Il trentanovenne baranese Salvatore Salierno è stato nella mattinata di ieri prelevato dai militari della locale Stazione per essere condotto presso la casa circondariale di Napoli Poggioreale. A firmare l’ordine di esecuzione è stato il pubblico ministero, dovendo il Salierno scontare pene accumulate per tre anni e sei mesi. Essendo stato condannato in via definitiva per i reati di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali, violazione di domicilio ed evasione. Un soggetto che non si faceva mancare nulla, tant’è vero che alla vista di una divisa reagiva in modo scomposto per un nonnulla. Anche quando veniva invitato ad avere un comportamento più consono e rispettoso delle altre persone. Essendo un soggetto pronto a confrontarsi con le maniere spicce con chiunque lo contraddicesse o gli rivolgesse qualche parola di troppo. Un personaggio che più volte ha varcato la soglia di Poggioreale per arresti in flagranza di reato ed essersi lasciato dietro le spalle l’abitazione ove era stato ristretto per ben due volte. Soffriva a rimanere tra le quattro mura e seppure consapevole che veniva sottoposto a continui controlli delle forze dell’ordine, alla prima occasione preferiva farsi una passeggiata con gli amici.
Il caso più emblematico che lo ha visto protagonista e che gli è costato una condanna risale a qualche anno fa, e precisamente il 15 luglio del 2013. Durante la Festa del contadino che si celebra ogni anno nella piazzetta di Serrara, sul belvedere. Non era solo, ma con la convivente, e in evidente stato di ebbrezza. Aveva per l’occasione alzato il gomito ingurgitando alcol di ogni specie. Incapace di controllare i propri istinti, in quell’occasione ebbe un violento litigio con un ambulante che partecipava alla festa. Si creò una vera confusione, le urla invasero la piazzetta e nei paraggi era presente una pattuglia dei Carabinieri di Barano. Intervenuta per garantire l’ordine e la sicurezza pubblica. I militari prontamente intervenuti si ritrovarono di fronte una vecchia conoscenza, Salvatore Salierno, il quale non smise di sbraitare, anzi diventò ancora più violento. Proferendo frasi ingiuriose contro i militari per poi tentare immediatamente di fuggire mischiandosi con la folta presenza di cittadini festanti. A seguirlo la compagna, che lo invogliava in qualche modo ad essere un po’ guappesco. I carabinieri lo inseguirono e lo raggiunsero dopo pochi metri, ma il Salierno tentò di divincolarsi e per farlo non si fermò dinanzi a nulla, colpendo ripetutamente i militari e causando loro lesioni medicate e refertate subito dopo l’arresto in ospedale. Una volta immobilizzato venne condotto in caserma e in quella circostanza venne dichiarato in stato di arresto con l’accusa di resistenza, minacce e lesioni a pubblico ufficiale, mentre la compagna venne denunciata in stato di libertà per favoreggiamento. Il pubblico ministero dispose il processo per direttissima e il tribunale lo ritenne colpevole di tutti i reati ascritti comminandogli un anno di reclusione, applicando la misura dell’obbligo di presentazione ogni giorno alla polizia giudiziaria.
Qualche anno prima, precisamente nel febbraio 2009, venne tratto in arresto sempre dai carabinieri. Con le accuse di lesioni aggravate, violazione di domicilio e ancora resistenza a pubblico ufficiale. Nell’occasione Salvatore Salierno mostrò di non gradire troppo le manette ai polsi, tant’è che per renderlo inoffensivo dovettero sopraggiungere altri carabinieri. I fatti accaddero a Lacco Ameno, nei pressi dell’ex Hotel La Pace. I carabinieri intervennero su richiesta di aiuto di una donna che si era intrattenuta con il Salierno. Riferì agli investigatori di essere stata aggredita e picchiata senza alcun motivo. Nel frattempo il Salierno si era allontanato e venne rintracciato qualche ora dopo e trasferito a Poggioreale. Il colpo di scena si mostrò qualche ora dopo ancora l’arresto, allorquando la stessa vittima ritrattò tutte le accuse per cercare di dare una mano all’amico Salierno. L’autorità giudiziaria dopo avergli applicato una misura meno afflittiva comunque gli imponeva di non fare ritorno sull’isola d’Ischia e come d’incanto ricomparve all’improvviso, ma venne riconosciuto e fermato dalla Polizia di Stato. Nuovamente tratto in arresto per aver violato un ordine dell’autorità giudiziaria che dopo la convalida lo pose agli arresti domiciliari. E fu in quell’occasione che evase per la prima volta. Riarrestato e giudicato per direttissima. Il tribunale lo condannò a sei mesi di reclusione e nuovamente posto ai domiciliari. Passarono pochi giorni di “prigionia forzata” che evase nuovamente, trovandolo nei pressi del porticciolo di Mergellina insieme alla sua compagna di Serrara Fontana. Nuovo arresto, in flagranza di reato, processo per direttissima e condannato questa volta a quattro mesi con il ritorno tra le quattro mura domestiche.
Tutti episodi che hanno accumulato un bel po’ di anni di carcere, allorquando nel 2012 si rese protagonista di un ennesimo episodio di violenza. Scatenandosi all’interno di un noto locale di Ischia e per futili motivi si “incazzò” di brutto in danno di un minore. Aggredendolo fisicamente e procurandogli danni. Intervennero gli agenti della Polizia di Stato che dovettero anche loro faticare non poco per avere la meglio sul Salierno. Il quale dinanzi ad una divisa delle istituzioni reagisce a modo suo. Scagliandosi contro di loro fino ad azzannare, come un cane, il polpaccio di un poliziotto e sferrando contemporaneamente una testata in pieno volto all’altro collega. Due azioni repentine e violente che costarono ai due agenti il “ricovero” al pronto soccorso, mentre il Salierno venne dichiarato in stato di arresto. Su di lui caddero accuse pesantissime: lesioni aggravate, resistenza e minaccia a pubblico ufficiale. Anche per quest’episodio il pubblico ministero ritenne di processarlo con rito per direttissima. Il giudice si mostrò più mite del solito, ritenendo equa la sanzione di dieci mesi di reclusione e spedendolo ai domiciliari.
Anche il questore si interessò delle performance del Salierno sottoponendolo a particolari restrizioni: divieto di frequentare altri pregiudicati, di uscire dalla propria abitazione non prima delle prime luci dell’alba e di rientrare con il calar del sole.
Molti dicono che la giustizia italiana è lenta, ma quando arriva è inesorabile e chiede che il cittadino che ha sbagliato debba pagare il conto allo Stato. In questo caso di errori Salvatore Salierno ne ha commessi diversi, non fermandosi mai dinanzi ad un tutore dell’ordine o ad una sentenza che lo ha riconosciuto colpevole. E’ andato avanti inesorabilmente fino a che non è tornato in carcere, per rimanervi a lungo. Di sicuro fino a tre anni in una cella di Poggioreale.