domenica, Settembre 8, 2024

Raggi D. Dalla Commissione Salvacalcio alle bucce di banana

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DANIELE SERAPPO | La finale di domenica sera tra Spagna e Inghilterra, lo spettacolo, la freschezza giovanile degli interpreti e la bellezza che si sono potuti cogliere oltre il risultato e l’esito, fanno prepotentemente tornare in auge lo svilente torneo degli Azzurri di Spalletti ma anche tutto ciò che al loro mesto ritorno a casa ha fatto da ricchissimo corollario e, ad un tempo, tiepido antipasto di quel che accadrà nei prossimi mesi in ambito FIGC.
Un pungente umorista, osservando la recente pochezza in campo della nostra massima rappresentativa nazionale maschile della FIGC, il brancolare nel buio e nell’approssimazione del Club Italia con “progetti” rivisti, rifatti, rilanciati o realizzati al volo e gli schiaffi che sta ricevendo dalla politica anche il palazzo del calcio italiano, avrebbe probabilmente detto che se è vero che se Atene piange Sparta non ride, è proprio tutta la Grecia che in realtà sta affondando! E non è detto che ci voglia un siluro per distruggere e far colare a picco un’intera Federazione. Basta anche ciò di cui è accusata trasversalmente: incuria, presunzione (è sempre grave credere di essere il padrone del vapore quando si è solo chiamati momentaneamente al suo timone), approssimazione, scarsa competenza nei ruoli chiave (spessissimo assegnati per nomina e per soddisfare esigenze politiche e non per foraggiare necessità tecniche) e, magari, scarso raccordo ed armonizzazione anche delle norme.

I PROGETTI VOLANTI
Si prenda ad esempio la recentissima “invenzione” della Commissione voluta da Gravina e che dovrebbe garantire maggiore cooperazione fra la Nazionale e i club di Serie A: vi sarebbero coinvolti Giuntoli della Juventus, Marotta dell’Inter, Marino dell’Atalanta e Sartori del Bologna. Sono tutti manager abili e capaci che per vincere acquistano soprattutto all’estero ma non si capisce con quale criterio sarebbero stati scelti (e perché) a discapito di altri (sempre che altri abbiano declinato o effettivamente non siano stati fatti partecipi della cosa ed abbiano acconsentito). Si pensi ad esempio che gli ultimi quattro Campionati di “Primavera 1” hanno visto per tre volte sul gradino più alto del podio l’Empoli, il Lecce ed il Sassuolo (prima squadra appena retrocessa in B) mentre gli ultimi quattro campionati U18-M sono stati vinti due volte dal Genoa e due volte dalla Spal (la cui prima squadra è in Lega Pro). Potrei aggiungere che, tolti i tre calciatori che giocano all’estero, dei restanti ventitré componenti la rosa di Spalletti ad Euro 2024, solo undici militano nelle squadre dove lavorano i quattro moschettieri citati, quindi meno del 50%. Poi, ad esempio, tra gli altri, ci dovrebbero far capire cosa potrebbe dirci sul tema Sartori considerato che in questi giorni parrebbe essere alle prese con la trattativa per il trasferimento in Inghilterra di Calafiori.

Sostanzialmente quelli che dovrebbero aiutare a guarire la Nazionale sono gli stessi che per rendere competitive a livello internazionale le rose dei club per i quali lavorano, osservano ed acquistano molto oltre confine. Ed il femminile? Questi quattro hanno competenze per il movimento femminile? Questa commissione lavorerà anche il calcio femminile o con questo ho solo dato l’ennesima idea per inserire in commissione qualche altro funzionale profilo per soddisfare il politico di turno? Anche dopo la cocente esclusione al Mondiale per mano della Macedonia del Nord si pensò a Marcello Lippi come Direttore Tecnico e salvatore della patria calcistica: uno che ha vinto il Mondiale del 2006 ma che ancora deve spiegarci come abbia pareggiato con la Nuova Zelanda (in rimonta) a quello del 2010, tornando a casa assai prima del previsto.

