06 La gara contro la Boreale, per quanto in trasferta e pur sempre da giocare, si prospettava come un impegno senza dubbio decisamente alla portata dei gialloblù e così non è stato: la compagine romana, fino a questo momento, sembrava essere tra quelle con le maggiori difficoltà in termini di gioco e risultati ma la squadra ischitana non è riuscita ad affondare con decisione il colpo e ad assicurarsi tre punti che avrebbero aiutato a tollerare con maggior pazienza il rientro di qualche infortunato, a dare convinzione, continuità e morale in vista della gara interna con il Cassino a cui, mi permetto di dire, anche con una prestazione magari meno bella da un punto di vista estetico, si deve ora chiedere solo il primo bottino pieno casalingo. Meglio però parlarne sempre ex post, da sportivo infatti me ne guardo bene dal dare tutto per scontato o peggio, per il match della domenica successiva, “papeggiare” la tattica di principio (la preparazione della gara) che è sempre molto irrispettosa ed irriguardosa nei confronti di chi è titolare della panchina.
Eppur qualcosa avevo a mio modo lasciato intendere e trapelare: il risultato che non ha regalato a Buonocore & co. magari un’altra clean sheet (sarebbe stata la terza consecutiva) e buone nuove dalla prima linea di fuoco, comunque non ci avrebbe fatto cadere nella banalità della decantazione delle gesta pedatorie che demandiamo volentieri a chi si occupa di cronaca spiccia e scenografica di gara (anche necessaria), ma offre all’affezionato lettore che ci segue quel paio di spunti di tattica di cui avevo promesso ci saremmo occupati; così magari, taccuino alla mano, ci si potrà recare sabato prossimo al “Mazzella” con un po’ di curiosità in più per vedere se le nostre parole troveranno ancora l’ennesima conferma o, chissà, qualcuno potrebbe fare delle interessanti riflessioni di campo e consentire all’appassionato di calcio di soppesare la valenza di quanto proposto dalle colonne de IL DISPARI.
Glisso sugli errori di Talamo dagli 11 metri perché, se è vero che i rigori si sbagliano, è anche vero che si deve avere il coraggio di andarli a tirare: viene però in mente che il puntero gialloblù ha calciato nello stesso angolo della settimana precedente e non si esclude che l’estremo difensore di casa abbia visto qualche video perché è andato su quell’angolo con decisione. Oggi tutti si preparano e i supporti video non mancano per un utilizzo trasversale, si deve imparare anche a variare le soluzioni e gli angoli di tiro (o a turnare i rigoristi). Il ragazzo saprà dare di certo molto ed alla fine, consapevole che in questo momento avrà il fuoco e una rara rabbia nell’animo, il suo sarà un contributo rilevante così come in fondo è stato finora.
Mi soffermerò quindi su due situazioni di palla inattiva facendo una preventiva quanto dovuta specifica su cui non ritornerò più in futuro in casi analoghi: finora ho visto de visu solo le gare interne al “Mazzella” e non ancora una o più dell’Ischia lontano dalle mura amiche, pertanto scriverò sempre e solo di quanto visto personalmente e quanto posto in evidenza non si deve legare ad un presunto quanto sistematico atteggiamento della squadra che porto ad esempio così come le situazioni di gioco richiamate, per mia consuetudine, non dipendono da sentimenti di simpatia, preferenza, critica e/o tifo; l’interesse redazionale per il quale la rubrica è nata è quella di parlare di calcio ed invitare ad una osservazione più qualificata da parte di tutti gli appassionati in un contesto di gara che – in Serie D è già possibile – permettono di intravvedere un determinato principio di gioco. Tutto partendo sempre dalla possibilità che la squadra del Presidente Taglialatela ci offre di vedere da vicino questa categoria.
Il primo focus riguarda quanto notato sui corner a sfavore da parte dell’Ischia nelle due gare casalinghe contro Cavese e San Marzano o, per meglio dire, la sua disposizione sul campo.
Il secondo focus è invece la disposizione sui corner “contro” che ha messo in campo il San Marzano e provare, anche in questo caso, a comprenderne le ragioni. Ovviamente, ribadisco, non ci interessa nello specifico la squadra in sé quanto lo spunto di riflessione dettato dal suo agire, null’altro.
Difesa tout-court e/o attacco preventivo? Cosa può convenire? Come agire? Perché? Le scelte fatte quanto sono effettivamente condivisibili? Fino a che punto?
