprenderci e stare bene. Il fatto era che i grandi prendevano subito sonno stanchi com’erano, mentre noi piccoli volevamo giocare a “lik o l’ok” seduti per terra e a bassa voce, ma non lo permettevano. Ricordo quei materassi di gomma piuma che non erano comodi. Appena qualcuno si stendeva sopra, restava quasi infossato e si spaventava. Uno dei pescatori preferì mettere una coperta stesa e un cuscino perché quel materasso di gomma piuma, disse che gli sembrava una trappola e noi a ridere e ridere, fino a che uno tra i più piccoli e leggeri riuscì a prendere sonno su quegli strani materassi, che veniva a vendere a primavere un signore da fuori Napoli, portandoli con una specie di camion aperto.
Portava anche le reti singole perché chi fittava le case per la villeggiatura a luglio e agosto, aveva spesso bisogno di letti aggiuntivi e io non ricordo di aver visto a quei tempo i divano letto.
Quel pezzo di spiaggia avanti alla baracca dei Saurino sembrava un accampamento non so di chi, e faceva colore dove di solito c’era solo sabbia. Ricordo che una sera, Mariuccella fece tre o quattro macchinette di caffè napoletane e le portò sulla spiaggia, ma in pochi vollero bere il caffè perché speravano subito di dormire e tanti dicevano che il caffè non faceva dormire. E ora che ci penso quello non mi sembrava caffè ma acqua marroncina.
Così svegliammo i grandi, aiutammo a portare i materassi nelle varie case e tornammo nelle nostre case.
Quella notte dormimmo tutti senza mai svegliarci, e la mattina dopo si sentivano le voci delle mamme dire: “Ma che freschezza è a primm notte cà aggiu rurmut” Quando verso le undici noi piccoli andammo alla spiaggia, non finivamo di raccontare quella serata ai nostri amici che restavano ad ascoltare attenti e qualcuno con la bocca aperta si senti dire:”chiur a vocc sta arrivando na mosca” e tutti a ridere e ridere.
Barano Giovedì 8 agosto 2024 ore 22:45