Roberto Schioppa| Un mese fa ascoltavo Luca Barbarossa raccontare la genesi di una delle canzoni più belle del suo repertorio, “Portami a ballare”, pezzo struggente che ancora oggi lascia scivolare più di una lacrima sulle guance dimammoni incalliti. Il cantautore romano raccontò che l’idea della canzone nacque vedendo sua madre ballare scatenata un rock and roll durante una festa piena di amici musicisti ed all’improvviso gli venne in mente quale potesse esser stata la giovinezza di quella donna così importante per la sua vita.
Strana coincidenza, anche io non posso dimenticare una calda serata di luglio del lontano 1983 quando vidi mia madre, professoressa tutta d’un pezzo, scatenarsi in un boogie woogie con un panciuto amico di famiglia. Darei un milione per vederla di nuovo danzare perché dal 1989, anno in cui rimase paralizzata dopo un intervento chirurgico, i passi di danza sono per lei solo un ricordo. Oggi in questa estate bollente vorrei portarla a ballare, vorrei che il tempo tornasse al 1983. Gli anziani, i vecchi, genitori o conoscenti sono ormai solo un peso, figure da chiudere in RSA lontano dalle famiglie concentrate sull’ultimo week end da prenotare senza i nonni tra le scatole. Per le persone empaticamente nulle le note di “Portami a ballare” non hanno senso, come non avrebbe senso ascoltare quei balli antichi che nessuno sa fare più senza mai cancellare il pianto dai tuoi occhi.
ù Luca ci ha regalato un inno che accende la memoria delle nostre madri, oggi sedute e stordite davanti alla tv ed un tempo felici ballerine. Io non mi rassegno a tanta indifferenza, anche se l’estate è una di quelle dannate stagioni dove tutto diventa più duro, difficile, dove il divertimento degli altri contrasta in un tragico ossimoro con il tormento di chi non ha soldi per il mare, ha un anziano da accudire o un cane con il quale condividere sorrisi ed abbai. Vorrei che mamma mi dicesse portami a ballare, semmai su quella spiaggia che frequentavano da fanciulli, che un jukebok magicamente facesse partire Fred Bongusto per tornare per un attimo alla sua gioventù, per farla sorridere e mordere la vita ancora. Ma è solo un sogno perché poi la vita è diversa, acre come l’odore del profumo di una giovane turista bruciata dal sole.
Quanti dicono “Ciao mamma ciao…Domani vado via” ma non continuano mai con “se ti senti troppo sola allora ti porto via”, ed io mamma vorrei, vorrei saperti più felice e per questo mondo, non impedirmi di ripetere portami a ballare uno di quei balli antichi che nessuno sa fare, nessuno sa fare più… anche se dai bar senti solo quel che resta dei Ricchi e Poveri… Ad maiora.