DANIELE SERAPPO | Salmo responsoriale (tutti): non dimentichiamoci l’assenza agli ultimi due mondiali, il rigore non dato all’Ucraina nelle qualificazioni e il torneo dell’Italia a Euro 2024.
Sarò franco, anzi, sarò Antonio. Per la precisione sarò prossimo ad Antonio Matarese ed al suo pensiero che credo sia oggi sempre quello di più di venticinque anni fa quando era convinto che far votare in Consiglio Federale FIGC anche calciatori e tecnici (e arbitri), peraltro con un peso specifico così alto come ancora oggi (20% i calciatori e 10% i tecnici quando la “A” che tira il carrozzone pesa solo per il 12%) fosse ben più che un azzardo. Chi allora c’era o seguiva le dinamiche della politica del calcio ricorderà la sua famosa frase secondo cui “non s’è mai visto che in Confindustria decidono i lavoratori”. Che è poi quel che guarda caso dicono oggi la Lega di A e l’on. Mulè.
Detta così è ben più di una provocazione ma intanto, con il senno di poi, oltre la figura di un certo peso che fu l’avvocato Campana a livello sindacale negli anni in cui contava il Totocalcio e uno sciopero dei calciatori creava davvero problemi, non mi par di poter affermare che AIC ed AIAC abbiano saputo proporre nel tempo profili davvero capaci di dare un forte contributo alla crescita del sistema: i fatti ci dicono che si è trattato sempre più di provare ad entrare nei meccanismi di potere per poi ancora acquisirne, affermarlo e distribuirlo in maniera crescente, una spirale insomma. Troppo poco: non sono una giacca ed una cravatta o una laurea a poter fare la differenza ma la capacità di saper ragionare in un’ottica di sistema laddove qua pare che l’unico obiettivo dei più sia solo quello di trovare appunto il sistema ma per far tornare i propri conti.
La cosa non deve ritenersi come una ricalcitrante dichiarazione contro i principi, o meglio gli auspici, del famoso Dlgs 242/99 ma un oggettivo riscontro di come il credito sancito a priori da questa norma sia stato disatteso nel tempo per come le persone che poi hanno dato corpo a quegli indirizzi si siano comportate (perché sono sempre le persone che fanno la differenza, nel bene e, soprattutto, nel male). Rivedere la Legge Melandri, aggiornarla, adeguarla ai tempi ed agli scopi se non proprio alle esigenze attuali non penso sia una insana follia.
Salmo responsoriale (tutti): non dimentichiamoci l’assenza agli ultimi due mondiali, il rigore non dato all’Ucraina nelle qualificazioni e il torneo dell’Italia a Euro 2024.
L’IDEA DELLA FUNZIONE CONSULTIVA
Potrei, ma non mi perdo qui in tentativi di suggerimenti su come, ad esempio, allenatori e atleti potrebbero operare secondo un più saggio parere consultivo a livello centrale (facendoselo bastare) mantenendo tuttavia un maggior peso decisionale nell’ambito della programmazione del Settore Tecnico (perché comunque l’argomento investirebbe a ritroso anche normative sovraordinate, il loro 30% complessivo è oggi blindato dal Decreto Melandri). A Coverciano, infatti, già oggi – e da tempo – si assiste ad un vortice di confusionarie ed intrecciate scelte che mal si adatterebbero anche con il praticamente virtuoso ma inutile codice etico FIGC che è spesso disatteso alla luce dei fatti perché patisce elusioni e distrazioni in quanto a opportunità, convenienze, terzietà, conflitti di interesse e così via. Tutte cose che, sia chiaro, mortificano proprio l’istituzione federale. Ecco, già per quanto attiene a Coverciano, io ritengo utile che questo torni decisamente ad essere un caposaldo della FIGC e non certo una roccaforte – com’è oggi nella sostanza – di AIAC e comincerei proprio con l’accompagnare alla porta questa associazione che dimora all’interno di uno spazio che è e dovrebbe restare unicamente della FIGC.
Ma la realtà è che nessuna delle componenti in odore di ridimensionamento farebbe mai un passo indietro per un interesse comune. E ciò perché da tempo si assiste come a una svendita sanguinosa che la Federazione fa di se stessa a chi invece dovrebbe partecipare al suo funzionamento: AIAC stessa, ad esempio, incassa cifre importantissime dalla gestione dei corsi periferici per allenatori (messi in opera per il tramite di AIAC Service Srl) e dalla lucrosa attività degli aggiornamenti obbligatori previsti dalla Uefa Coaching Convention di UEFA (vengono richiesti in questi termini finanche ai preparatori atletici che non sono neppure in possesso di una qualifica UEFA, figurarsi!) che hanno fatto parte dell’accordo negoziale per essere dalla parte dell’attuale presidente federale, inoltre – come detto – soggiorna all’interno del Centro Tecnico di Coverciano e ha il suo presidente che dirige la Scuola Allenatori (trita e ritrita sul tema la storia secondo cui nessuno invoca il conflitto di interessi tra un Presidente del Settore Tecnico che è nominato dal Presidente Federale sentito il parere del Presidente dell’Associazione dei tecnici ma che però poi nomina il Direttore della Scuola Allenatori che, guarda caso, è proprio il Presidente di AIAC, con in questo caso la possibilità di buttare anche un occhio all’art. 29 c. 5 dello Statuto federale). Ma perché quindi AIAC dovrebbe rinunciare a parte della sua quota in Consiglio Federale e vedersi (ipotetico passo successivo) svuotata di cotanta pecunia? Si può mai sognare che la Federazione rimetta quindi sé stessa al centro della giostra riprendendo il comando delle attività e non cedendo a ricatti e giochi di potere? Per quanto possa valere l’imprint che poi dà oggi la scuola allenatori di casa nostra si potrebbe aprire un ulteriore fronte di discussione: Simone Inzaghi è stato quest’anno il primo allievo del Master di Ulivieri a vincere la Serie A, ma Ulivieri ricopre il ruolo di direttore della scuola dal 2009-2010, ne vogliamo parlare?
