Daniele Serappo | È già il kaos. Ma tranquilli, potrebbe essercene ancora di più e, con tutta probabilità, così sarà. Come nella vita reale, dove il comportamento dei politici ha allontanato molto il popolo dall’interessarsi alle vicende d’alto profilo causando anche, ma non del tutto per questo, la carenza di personaggi davvero di una certa levatura come una volta tra gli scranni di Camera e Senato, anche le vicende della politica del calcio e quelle federali sembrano essere argomento per pochissimi scelti: anche i media di settore in realtà sono più interessati a proporre, per una legge di mercato (ma anche per prona convenienza e accondiscendenza, mi si consenta), notizie anche farlocche sui transfer, il disegno di kit-gioco o le chiappe di una fidanzata vera o presunta di un atleta piuttosto che indagare, condividere percorsi, scenari e prospettive del nostro calcio e di come queste possano essere tracciate da una classe dirigente che, al momento, parrebbe essere messa al muro.
Mulè, Abodi, Casini (in nomen omen) e la Lega di A con Balata e quella di B da una parte, Gravina & Co. dall’altra, giri veloci, fuori pista, derapate, boutade e uscite dai box in controsenso si stanno realizzando ad oras e tutto lascia presagire che fino al 4 novembre prossimo (data che ha visto l’Assemblea Elettiva trasformarsi in Assemblea Straordinaria per le modifiche statutarie) ci sarà di tutto ed il contrario di tutto. Ovviamente se si è arrivati a ciò la responsabilità è di chi ha portato a questa situazione paradossale, non c’è un responsabile unico, sono tutti responsabili ed ampiamente colpevoli. Chissà se assisteremo, in un modo o nell’altro, alla Norimberga del nostro calcio.
QUALCOSA È GIÀ SUCCESSO NELL’ASSOALLENATORI
Proprio in AIAC, infatti, all’esito di un’assemblea convocata per le modifiche statutarie di turno il 22/07 scorso, un primo terremoto, anche clamoroso, s’è abbattuto: è stata bocciata la modifica sul numero dei mandati che si voleva portare da due a tre (art. 32). In sostanza oltre il 90% di una incancrenita classe dirigente (evidentemente più di nome che di fatto per l’esiguità dei numeri complessivi e la fattiva attività sul territorio e quindi definizione premiante) viene mandata a casa. Senza dubbio qualcuno proverà a inserire qualche delfino e a vecchi potenti seguiranno nuovi potenti – non lo dico io, lo dice la storia – ma senza dubbio difficilmente potrebbero rimpiangersi profili come lo Scarfato della Campania (internamente sanzionato in passato – reo confesso – anche per questioni di appropriazione di soldi destinati ad altri associati), il Ranieri della Puglia (definito dai più impalpabile al SGS), i Tosi della Lombardia, i Genovese del Veneto o ancora i Bellomo e i Sodi del Direttivo Nazionale. Resta al momento fuori solo Ulivieri, ricandidabile ma eleggibile solo se dovesse raggiungere il 75% delle preferenze (ma attenzione a Camolese e a chi con lui che si è stancato di fare il cagnolino che aspetta sullo zerbino di casa gli umori del padrone e a cui viene somministrata misurata ciotola di pazienza o il duo Beretta-Perondi che vorrebbe presumibilmente eternarsi alla Scuola Allenatori e che alcuni vedrebbero autori del capitombolo sullo Statuto). Di certo politicamente l’AIAC non ha in questo momento in mano la base.
NOI CI SIAMO
Il Dispari seguirà prossimamente le vicende FIGC ma ora, come promesso, si cerca di aprire un ulteriore spaccato su alcune dinamiche “di controllo” ed alcune scelte fatte dal Consiglio Federale nella seduta del 15 luglio scorso e che hanno riguardato il regolamento elettorale per i due posti nel Consiglio stesso che vanno a credito della rappresentanza dei tecnici. Avevo anticipato che quel Regolamento non sembrerebbe essere particolarmente armonizzato al disposto di altri corpi normativi della FIGC, e ne avevo ipotizzato, nell’ottica di uno strenuo accaparramento di percentuali utili o di neutralizzazione di quelle avversarie, un possibile inquadramento e messa a fuoco con la lente di ingrandimento da parte di chi, con le percentuali assegnate dal Decreto Melandri (il D.lgs. 242/99) preme per ottenere un maggior peso in sala bottoni e controllo.
Ad oggi gli allenatori valgono il 10% del Consiglio Federale (due membri appunto) e con il 20% degli atleti/calciatori (quattro membri) sono inattaccabili dal disposto dell’art. 16 del citato Decreto che non consente in alcun modo di abbassare questa quota. Poi però è arrivato anche il Dlgs 36/2021 che ha dato dignità lavorativa a molte altre figure impegnate nello sport e che d’un colpo ha pensionato la L. 91/81 così che non si capisce perché poi in Consiglio Federale non dovrebbero esserci anche preparatori, match analyst e così via che proprio AIAC, da pochi giorni, ha voluto a sua volta inglobare nel proprio tessuto (con sommo mormorio e musi storti proprio di tantissimi tecnici).
LA LOTTA
Per A e B il calcio “prof” dovrebbe valere almeno il 50% ma stranamente la Lega Pro di Marani (voterà il 2 ottobre) non s’è neanche lontanamente permessa di agire con la difesa tecnica come fatto dalle due principali Leghe che hanno impugnato presso il Tribunale Federale Nazionale quanto stabilito dall’ultimo Consiglio Federale. Marani è un fedelissimo di Gravina e, vox populi, parrebbe il candidato più serio ad essere messo al posto di Balata (con quest’ultimo che pagherebbe il voltafaccia, ma è da vedersi) se le cose dovessero premiare la presunta abilità politica dell’attuale presidente federale. Così, nell’attesa del nuovo “Decreto Abodi” che dovrebbe in tutto o in parte rivedere il 242/99, tutti si chiedono come si potrebbe puntare ad un riassetto delle quote percentuali che possa accontentare (rectius, non accontentare) tutti.