Cominciamo dall’Ischia: molti avranno notato che, quando la Cavese o il San Marzano si sono alzate per andare a calciare i corner a favore Buonocore ha lasciato in avanti tre uomini in attacco cosiddetto “preventivo”, all’altezza della linea mediana, uno decisamente largo a destra, uno decisamente largo a sinistra ed uno centrale (per la verità anche tutti abbastanza piatti). Nessuno di loro era in posizione intermedia tanto che la prima riflessione fatta è stata che, a meno di una palla sporcata che viene successivamente presa e condotta verso la porta avversaria, difficilmente avrebbe potuto essere giocata se non per un più probabile rinvio (ma l’Ischia non dispone di grandissimi arieti capaci di far propria la palla in queste situazioni di gara anche se Talamo si fa ben valere a livello squisitamente conclusivo in questo fondamentale). Sul rinvio lungo torniamo però a ricordare che c’è sempre un 50% ipotetico di perdita di possesso (lo abbiamo già scritto ed anche già verificato).
Di poi, considerando che raramente al mondo – né tantomeno nel Girone G della Serie D 2023-24 – si può schierare un pimpante Thiago Silva di primo pelo che sappia ben “tenere” da solo un 1>1 difensivo a campo aperto, se l’Ischia avanza 1 attaccante “preventivo” sicuramente la squadra avversaria si disporrà in superiorità numerica in difesa ossia 2>1 e se l’Ischia azzarda un secondo attaccante “preventivo” anche in questo caso difficilmente la difesa opposta accetterà la parità numerica schierandosi quindi con un 3>2. Il problema arriva dopo, proprio quando l’Ischia sceglie di avere un attacco preventivo con 3 uomini: abbiamo notato che il San Marzano ma anche la Cavese hanno accettato tranquillamente la parità numerica, ossia il 3>3, perché a quel punto sapevano entrambe benissimo che avrebbero operato per una fase difensiva “di reparto” applicando tutti i principi di transizione e di non possesso che si slegano da quelli dei duelli 1>1 e 2>2. Per dirla in breve, di norma il 3>3 (o azzardo addirittura un 4 attaccanti >3, che però non si vede neanche nei cartoni animati giapponesi) finisce per penalizzare chi sceglie di attaccare preventivamente in questo modo e non chi sceglie di difendere in parità perché toglie un uomo “utile” o “più utile” lì dove prevedibilmente inciderà il pallone (in area di rigore). Fortuna che tra Cavese e San Marzano in totale si sono subiti – a memoria – solo cinque corner perché tra l’altro i rossoblù avevano anche una prestanza notevole e i gialloblù pagavano contro di loro molti centimetri. Non sempre potrebbe andare così bene.
Diversa la scelta del San Marzano sui corner contro. L’imponenza fisica generalizzata a livello di centimetri tra tutti i suoi uomini (già giocando con una difesa a 3 i centrali sono di norma tutti molto ben strutturati) rispetto ai ragazzi di casa, ha fatto optare per il richiamo sui tre angoli subiti al “Mazzella” di tutti gli effettivi utili nella propria area a difesa della porta con uno schieramento a zona ed il classico numero 9 “spilungone”, liberato da compiti di marcatura ma messo a presidio del vertice (infatti è stato spesso lui a liberare l’area): la scelta di non lasciare nessuno in attacco preventivo può essere condivisibile o meno ma senza dubbio l’idea del difendere la porta partendo da questi pre-requisiti di base (la differenza di struttura fisica tra le squadre) è accettabile. Quel che però ha stupito è che l’Ischia non ha mai cercato di sfondare quella zona saltando nell’unico modo che le sarebbe stato concesso, di terzo tempo, partendo da lontano.
Ciò in cui l’Ischia ha poi ritardato, nella gara contro il San Marzano, è stata il rendersi conto che la concentrazione degli uomini avversari disposti nella propria area a zona consentiva o comunque faceva intravedere qualche possibilità in più sul secondo palo, oltre la provenienza della sfera, alle spalle dell’orientamento del corpo e della visuale dei calciatori difendenti: quando lo ha capito ha avuto poi poche occasioni, ma quando c’è arrivata il “Mazzella” ha tremato.
Come l’Ischia studia gli avversari, lo stesso fanno questi nei confronti dell’Ischia: vedremo sabato prossimo contro il Cassino se cambierà qualcosa e come.