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SILENZIO ED OMERTÀ
Così mi soffermo volentieri sulla scivolosa questione degli statuti delle associazioni più rappresentative di allenatori e calciatori (AIAC ed AIC) che ancora possono determinare con il loro complessivo peso del 30% sulle dinamiche e l’esito delle elezioni federali e del governo FIGC (l’intero calcio professionistico vale ad oggi il 34%). Premessa: la cosa è stabilita dalle norme transitorie dello Statuto FIGC che richiama l’art. 11. AIAC, in particolare, ha recentemente modificato ancora una volta (lunedì 22/07 in conference call, perché il buon dividi et impera vale anche utilizzando questi metodi) il suo riferimento polare (oramai per loro si va verso il “model year” per la frequenza con la quale ci mettono mano). È uno statuto che lascia tantissime perplessità non tanto per i suoi contenuti sviluppati in autonomia trattandosi – giova ricordarlo – di un’associazione privatistica, quanto per l’aderenza alle disposizioni CONI nel momento in cui, riconosciuta dalla FIGC come “associazione più rappresentativa di categoria”, entra a far parte dell’universo federale e dello sport “ufficiale”.
Si potrebbe intervenire, certo, sulla cosa se in un mondo reale, vero, attento e rispettoso dell’istituzione federale (ma lo dico solo perché di lealtà, correttezza e probità si parla anche nell’art. 4 del CGS), ma Leghe, Presidente federale e le altre associazioni se ne guardano bene dal farlo poiché vige una regola non scritta ma rigorosamente rispettata da tutti così che nessuno mette bocca in casa degli altri, in barba al chiaro vergato dell’art. 34 c. 12 ancora dello Statuto FIGC. Anche se magari altrove si consumano soprusi ed abusi o se si manda al rogo degli innocenti.
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IL CONI È DISTRATTO, MA LO È DAVVERO?
Certo, va detto, per notare queste cose si deve avere innanzitutto competenza, conoscenza degli ancoraggi endofederali e dei riferimenti sovraordinati se non unionali, capacità di lettura, di analisi e di critica delle norme avendone una visione d’insieme oltre a un profondo orientamento all’interesse supremo dello sport e dell’istituzione federale che va rispettata ed onorata sempre (e qui non c’è condizionale). Per la mia personale esperienza devo purtroppo ammettere che tutto questo virtuosismo non sempre si può cogliere in ambito FIGC dove pigrizia, pachidermica (mancanza di) volontà di innovare e snellire nonostante i programmi elettorali (di cui tutti si dimenticano e forse neanche li leggono), distrazione, approssimazione fanno da reale contraltare alle esigenze di uno sport che ha imparato a correre di suo molto velocemente (non ultimo qualcuno lamenta la mancata prorogatio ufficiale degli organi di giustizia sportiva FIGC che da CGS del CONI – art. 64 c.2 – dovrebbero decadere alla scadenza del quadriennio olimpico (lo scorso 30 giugno), per quanto in carica quattro anni dalla nomina, art. 34 c. 17 Statuto FIGC).
Così prometto di tornare nei prossimi giorni sullo Statuto dell’AIAC e di quanto la FIGC ed il CONI si portino dentro – a mio pensiero colpevolmente – un’associazione che ha riferimenti normativi con molti buchi neri ed equivoci nonostante faccia espresso riferimento proprio nel suo statuto agli indirizzi FIGC e CONI, più o meno come se io avessi una paninoteca all’interno della quale rivenda Big Mac per cui incasso tutto l’incassabile dalla sua vendita salvo non essere in regola con il franchising, affermando che a casa mia faccio quello che voglio (con i capi di McDonald’s che si girano dall’altra parte).
Analizzerò poi anche il regolamento elettorale che riguarda i Consiglieri Federali in rappresentanza degli allenatori recentemente approvato dal Consiglio Federale (15/07): un tema interessante che potrebbe tornare anche utile proprio alla Leghe di A e di B che sono a caccia di punti percentuali o, quanto meno, di neutralizzare qualsiasi schieramento attualmente ostile.
Salmo responsoriale (tutti): non dimentichiamoci l’assenza agli ultimi due mondiali, il rigore non dato all’Ucraina nelle qualificazioni e il torneo dell’Italia a Euro 2024.
Preghiamo…