IL RUOLO DEL SETTORE TECNICO
A mio modo di vedere il tutto non fa niente altro che depotenziare, svuotare e sminuire il ruolo del Consiglio Direttivo del Settore Tecnico e questa stessa istituzione che, lo ricordo per chi non conosce o non è avvezzo alle paludi delle norme FIGC, già nell’art. 1 c. 5 del suo Regolamento riporta che “Il Settore Tecnico coordina le proprie attività e collabora con il Club Italia al fine di sviluppare e valorizzare l’attività tecnica delle squadre nazionali”, tutte ci aggiungerei io. Nell’art. 3 c. 3, proprio a proposito del Consiglio Direttivo, stabilisce che questo “è nominato dal Presidente Federale per un quadriennio ed è composto da un rappresentante designato da ciascuna Lega, uno designato da ciascuna Componente Tecnica, uno designato dall’AIA, uno designato dal Settore per l’attività giovanile e scolastica, uno in rappresentanza dei direttori sportivi, uno in rappresentanza dei preparatori atletici, uno in rappresentanza dei medici sportivi, nonché dal Commissario tecnico della nazionale e da due esperti indicati dal Presidente federale, d’intesa con il Presidente del Settore tecnico, sentito il Presidente dell’associazione rappresentativa dei tecnici”. Quindi anche qui è sempre Gravina che ci mette bocca, non altri.

LÀ DENTRO LA SOLUZIONE
Tanto per capirci, là dentro dovrebbe già esserci la soluzione perché ci siedono appunto Spalletti (che gira le sedi di allenamento dei club di A o dove ci sarebbero giovani di interesse nazionale) in quanto selezionatore della Nazionale “A”, Viscidi che è il Responsabile delle Nazionali giovanili, il Presidente del Settore Giovanile e Scolastico Tisci (mai sotto i riflettori nonostante il ruolo nevralgico che ricopre dal 2014 e sul cui operato sarebbe opportuno curiosare), Marotta per i direttori sportivi, Marino per la Lega di A. Ma non sembra che sta roba della Commissione sappia tanto di aria fritta (e rifritta)? Una sorta di doppione? Lo dico non solo per tutti noi, ma anche e proprio per i protagonisti. A che gioco stanno giocando? Abbiamo già il dove ed il chi (pure due esperti, si noti!!). Perché dovrebbero incontrarsi su altri tavoli e far a meno anche di altre forze sulla carta utili a capire? C’è necessità di inventarsi altro? Sai che risate se, ad esempio, come pare accadesse ai tempi di Calciopoli, qualcuno spingesse per veder convocati in nazionale i propri calciatori contrattualizzati nei club solo per farne aumentare il valore dei cartellini? A pensar male si fa senza dubbio peccato ma Andreotti diceva pure che spesso ci si piglia…

GLI ESPERTI DELLA FIGC
Scorrendo proprio l’organigramma del Consiglio Direttivo del Settore Tecnico poi, si scopre anche che i due esperti nominati in quota FIGC sono Paolo Bosi e Marcello Giustiniani. Il secondo è un avvocato, esperto in diritto dello sport mentre il primo, pure molto giovane (non sarebbe una cosa grave in linea di principio l’esser giovani), è laureato in scienze motorie e lo si ricorda nel 2021 direttore generale della San Michele Cattolica Virtus (una delle società storiche del calcio giovanile fiorentino, quella in cui è cresciuto Paolo Rossi) ma soprattutto figlio di Francesco Bosi, politico fiorentino, ex senatore tra la DC e l’UDC morto tre anni fa e fratello di Lorenzo Bosi presidente di una società sportiva fiorentina chiamata Rondinella Marzocco ma come matricola Ponte a Greve (ha cambiato denominazione), si dice amico di famiglia con il potente avvocato Viglione capo dell’ufficio legale della FIGC (anche questa non sarebbe una cosa grave in linea di principio), il quale sembrerebbe aver speso buone parole per questa nomina. Del resto nel 2021, lo stesso Bosi, intervenendo ad un convegno, parlava del suo incarico come di una “nuova esperienza”. Ohibò. L’ “esperto” è di regola un profilo che dovrebbe sapere dove e come intervenire. In questo caso, la FIGC avrebbe nominato Bosi che ammette che per lui è una “nuova esperienza”! Qualcosa non torna.
Paolo Bosi è inoltre uno dei tre Vicepresidenti (!!!) del Settore Tecnico, ruolo che fino alla sua nomina era ricoperto – sempre per la quota FIGC – da Enrico De Marchi, imparentato con la Famiglia Agnelli grazie alla moglie (nei tempi in cui andava di moda avere legami con la Juve ed avere come sponsor FIAT).