IL RUOLO DI ASSOALLENATORI
Per i tecnici, doveroso precisare che in Consiglio Federale, sulla carta, non vanno elementi di AIAC ma questa, in ossequio al disposto delle norme federali si occupa di predisporre territorialmente tutta la filiera elettorale che dovrebbe “semplicemente” portare due allenatori a rappresentare la categoria all’interno dello stanzone di Via Allegri. Si tratta ovviamente solo di una questione formale perché, nella sostanza, chi vi arriva è sempre e comunque frutto ed espressione di AIAC (che casualità!) perché a questa incredibilmente vicino, e guai se così non fosse: è qui infatti che si fonda il “potere di cassa” dell’associazione in seno alla FIGC e che questa si gioca politicamente.
GLI ULTIMI RAPPRESENTANTI
Tanto per capirci, gli ultimi due rappresentanti dei tecnici in Consiglio Federale avrebbero anche molto poco da spartire con gli interessi proprio di questa categoria: Mario Beretta (ops! Sì, proprio quel Mario Beretta che si aggira a Coverciano come docente del Settore Tecnico e che come riportato poco sopra parrebbe intessere una tela con l’altro docente ai corsi per preparatori atletici, Francesco Perondi, per eternarsi lì alla maniera di Ulivieri nonostante, per dirla tutta, difficilmente si possa vedere all’orizzonte un luminare come lo fu a suo tempo Franco Ferrari se non forse nel solo Francesco D’Arrigo) è in effetti un tecnico con abilitazione Uefa Pro ma sembrerebbe essere sospeso dall’albo da tantissimi anni (2017) ed è anche un Direttore Sportivo (le sue ultime esperienze lo hanno visto ai settori giovanili del Cagliari dal 2015 e al Milan per il 2018/19) mentre la sconosciuta Gloria Giatras, conseguita la licenza da allenatrice Uefa B quando ancora calciatrice nel 2014/15, ha avuto giusto un paio di esperienze da tecnico con i pulcini della Reggiana (2016/17) e poi come collaboratrice della prima squadra femminile del Sassuolo (2017/18), il minimo sindacale consentito proprio dai regolamenti elettorali prima di arrivare niente meno che in Consiglio Federale (strabiliante casualità) salvo però continuare a fare la calciatrice (il 30 giugno scorso è stata svincolata dalla Freedom di Cuneo). Sostanzialmente ad oggi gli allenatori sono rappresentati in Consiglio Federale da un DS e da una calciatrice, svilente per la categoria ovvio, anche per una questione di status. Ma il Regolamento che consente ciò è fatto ad arte, mica è una casualità!
Lo Statuto FIGC (art. 11 p. 3 seconda parte) consente infatti l’eleggibilità di profili come Beretta e Giatras ma non pensa al fatto che questi potrebbero essere anche altro all’interno dell’universo federale e ciò non credo sia un gran bene: io che sono un tecnico non amo essere rappresentato anche solo formalmente (ma poi pure concretamente) da un DS e/o da una calciatrice. Poi al campo numero 5 di Coverciano (sede di AIAC) non si spiegano la disaffezione…
LA PROBLEMATICA DELLE ABILITAZIONI
Un po’ più particolare e complessa è invece la tipologia di rappresentatività proprio all’interno del Consiglio Federale dove, sui carteggi, ancora si parla di allenatori professionisti ed allenatori dilettanti (retaggio anche questo del Decreto Melandri che presumo si rifacesse alla L. 91/81): dal 2020 (CU num. 243/A del 26 giugno 2020, modifica dell’art. 16 della Parte II del Regolamento del Settore Tecnico) questa distinzione è scomparsa così che oggi, anche in forza della flessibilità, della fluidità e delle aperture derivate dall’entrata in vigore del D.lgs. 36/2021 sul lavoro sportivo, si potrebbe avere un allenatore con qualifica Uefa B (ossia un “dilettante” con la vecchia dizione) che magari lavora in una società professionistica – e sarà un professionista – e un allenatore con qualifica Uefa A o Uefa Pro che invece è impegnato nel dilettantismo – e sarà un dilettante (la qualifica non identifica più uno status ma solo un livello abilitativo). Con quale criterio quindi si può ancora parlare e dividere gli allenatori tra dilettanti e professionisti se in realtà questa distinzione non ci sarebbe più? E chi è corretto rappresenti chi? Si dovrebbe trovare una metodologia rappresentativa differente e realmente calzante sulle esigenze attuali.
È inoltre imbarazzante leggere il punto 3 del Regolamento per l’Elezione dei Consiglieri Federali in rappresentanza dei Tecnici (CU 11 del 7 luglio 2024) che fa un giro enorme per consentire in soldoni l’elezione anche di un soggetto che è magari sotto contratto con la FIGC e che quindi potrebbe trovarsi in evidente imbarazzo qualora (qualora, ripeto) avesse pensiero discordante. È ovviamente il caso di Beretta, who else? Ma anche sui tecnici che lavorano come docenti al Settore Tecnico si aprirebbe un ulteriore clamoroso spaccato sul come vengono selezionati, preparati e, ahimè, contrattualizzati. L’ho sempre detto, ci sono due ruoli al mondo che invecchiano paurosamente e rapidamente chi li ricopre: il Papa e il Presidente della FIGC, con la differenza che di solito il primo i problemi cerca di risolverli mentre il secondo fin troppo spesso sembra se li cerchi.