Gaetano Di Meglio | In questa campagna elettorale, come le altre, c’è bisogno di capire quale sia la migliore(?) proposta per il paese. Dopo Ischia e Casamicciola, ancora una volta c’è da presentare al paese il male minore. La costante distrazione popolare, il disinteresse per le cose pubbliche, il sistema mediatico che ha perso il suo filtro importante dei media e si affida a quel meccanismo one-to-one che serve al tifo e non alle urne, ci proiettano in quella che è la campagna elettorale peggiore degli ultimi anni. Siamo scesi di un altro gradino. Dalle regionali alla comunali, infatti, è stata un’esperienza tipo down hill. Un rafting di degrado politico e di proposta che lascia imbarazzi a destra e a sinistra.
Candidature improbabili, candidate che spuntano all’improvviso e come novità anche ai parenti (gli unici che, poi, le dovrebbero votare) e situazioni imbarazzanti come quella di Lacco Ameno.
Ma prima di passare all’imbarazzo di Lacco Ameno è necessario fare un passaggio su quello delle Regionali. Ieri ho letto di un comunicato del vicesindaco di Casamicicola che, in qualche modo, rivendicava il lavoro svolto dalla sua amministrazione per il terremoto di Casamicciola e stigmatizzava altri candidati non strumentalizzare l’evento del sisma.
Silvitelli è stato bravissimo nella gestione delle somme urgenze, nella gestione degli appalti, nella gestione dei posti di lavoro, nella gestione “personalizzata” affichè gli amici di Ignazio non avessero problemi con i morti e con le zone rosse ma non è stato protagonista di null’altro. Magari, in 3 anni, Silvitelli si è preoccupato di alcuni clienti di Arnaldo al confine con le zone rosse e le limitazioni degli altri. Ma non sembra che Silvitelli abbia fatto altro e che oggi possa mette il petto in fuori e dire “io ho fatto”.
La zona rossa più piccola d’Italia, quella che si sarebbe potuta affrontare in pochissimo è diventato un coacervo di appalti, contro appalti, affidamenti all’AMCa, soldi di qua, soldi di la … tanto che le macerie sono ancora tutte al loro posto. Le campane, giusto per dirlo, le ha fatte recuperare, con tanto lavoro dietro le quinte, questa testata giornalistica e la sua testarda giornalista Ida Trofa. Poi, l’amministrazione, ha fatto un po’ di passerella qualche settimana fa.
In verità, l’unico che non può parlare di terremoto è proprio Silvitelli. Uno che dal sisma, magari, ci ha anche guadagnato qualche voto nell’ultima tornata elettorale. Ci vuole un coraggio… Lo stesso coraggio (o faccia tosta) che ci permette di arrivare all’altro lato dell’imbarazzo, ovvero a Lacco Ameno.
Non abbiamo girato pagina, siamo sullo stesso lato del disco rotto: quello di Lacco Ameno. Qui, all’ombra del Fungo, l’imbarazzo è ancora più evidente. Qui davvero abbiamo il bue che chiama cornuto l’asino. E, purtroppo, il tutto è alimentato da una strategia di comunicazione al veleno, pensata da chi non ha più nemmeno il voto del fratello.
Sui social, da giorni, assistiamo ad una continua aggressione da verace opposizione quando, per tre quinti, in squadra si ha la giunta sfiduciata! Si spara a zero quando le indagini parlano ancora chiaro e i tribunali ancora dibattono. Ci hanno fatto piombare in un girone dell’assurdo, dove qualcuno vorrebbe cambiare l’ordine delle cose, e ci troviamo a fare i contro l’imbarazzo. Ma serve tutto questo in una campagna elettorale? A che serve innalzare i toni, agitare il fango e sventolare la scimitarra dell’indignazione quando, poi, questa, produce solo autocondanna?
La verità, purtroppo amara, è che Lacco Ameno non ha scelta. La proposta politica è identica e viene fuori dalla stessa matrice post democristiana che ha distrutto una nazione. Stare qui a fare il racconto o il conto di chi ha fatto chi, serve solo a sfiduciare l’elettore e a presentargli una buona occasione per disertare le urna e lasciare il pallino nelle mani, davvero, di pochi.
Continuiamo a perseguire lo sforzo, volontario, di evitare la narrazione del disastro. I nostri archivi, la nostra storia e anche la storia delle querele che abbiamo ricevuto nel tempo sono la testimonianza che non abbiamo lasciato “scoperto” solo aspetto della storia recente del comune. E mentre gli altri giocavano a fare i piccoli politici, noi ci siamo dovuti difendere anche davanti ai giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Vincendo e avendo ragione del nostro buon operato. Alla faccia di chi provava ad intimidirci con le querele.
Non cadremo nella trappola di chi cerca di togliersi il fango dalla faccia provando a sporcare l’interlocutore, ma resteremo coerenti con il nostro giornalismo e continueremo a raccontare Lacco Ameno e la proposta politica presente in questa campagna elettorale al meglio dei modi affinché l’elettore possa avere uno strumento in più per provare ad essere libero di votare. Già, che bella utopia, la libertà!
Silvitelli in Regione… la presunzione di conoscere e sapere e in verità non sà nemmeno “leggere” una carta……