IL VULNUS DEL FEMMINILE, DEL C5 E DEL BEACH SOCCER
Così tra un esperto ed un altro (che però non si sa quanto siano esperti) si scopre anche che vicino a Spalletti mancherebbe l’apporto diretto nel Consiglio Direttivo del S.T. dei titolari delle massime panchine del C11 femminile, del C5 e del beach soccer che magari potrebbero/dovrebbero vigilare sul loro rispettivo movimento: perché? Figli di un Dio minore? Non sarebbe più opportuno riunire in unico “luogo” anche il C5, il femminile ed il beach soccer (Del Duca, ad esempio, che l’attività sul giovanile lo svolge in capo al SGS)? Perché non provarci? Ma soprattutto, a loro è mai stato richiesto di dare una mano a livello centrale? Forse la scollatura è sanabile nell’auspicabile ristrutturazione delle competenze e delle aree di lavoro proprio al Settore Tecnico.

LA CONFERMA DEL PRINCIPIO DI PETER O DELL’IMPROBABILITÀ DI PASTORE
“Improbabili”. Così, avrebbe definito molti di questi profili “esperti” (o chi li nomina), lui che alla bisogna conosceva anche modi spicci e burberi, con quel sorriso beffardo sotto i baffetti, nel modo più sferzante e tagliente che conosceva quando costretto a modi piuttosto formali. Faccio riferimento ad Enzo Pastore (domenica 14 luglio scorso è ricorso il terzo anniversario della scomparsa), segretario prima e presidente poi del Comitato Regionale Campania della FIGC negli anni in cui questo Comitato riusciva a produrre profili di spessore da un punto di vista della competenza e della capacità politica in ambito federale, al netto ovviamente di ciò che gli è stato contestato dalla giustizia ordinaria e sportiva.
A chi invece ama l’asciutto e pungente pragmatismo della Legge di Murphy, potrà pure parere calzante il Principio di Peter secondo cui “ogni soggetto tende a salire di grado fino al proprio livello di incompetenza”.

SPERARE NELLA INAUDITA OVVIETÀ
Non ci resta che aver speranza che prima o poi chi è demandato a scegliere e nominare lo faccia puntando seriamente il dito e l’attenzione su chi realmente è in grado di offrire virtuosismo al movimento e, in forza del proprio potere, saper dire anche di no a profili che mal si adatterebbero alla crescita del nostro movimento. Parlando amabilmente più volte con il Presidente Abete, dirigente a cui non manca esperienza e competenza, mi è capitato di sottolineare che uno dei problemi del calcio italiano, ancor prima della sostenibilità, è la credibilità, fin dalle fondamenta. Sarebbe bello veder posizionare al Settore Tecnico i profili migliori, capaci di dare corpo a produttivi brain storming e non magari a stucchevoli nullità, soprattutto a partire dal Settore Giovanile e Scolastico, ma non solo: le componenti possono indicare, ma il Presidente Federale ha il potere/dovere di dire anche di no. Provo a semplificare: cosa hanno mai prodotto ad oggi a livello di relazioni (scripta manent) le numerose commissioni (ne sono ben cinque!!) del SGS ed il SGS stesso oltre le mondane conferenze?

E mi chiedo anche, tanto per dire, se sia legittima la nomina del Procuratore Federale Interregionale avv. Paolo Mormando quale componente della Commissione Tutela dei Minori in seno al SGS, sebbene lo Statuto FIGC, all’art. 34 punto 17 parrebbe non consentirla. Il segretario Di Gioia lo sa? Se n’è accorto? E il Presidente Tisci? Tanto per capirci, parrebbe che proprio Mormando ed il suo collega di studio D’Oria abbiano trattato per la Procura Federale alcuni esposti che riguardavano Tisci, puntualmente archiviati, proprio poco prima della sua nomina in questa commissione. Tisci è al vertice del Settore Giovanile e Scolastico ma anche presidente del Comitato Regionale Puglia ed è pure pugliese come l’avvocato Mormando. Mi ritorna ancora in mente Andreotti. Ma non sarebbe il caso di evitare? E aggiungo: se società, presidente e calciatore sono sanzionabili per erroneo tesseramento (posizione irregolare), cosa accadrebbe se si verificasse che a sbagliare le nomine sono i dirigenti federali? Vale l’analogia legis? Tisci, Di Gioia e Mormando sarebbero oggetto di procedimento disciplinare? Per la invocata credibilità del sistema, qualcuno dovrebbe dare delle spiegazioni al fine di dimostrare il buon funzionamento della tanto criticata – mai a caso – giustizia sportiva.
Io, insomma, nel lavoro di queste commissioni ci metterei volentieri il naso per non dover continuare a vedere in tv e soffrire per i dribbling di Yamal, Williams, Mainoo, Bellingham & co.

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