Il convegno tenutosi ieri l’altro sulla processione del Venerdi Santo procidano, ha acceso i riflettori sull’evento clou della procidanità.
A prendere carta e penna è stato il dottor Giacomo Retaggio che ha inviato una lettera aperta all’assessore al turismo Leonardo Costagliola:
“Caro assessore, apprendo da Facebook di un importante convegno tenutosi ieri, 29 novembre 2024, presso la congrega dei Turchini inerente il futuro e gli sviluppi della nostra processione del Venerdì Santo nonché dei riti di tutta la Settimana Santa. Ottima iniziativa degno di elogio anche se è sembrata piuttosto una manifestazione di “nicchia” stante la mancanza di parecchi dei veri protagonisti del Venerdì Santo procidano.
E’ ovvio che non mi riferisco alla mia persona in virtù di due situazioni. La prima è che ieri, 29 novembre, venerdì, dovevo sottopormi a dialisi e quindi non avrei assolutamente partecipare; la seconda è che la mia ormai veneranda età mi permette di guardare con uno sguardo privo di passione certi avvenimenti e certi modi di comportarsi. Ma, nel contempo, “lo spirito procidano che rugge in me” mi spinge a fare alcune considerazioni.
Chi scrive partecipa al Venerdì santo da una vita; da bambino molto piccolo ha “fatto il mistero”; passione poi proseguita anche in età adulta e che ha lasciato in lui il cosiddetto “essere patuto del Venerdì santo” .
Ha partecipato da sempre a convegni, conferenze, interviste, programmi televisivi su questa fatidica data del calendario procidano. Inoltre, proprio su incarico del comune di Procida. alcuni anni fa ha pubblicato un libro,” Il Venerdì Santo procidano: il giorno senza fine con le foto di Aniello Intartaglia.
In questo libro si riconosce tutto ciò che questa ricorrenza rappresenta per Procida ed i Procidani. Inutile dire che non sto facendo “cicero pro domo sua”! come già detto la mia veneranda età mi permette di guardare le cose spassionatamente.
Ma un consiglio te lo voglio dare! quello che hai scritto è tutto vero e valido……se non si trattasse del Venerdì Santo. Questa data è un’altra cosa! A trattare il Venerdì santo in modo inappropriato si rischia di fare le migliori brutte figure. Questo giorno i Procidani lo considerano un loro intimo bene e basta. Ne sono profondamente gelosi. Lo vivono con un’angoscia intima di cui spesso non si rendono neanche conto; I naviganti a bordo delle navi e lontani dall’isola quel giorno sono tristi; gli altri membri dell’equipaggio chiedono loro il perchè di tanta malinconia; loro rispondono che sono tristi perché è Venerdì Santo! E gli altri non capiscono…
E questo è il dramma di noi Procidani: rischiamo di non essere capiti! Ora “esportare” la processione è una cosa meritevole, ma bisogna fare molta attenzione sulle modalità. Inserire la processione nelle manifestazioni turistiche regionali, foraggiarla economicamente, darle visibilità sono tutte cose buone e giuste, ma comportano un rischio, vale a dire la perdita di identità. Il mio può apparire un ragionamento eccessivamente sofistico, ma è così.
La processione del Venerdì Santo non è un evento come gli altri (ad esempio il Premio Elsa Morante) ; esso viene dal basso, nasce dall’intimo profondo dei Procidani: ne rappresenta lo spirito geloso e riservato. Ora se tutto il lavoro di promozione e di pubblicizzazione, anche a livello regionale, dell’evento tiene conto di queste considerazioni l’intento può essere perseguito. Diversamente si rischia il flop. Caro assessore, sono stato delegato al Turismo negli anni ’80 del secolo scorso e ho avuto anche io la mania di esportare la processione; poi mi sono reso conto che questa non deve essere esportata, ma deve servire come attrattore turistico.
E’ la gente che deve venire a Procida per assistervi, non il contrario. Come il Cristo morto. Esso è un’opera d’arte. La gente deve venire a Procida per ammirarlo. Scusami se mi sono permesso queste considerazioni, ma vedi, il Venerdì Santo procidano è un argomento così delicato, così radicato nell’intimo isolano, così pronto ad emergere con violenza da un momento all’altro che va trattato con il massimo rispetto. Auguri e ad maiora.”
La riflessione del dott. Retaggio evidenzia un tema di fondamentale importanza: la delicatezza e la profondità del legame tra la comunità procidana e il Venerdì Santo. Un legame che non può essere descritto semplicemente con le parole, perché affonda le sue radici nella storia, nelle tradizioni e, soprattutto, nelle emozioni di ogni singolo abitante dell’isola. Tuttavia, proprio per questo, il dibattito sull’identità e sul futuro di questa celebrazione non può prescindere da una riflessione collettiva e condivisa, coinvolgendo tutti i soggetti che, in un modo o nell’altro, ne sono parte viva.
L’invito è quello di proseguire il percorso con la consapevolezza che il Venerdì Santo non appartiene solo alla storia di Procida: è Procida. E trattare questa celebrazione con il rispetto e la profondità che merita significa preservare l’anima stessa dell’isola.