a cura di Raffaele De Maio | Caro Direttore, da quando si è avuta conferma della nomina di Procida a capitale della cultura 2022, come cittadino insulare amante delle bellezze e della storia del golfo, seguo con interesse sulle pagine del Dispari e sui media regionali l’evolversi del progetto riguardante l’isola per il prossimo anno.
Progetto che, a quanto si legge, prevede molteplici interventi di carattere urbanistico ed artistico coinvolgenti l’impegno dell’amministrazione locale, di alcune istituzioni pubbliche e private , nonché dell’intera laboriosa comunità procidana nelle sue varie articolazioni.
Tale evento, che sicuramente allo stato costituisce un forte potenziale indotto culturale ed economico per una vetrina pubblicitaria su Procida, è foriero di rilancio turistico post pandemico non solo per l’isola, ma anche per molte realtà insulari e rivierasche del golfo.
Detto ciò vengo al motivo ispiratore di questa nota, che mi ha suggerito la lettura di un articolo su Procida riportato dal Dispari il 5 febbraio nel quale, con sollecitazioni varie, erano messe in evidenza alcune criticità territoriali e gestionali da anni presenti sull’isola a cui per l’occasione dare risposte.
A riguardo augurandomi che il tempo, il budget, la volontà e l’impegno delle professionalità in campo possano dare le opportune risposte anche a quanto sollecitato dall’articolo in questione, pongo una domanda di comune sentire che ritengo più che mai di attualità nel panorama italiano ed in piccolo in quello procidano relativo allo spirito dell’articolo in questione che mi è parso, al di là delle segnalazioni e dei suggerimenti proposti, permeato dall’atavico, scettico, sfiduciato carattere nostrano sulle cose da fare.
In proposito mi chiedo: perché quando c’è opportunità per tutti di lavorare per un fine di bene comune, a maggior ragione in un contesto economico di “abbondanza”, ci si divide ancora in Guelfi e Ghibellini, perdendo di vista opportunità che non ritorneranno più e che, invece, sono da prendere al volo gestendole, pur nella distinzione dei ruoli, con fiducia e coraggio?
A riguardo il mio sincero augurio per Procida è che le opportunità e le insidie che si nascondono dietro la bellezza culturale dell’evento in questione non rimarchino nella gestione in itinere del progetto, lo spettacolo politico nazionale di oggi, in cui ci vuole un super salvatore di turno per condurre a ragione l’ego e gli interessi in gioco, spesso camuffati da nobili ragioni di impiego comune per il bene del paese!