03 Secondo una nota pubblicata dall’accreditato sito web notiziariodelcalcio.it in data 28 settembre scorso, nella classifica dei 20 calciatori dal valore attualmente più alto che giocano nel girone G della D 2023-24 non c’è alcun alfiere dell’Ischia: ai primi due posti svettano Ospitaleche (350 mila euro) e Troest (300 mila euro) della Cavese, sodalizio che in questa lista può contare anche su Urso, Buschiazzo (entrambi 200 mila euro) e altri tre elementi come Antonelli, Zenelaj e Foggia (150.000 euro ciascuno). In totale sono sette e di questi in cinque (con differente minutaggio) hanno giocato al “Mazzella” domenica scorsa. Strano, figurarsi che in questa classifica non compare l’ultimo grande colpo di Gaetano Romano al Gladiator, Castaldo, uno che di reti e promozioni se ne intende non poco e Piovaccari, ancora della Cavese. Vedremo.
La statistica può essere ancor più affinata: la somma del controvalore stimato dei primi 20 calciatori per girone della D 2023-24 vede una somma pari a 3,65 mil. nel temutissimo gir. H che l’Ischia sperava tanto di evitare – come poi avvenuto – e a 4,15. nel gir. I mentre per il gir. G – quello appunto dei gialloblù – siamo a 4,12 mil.. Come scrivevo la settimana scorsa non si venga mai a dire che nel girone con squadre laziali e sarde è tutto più abbordabile.
Ora, assunto che si può anche accettare di fare un campionato di assestamento e che potrebbe essere esagerato lamentarsi perché si vuol per forza chiedere ad un mulo di galoppare come un mustang (ci perdoni il collega Allegri, i suoi “corto muso” non ci interessano e a questi non ci riferiamo), ricordo a me stesso che sempre la settimana scorsa avevo appunto apprezzato la dedizione dell’Ischia nel curare i particolari di una trasferta giustificandola con una questione di adattamento (ambientale e di terreno di gioco) eppure, a ben vedere, altro non torna. Talvolta, il non tornare mi fa quasi sbottare da solo.
Torno un attimo agli under locali impiegati in prima squadra (a proposito, dopo le prime tre giornate (della quarta leggeremo), sempre secondo la stessa testata web, tra i 20 più giovani calciatori ad entrare in campo, a partire dal sedicenne Tirelli dell’Atletico Uri non c’è nessuno di quelli nel roster dell’Ischia) e al settore giovanile, soprattutto non esplicitamente alla sua gestione ma alla gestione della squadra immediatamente prossima alla “prima”. Ogni anno, al primo spiffero di una finestra chiusa male o al primo starnuto non richiesto cambiano responsabili, strategie, programmi (programmi?) così che quel che arriva praticamente solo per esigenza d’età anagrafica appunto in prima squadra presenta evidenti lacune anche solo di tenuta fisica. Provo a spiegare meglio il concetto altrimenti si potrebbe pensare che le mie parole, piuttosto che offrire uno spunto di riflessione, possano identificare una scintilla puramente orientata ad attizzare polemiche.
Taglio subito Gemito, Damiano, Bisogno e Quirino non prodotti strettamente locali, e metto nel mirino Ballirano, Arcamone, Di Meglio e Patalano che, con minutaggio vario, hanno solcato il terreno di gioco in questi primi quattro match di campionato e che, almeno loro sì, possono contare su natali ischitani. Non interessa dire chi di loro sia più o meno “di ritorno” e neppure chi di loro non sia poi alla fine cresciuto in una “credibile” cantera realmente gialloblù perché qui mi interessa valutare il loro incedere in campo ed il loro saperci stare. La mia idea, se penso ad una Società (non all’Ischia, parlo in generale), è che se stai per allestire un progetto che ti faccia almeno salire in “D” non puoi non pensare minimamente di costruire qualche calciatorino da “D”. Costruire lo significo come “fisicamente”, “strutturalmente”, non per forza averlo dotato di una straordinaria o minima capacità puramente calcistica che potrebbe di suo essere innata (si spera che in quel caso gli adulti accompagnino quei talenti per le loro giuste strade, vedi i Brienza, i Taglialatela, i Buonocore ed altri), ma almeno che sappia tenere a livello fisico!!!
Diamine, se è vero che Patalano se l’è cavata con un gol di rapina e un felice assist e che da solo, palla al piede, Damiano pure s’è divertito contro la COS ed ha infiammato facendo poi ancora bene contro la Cavese, va detto che a mio modo di vedere a livello fisico questi ragazzi pagano davvero tanto proprio nella capacità di imporsi nel corpo a corpo e/o nel dribbling fisico (alternativa al dribbling tecnico, soprattutto se impiegati in fascia/da esterni). Non è un dato da sottovalutare, lo ripeto: se pensi di arrivare alla “D” per poi stratificare, massificare, fortificare la base della Società e della prima squadra così da decidere di provare ad attaccare ancora la categoria superiore, allora ci vuole metodo di lavoro anche a livello fisico per i ragazzi.
Quanti hanno visto ad oggi Ballirano imporsi in fascia? Quanti hanno visto il suo dirimpettaio costretto a rincorrerlo, a finire a terra perché spostato dalle sue – regolari – spallate? Arcamone è un moto perpetuo e Buonocore – lo ha detto – non ci rinuncerebbe (giustamente, aggiungo io, anche se quando ha la palla e campo davanti da attaccare preferisce lo scarico o il sostegno), ma se non al primo colpo, al secondo viene spostato e potrei andare avanti.
Sarei curioso di sapere se Brienza e proprio Buonocore, nella vita di tutti i giorni non proprio dei molossi, abbiano mai raccontato ai ragazzi con cui condividono ed hanno condiviso questo percorso da circa 15-16 mesi, le loro esperienze tra i prof dove, per tutelare ed esaltare il loro talento, gli hanno messo le ali ai piedi per non esser presi e la giusta forza in gambe e busto per non esser spostati (poi la palla la facevano sparire loro con, guardacaso, il personalissimo talento).
Ecco, talvolta si dovrebbe capire che anche questo serve: non c’è nulla di male nel dire ad un ragazzo che magari potrebbe non avere nei piedi un calcio di categoria superiore ma che per la sua determinazione e per la sua struttura o per la sua forza, almeno potrebbe ben figurare in “D”, in questa “D”.
La juniores nazionale dell’Ischia, oltre che correre e lavorare con il pallone, quante volte va in palestra? E su cosa lavora? Sul tema mi sono confrontato ultimamente con il fiorentino Prof. Stefano Fiorini, già per lunghi anni presidente dell’AIPAC, la ex Associazione dei Preparatori Atletici oggi confluita in AIAC, la cui esperienza contestuale spazia tra giovani d’élite, prime squadre professionistiche ma anche dilettantistiche e ne ho trovato conforto e conferma: è chiaro che se ci si dedica ad una unica seduta di forza settimanale inquadrata nel più classico dei microcicli non si allena null’altro che la capacità di reclutamento delle unità motrici, viceversa ci vogliono volumi di 10-12 settimane ripetute almeno due volte all’anno per sviluppare un programma di potenziamento muscolare specifico utile ad un calciatore.
Siamo sicuri che per la juniores 2023-24 ciò è accaduto, è stato considerato, è stato preventivato già quest’anno? Se auspicabilmente si riuscirà a mettere in tasca una salvezza, si dovrà poi sistematicamente ricominciare a (rin)correre dietro ad un valido under? No, perché da quel che mi par di rilevare ad oggi in prima squadra questo tema non è stato assolutamente affrontato.
La butto là, come si dice, “chiedo per un amico”.