Gianni Vuoso | La cellula isolana del PMLI ritiene doveroso dare qualche cenno storico sul “compagno” Mario Capanna, oggi ospite dell’isola in occasione della presentazione del lavoro di Mimmo Giordano. Dispiace purtroppo, non poter incontrare personalmente il leader storico del Movimento studentesco sessantottino, perché siamo fisicamente impossibilitati.
Avremmo tanto gradito uno scambio di opinioni. Tuttavia non abbiamo potuto fare a meno di fornire, grazie alla stampa locale, alcune note attinte nel sito storico del Partito Marxista-Leninista Italiano (www.pmli.it) dove ogni lettore può ritrovare tante altre informazioni storiche, non per fare sterile polemica ma per avere elementi sufficienti a delineare, nel modo più completo e corretto possibile, un personaggio.
Riusciamo anche a prendere atto che ognuno può subire proprie metamorfosi culturali, ma dispiace constatare che certe trasformazioni contribuiscono ad accentuare il degrado di una società, come quella italiana, completamente affidata oggi, alle scelte di una destra che di giorno in giorno, si sente perfino autorizzata a riscrivere la storia antifascista d’Italia.
E sono tanti gli imbroglioni che hanno sabotato il movimento del ’68 impedendo che gli studenti e gli operai d’avanguardia si unissero in un autentico partito marxista-leninista per dare l’assalto decisivo al sistema e allo Stato capitalista. Tanti gli imbroglioni che ci hanno condotto fin qui.
Sabotatori che ritroviamo oggi ai posti di comando più coccolati e remunerati dell’apparato di potere borghese: nei giornali e nelle tv di regime, come Paolo Mieli e Lanfranco Pace (ex Potere Operaio), Lucia Annunziata, Renato Mannheimer e Michele Santoro (ex UCI (m-l) – Servire il popolo), Pierluigi Battista, Gianni Riotta, Giampiero Mughini e Riccardo Barenghi (ex “Manifesto”), Adriano Sofri, Enrico Deaglio, Gad Lerner, Paolo Liguori, Toni Capuozzo, Carlo Panella e Lidia Ravera (ex Lotta Continua). Li troviamo nel mondo accademico, letterario e delle celebrità borghesi, come Alberto Asor Rosa, Mario Tronti e Massimo Cacciari (ex “Quaderni Rossi” e “Classe operaia”), Mario Capanna (ex MS), Paolo Flores D’Arcais (ex sedicente “IV Internazionale”), e Toni Negri, Oreste Scalzone, Franco Piperno e Massimiliano Fuksas (ex Potere Operaio). E in parlamento, nei partiti e nel governo, a cominciare dal presidente del Consiglio, il sedicente “marxista-leninista” (quando militava nel MLS), Paolo Gentiloni; in degna compagnia con Pier Luigi Bersani (ex Avanguardia comunista), Aldo Brandirali, Barbara Pollastrini e Nicola Latorre, tutti e tre ex UCI (m-l) Servire il popolo, e oggi a servizio il primo di Comunione e liberazione e Berlusconi, la seconda di Orlando e Cuperlo e il terzo del nuovo duce Renzi. E questo solo per citare alcuni dei nomi più noti.
Così come ritroviamo tra i tanti, anche il nostro Mario Capanna. Dall’ “ultrasinistra” all’ultradestra. questa è la vergognosa parabola di un imbroglione politico del suo calibro. Dopo essersi defilato, l’ex sessantottino pentito e ex leader di democrazia proletaria (dalla quale uscì nel 1989 da destra andando coi verdi) ha deciso di ritornare nell’agone politico con la prospettiva di accaparrarsi la poltrona di sindaco a Città di Castello, in Umbria, dove si è presentato come indipendente, dopo essere stato rifiutato nelle liste dei ds. Ha pensato bene di trovarsi altri padrini politici, stringendo un inaudito sodalizio con l’anticomunista storico e presidenzialista Antonio di Pietro e con l’ex rautiano in camicia nera Roberto Bigliardo (fondatore del movimento sociale europeo nato dalla scissione della fiamma tricolore) intruppandosi nel movimento neofascista dell’ex pm milanese “l’Italia dei Valori”.
Per Capanna nessun imbarazzo di trovarsi insieme a un ex poliziotto e a un fascista doc.
“Ci accomuna il fatto- ha dichiarato- che entrambi combattiamo contro il resto del mondo e mettiamo in primo piano i problemi della legalità”. E lo accomuna il fatto che Di Pietro potrebbe dischiudergli nuovamente le porte di una poltrona dorata in parlamento. Il fascista Bigliardo da parte sua non nasconde le sue affinità e identità di vedute che lo accomunano al rinnegato Capanna: “sensibilità verso i poveri… la passione ideologica… e la voglia di cambiare il paese. Ci abbiamo provato nel ’68 in modo diverso, lui contestando da una parte ed io dall’altra. Ci proviamo adesso uniti da quel grande personaggio che è Antonio Di Pietro”. Il tempo passa, barba e capelli imbiancano, la confusione non manca. Ed eccoci qua. A Giorgia non resta che ringraziare tanti personaggi di questo tipo.
* segretario cellula isolana del PMLI