domenica, Novembre 24, 2024

RE CIRO. Simonetti: “Ischia, resta con i piedi per terra e non montarti la testa”

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Sta trascinando l’Ischia a suon di prestazioni e gol. Ha bucato l’Ercolanese, il Saviano, il Pomigliano e il Capri Anacapri. Cinque gol in nove partite. Ciro Marco Simonetti, esterno d’attacco classe 1992, parla della sua Ischia, del rapporto con Enrico Buonocore, delle sue aspettative e di questo inizio scoppiettante con la divisa gialloblù. Un’intervista sincera che mette in evidenza la sostanza che sta dietro alle giocate che abbiamo visto in campo e che ci racconta un po’ di più di quello che è una delle icone di questa Ischia “champagne”.

Questo momento d’oro come lo stai vivendo?
“In maniera tranquilla perché ancora non ho fatto nulla, credo che la squadra debba stare con i piedi per terra e non deve montarsi la testa.”

Ieri hai segnato di testa oltre che di sinistro.
“Si, basta segnare in un modo, di sinistro o di testa, non importa come. Basta che la palla tocchi la rete, così portiamo a casa i 3 punti.”

Enrico Buonocore ha un passato da grande calciatore, anche se tu lo hai conosciuto da poco. Come ti trovi col suo modo di giocare, di pensare e col suo modo di allenare?
“Il mister lo conoscevo come calciatore, perché è molto conosciuto, ma da allenatore lo sto conoscendo ora, perché non ha mai allenato in Campania. Mi ha fatto un’ottima impressione ed è molto preparato. Secondo me, se continua così, può realmente fare carriera, ci allena molto bene e ci fa specializzare in cose di cui ignoravamo l’esistenza. Prima di essere un mister è un amico ma anche un padre, ci dà dei consigli preziosi e positivi, ci tiene preparati e bisogna seguirlo se si vuole crescere nel calcio. Lui ha masticato calcio per anni e chi, più di lui, può saperne.”

Ieri, qualcuno, commentando il tuo goal ha detto: “ma che ci fa Ciro Simonetti in eccellenza?”
“Se ci sto, significa che un motivo ci sarà. Al momento il mio valore è questo ma mai dire mai. Iniziamo a vincere a Ischia e poi chi vivrà, vedrà.”

Ti sei posto un obiettivo, qual è il traguardo per dire che quest’anno è stato soddisfacente?
“Ti dico la verità, quest’anno voglio vincere! L’anno scorso, a Scafati, eravamo partiti per vincere, poi per vari motivi non ci siamo riusciti. Per vincere ci vogliono tante cose, qui c’è la società, la squadra ci sta, il gruppo pure, manca solo qualcosa che non dico per scaramanzia.”

Ieri cosa volevi sentire, dopo il goal, quando hai esultato con la mano all’orecchio?
“Non sapevo che la piazza era così calorosa, perché da avversario non ho mai giocato a Ischia, però quando entri per fare riscaldamento o per giocare e vedi gli spalti pieni di tifosi, l’unica cosa che può venirti è la pelle d’oca, tutt’ora, parlando con te, ho la pelle d’oca.”

La tua emozione si è manifestata anche nelle immagini, una cosa non da poco.
“Poche volte ho sentito emozioni come quelle che sto vivendo a Ischia”

Ormai il gioco di Buonocore convince tutti, ma c’ è una curiosità che un po’ si evince dalle varie interviste. C’è quella mentalità che, come obiettivo, ha lo scopo di dare ai calciatori isolani quella mentalità vincente? Sentite di essere i pilastri di un gruppo che si muove insieme? È giusta questa riflessione, una mentalità che condividi anche con altri della squadra, come Matute e Scalzone, poiché provenienti da realtà calcistiche in terraferma?
“No, perché i ragazzi dell’isola, già da tre o quattro anni, fanno un campionato importante, se osserviamo le dinamiche degli anni passati, l’anno scorso hanno perso la finale play-off, due anni prima, invece, hanno perso la finale del campionato. Secondo me, il presidente, assieme al direttore e al mister, hanno fatto una squadra importante, composta sia da isolani che da giocatori provenienti dalla terraferma, che si combaciano alla grande. Non è che noi della terraferma abbiamo portato una mentalità differente, rispetto a quella isolana, la mentalità c’era ma mancava quel pizzico di esperienza che è arrivata da Matute, da Scalzone, da me, da Padin e via dicendo. La dinamica è così impostata.”

Vivendo in terraferma, adesso vivi anche tu sull’isola, quindi, immagino, che inizi a fare i conti con le varie limitazioni: traghetti e orari variabili. Come stai vivendo questo cambio di stile di vita, ammesso che tu lo stia vivendo, qui sull’isola. Cambia un po’ pure il fatto di vivere la trasferta ogni due settimane, magari attraverso il mare rispetto alla terraferma?
“Chi gioca a calcio non deve soffrire di queste cose, perché si sa che questo mondo ti comporta dei sacrifici. Che sia l’eccellenza o la serie A, bisogna sapersi sacrificare, personalmente non ho sentito alcuna differenza, dal primo giorno in cui ho messo piede sull’isola, mi hanno fatto sentire subito a casa. Non ho sentito la lontananza della mia famiglia appunto per questo.”

Provando a parlare un po’ di calcio, secondo te, il mister ti ha messo al posto giusto, valorizzando le tue qualità? Pensi che stai giocando bene e dando il meglio di te? Come la vivi, proprio dal punto di vista calcistico?
“Col mister ho un rapporto molto solidale e amichevole, un po’ come due fratelli o padre-figlio. Mi dà molti consigli e io cerco di prenderne quanti più possibili, perché il mister è stato un giocatore importantissimo. C’è solo da imparare da lui.”

Un po’ di ansia da prestazione, soprattutto sui calci piazzati, di punizione, davanti a Buonocore, vi viene? Il mister, dopotutto, ha fatto cose sorprendenti sul campo, tali da restare negli annali storici.
“No, quando il mister ci aggiusta la palla, in allenamento, io resto li ad osservare e ad imparare. Da lui si può solo imparare e mai peggiorare, è una persona che mette passione, cuore ed esperienza in quello che fa e trasmette. È un tifoso dell’Ischia e bisogna solamente apprezzarlo.”

So che per scaramanzia non mi risponderai, molto probabilmente, ma a breve verrà Massa Lubrense, quanti gliene facciamo?
“Godiamoci la vittoria di domenica fino a domani mattina (oggi, ndr), poi domani pomeriggio penseremo al Massa Lubrense.”

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