IdaTrofa | Parapiglia agli imbrachi del molo Beverello. Un venerdì sera da dimenticare per gli ischitani costretti all’impresa per ritornare sull’isola verde, troppo spesso alle mercè degli umori di armatori e comandi di bordo. Un rientro pagato a caro prezzo e con pesanti disagi.
Ressa e spintoni si sono registrati alla passerella d’accesso per l’ultimo aliscafo delle ore 20.05 per Ischia con scalo Procida dello scorso 18 marzo, dopo che l’ex società pubblica ha fatto sapere che non avrebbe effettuato la corsa verso Ischia, ma solo una diretta per Procida. Un finale di serata ad alta tensione che apre uno squarcio sulla grave condizione in cui versano i collegamenti da e per le isole, con la totale assenza di garanzie per la continuità territoriale nel Golfo di Napoli.
Un pregiudizio vissuto, purtroppo, soprattutto dalla più grande delle perle, complice una classe dirigente e politica, una popolazione incapaci di fare sentire le proprie ragioni ai tavoli istituzionali e negli uffici che contano.
Ma andiamo con ordine e raccontiamo i fatti che alcuni cittadini hanno anche provato a documentare un filmato divenuto in breve virale sui social.
Cancellata la corsa per Ischia causa vento, l’aliscafo va solo a Procida
Il vento avrebbe impedito le operazioni commerciali ad Ischia, ma non a Procida (incredibile, ma vero!) dell’aliscafo Caremar Isola di San Pietro in partenza alle 20,05. Ufficialmente sarebbe stato il meteo avverso il motivo che venerdì scorso ha spinto il capitano del mezzo veloce ad interrompere i collegamenti con l’isola verde fermandosi allo scalo con l’isola di Graziella.
Una decisione dell’ultimo minuto che ha scatenato le polemiche ed esasperato gli animi degli ischitani, costretti a protestare e lottare pur di partire e non rimanere in banchina a Napoli, soprattutto costretti a mille peripezie e a una assurda trafila di cambi e doppi pagamenti del biglietto, a prezzo intero senza agevolazioni, pur di tornare a casa e non attendere l’ultimo traghetto delle ore 21.55.
Coincidenza di fortuna aliscafo/traghetto dopo le proteste
A seguito delle veementi proteste, molti cittadini di Ischia sono stati fatti imbarcare comunque costretti, prima a pagare o prezzo pieno per non residenti a Procida e poi, a cambiare mezzo, con una coincidenza di fortuna. La coincidenza è stata ottenuta, a suon di contestazioni, nel porto di Procida con il traghetto della stessa compagnia Caremar partito alle ore 19.40 da Porta di Massa, con destinazione ancora Ischia e scalo Procida. Il traghetto, nella sosta intermedia ha ritardato la ripartenza per attendere i passeggeri ischitani presenti sull’aliscafo.
Girone infernale, ritardi, malanimo e costi raddoppiati
Un girone infernale che ha portato allo sbarco presso la Riva Sinistra intorno alle 22.00. Pochi minuti dopo l’arrivo previsto, invece, in aliscafo, alle 21.40.
Tantissimi minuti dopo, invece, per lo sbarco previsto per i viaggiatori delle nave che, invece, avrebbe dovuto raggiungere la nostra isola alle 21.15. Una contraddizione in termini!
Caos, disagi, polemiche, costi altissimi e malanimo per una tratta di meno di 18 miglia che ha reso necessari la protesta, le botte, il pagamento di biglietti e doppi biglietti a prezzo pieno, con ore di navigazione.
Un assurdo che riduce a sterile propaganda ed inutile demagogia tutte le sortite pubbliche e politiche sulla certezza di una continuità territoriale degna ed un servizio dei trasporti marittimi nel Golfo Partenopeo adeguato e degno. Lo ricordiamo se i viaggiatori non fossero partiti con Caremar alle ore 20,05, gli ischitani sarebbero stato costretti ad attendere il traghetto delle 21,55 con arrivo sull’isola alle 23,30 (scalo procida).
Sarebbe bastato un po’ di buon senso, organizzazione e un capitano sotto bordo
Un diritto all’organizzazione degna dei collegamenti, negato, che un manipolo di irriducibili ha dovuto ottenere combattendo con le unghie e con i denti. Una vicenda disdicevole ed inaccettabile, ancora di più se pensiamo che si trattava dell’ultimo collegamento veloce previsto. Nella fattispecie, sarebbe bastato che il capitano dell’Isola di San Pietro Caremar scendesse sotto bordo per essere accanto ai suoi marinai che stavano combattendo corpo a corpo. Sarebbe bastato che qualcuno lasciasse il caldo della plancia per spiegare cosa stesse accadendo. Sarebbe bastato che la dirigenza Caremar organizzasse prima la coincidenza aliscafo-traghetto a Procida. Senza aspettare che scattasse la rissa per correre ai ripari. Purtroppo, programmare, a quanto pare, non appartiene al vocabolario dei vettori nostrani.
Sanità, tribunale, trasporti marittimi e terrestri, economia, traffico, pulizia del territorio, infiltrazioni camorristiche: è una totale disfatta dell’attuale classe dirigente dell’isola, ma questi si scannano per l’assunzione di un vigile urbano..
Mi sa che “il Meglio” deve ancora arrivare, Evola. Gli effetti della correzione si intravedono mal appena. Non c’è più progettazione come isola ma ogni frazione di comune fa da se.
la battaglia condotta da Autmare dal ’95 al 2015 per dare certezze agli isolani ed ai pendolari e creare sana competizione tra i vettori, conservando una Caremar pubblica per i servizi essenziali ( così come conquistati e definiti con condivisi atti regionali ), trova ulteriore credibilità e piena validità allorquando si è voluto monopolizzare tutto il trasporto marittimo nel Golfo di Napoli. Occorre che qualcuno faccia ammenda dei suoi “errori” ( e mi riferisco in particolare al presidente De Luca ) e recuperi credibilità politica facendo giustizia di una situazione che ormai è insostenibile rilanciando e garantendo gli obblighi di servizio pubblico e dando qualità al trasporto marittimo con gare europee, piuttosto che con concessioni di scarsissima affidabilità ….
L’Autmare è colpevole al 100% di questo schifo. Quasi più dei politici perché, tra l’altro, avallava gli sprechi pubblici di Caremar, per le battaglie personali di chi la animava.