mercoledì, Gennaio 15, 2025

San Ciro, Pascarella e gli errori che tutti (non) vedono. Oltre Don Carlo

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Possibile che al “parroco” più giovane della Diocesi di Ischia, quello con minor esperienza e quello, forse, che ha meno requisiti anche secondo quanto insegna Paolo, sia stato affidato il compito più difficile? Al più giovane di tutti, è stato affidato il compito di moderare tre parrocchie?

Gaetano Di Meglio | Il Vescovo Gennaro Pascarella ha firmato, forse, le pagine più tristi della nostra diocesi. Ma non poteva essere diversamente dopo la gestione Lagnese. Liberatisi del vecchio diritto di patronato, il vescovo di Ischia è libero di fare quello che vuole e, forse, alla luce di tutto questo, la storia del Decanato di Ischia ci impone di fare qualche riflessione in più.
Per procedere, però, dobbiamo fare una divisione a monte molto netta: una cosa è l’aspetto prettamente pastorale sul quale nessuno di noi può aprir bocca, un’altra cosa, invece, è l’aspetto sociale, civile, politico e pubblico delle scelte che assume il Vescovo di Ischia. E su questo, signori, tutti possono parlare. O quasi.

Carlo o non carlo. Il Vescovo di Ischia, Gennaro Pascarella, avrebbe potuto cambiare Carlo Candido alla guida della parrocchia di Ischia Ponte quando e come voleva. E non avrebbe dovuto spiegare le sue motivazioni a nessuno avendone il potere. Quello che non quadra su questa vicenda è la scelta imposta dai Frati Francescani. O meglio, da quando il Vescovo prende ordini da un altro ordine? Da quando l’autorità Vescovile è soggetta alle decisioni di un ordine, tra l’altro, religioso e del clero? Qualcuno potrebbe dire che le decisioni sono congiunte. Beh, allora lo avrebbero comunicato insieme. La Chiesa ci ha mostrato come si comunicano le notizie importanti.
Carlo o Marco? Con il mistero Frati-Vescovo non è ancora completamente chiarito, il secondo passaggio legato al decanato di Ischia merita una doppia riflessione. In maniera certa, sappiamo che il Vescovo abbia chiesto a Don Carlo Candido di accettare la nomina alla Parrocchia di San Ciro e lo abbia fatto, più volte, finanche durante l’ultima sera prima del comunicato. Un particolare, questo, che ci permette di collegarci con la nomina di moderatore dell’unità pastorale di Don Marco Trani.

Nel compiacermi con la promozione a Parroco di Marco Trani, la domanda che mi sono posto, insieme a qualche altro attento osservatore, è proprio sulla scelta del Vescovo. Possibile che al “parroco” più giovane della Diocesi di Ischia, quello con minor esperienza e quello, forse, che ha meno requisiti anche secondo quanto insegna Paolo, sia stato affidato il compito più difficile? Al più giovane di tutti, è stato affidato il compito di moderare tre parrocchie? E’ davvero una scelta così ponderata tanto da essere messa in discussione poche ore prima se Don Carlo Candido avesse accettato l’incarico? Domanda seria a cui bisognerebbe rispondere con sincerità e pacatezza. Perché, con tutto l’affetto che posso nutrire per don Marco, davvero sarebbe stata lo stesso se l’unità pastorale sarebbe stata affidata a Carlo Candido o a Marco Trani? Credo di no.
Non a caso, giusto per dircelo, l’ultimo Vescovo di Ischia, Filippo Strofaldi, aveva stabilito una regola di merito e di corsus honorum anche per i parroci. Il Vescovo Filippo, infatti, aveva identificato una sorta di gradualità di responsabilità nelle nomine. Una scala del merito e della conoscenza che gli poteva permettere di assegnare, in maniera assennata e saggia, le responsabilità e i carichi di lavoro. Poi, purtroppo, siamo entrati in questa stagione dei “movimenti”, dove “uno vale uno” e ci troviamo come per la politica.

E cosa sarà per Barano, Serrara Fontana, Casamicciola e Lacco Ameno? Mi auguro che il Vescovo Gennaro Pascarella non abbia deciso di procedere decanato per decanato e di trovare soluzione ai problemi del restante dell’isola guardando ai pochi parroci presenti. La speranza è che il Vescovo riesca a correggere gli errori del presente (i disagi di Fontana, Serrara e Sant’Angelo sono sotto gli occhi di tutti) e possa gestire un futuro migliore anche se le scelte di oggi, sicuramente, rappresentano una svolta di non poco conto.

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