Beppi Banfi e la Festa a Mare agli Scogli di Sant’Anna: un legame indissolubile nonostante una lunga “pausa”. Una carrellata di ricordi, emozioni ed esperienze. Adesso il ritorno, con un occhio al passato e un altro al presente.
– Da quanti anni manchi dalla festa di Sant’Anna come parte integrante dell’organizzazione della serata?
«Diversi. Ormai sono diversi».
– Quale è l’emozione della festa di Sant’Anna, che si deve soprattutto vivere e che non si può raccontare perché mancano le parole?
«E’ l’insieme, è la serata. Non è il carro, la barca. E’ l’atmosfera che si crea. Sugli scogli ci sono ragazzi che magari hanno dei contatti particolari, di affetto e di emozioni. E poi l’illuminazione della baia… è un’insieme di cose che praticamente ci porta a capire che si tratta di un momento particolare e naturale che, difficilmente, riesci a realizzare artificialmente».
– L’emozione di quel Blue Dolphin del 1976 la ricordi ancora? Immagino tu l’abbia stampata sulla pelle…
«E’ quella di vedere che una musica che per anni mi ha accompagnato e mi accompagnava e mi accompagnerà ancora per tanto tempo era azzeccata per quel tipo di evento. Mi è dispiaciuto che per due anni due sindaci, un sindaco e un assessore, non l’abbiano fatta trasmettere per mettere una volta la “Cavalcata delle Valchirie” e un’altra volta i “Pink Floyd”. Né la prima, né la seconda, non ci azzeccavano proprio, perché, ormai, la gente collega questo evento a quella colonna sonora».
– E’ una voce indimenticabile per noi, diciamo per quelli che hanno vissuto un lungo periodo della festa. Tanto che oggi diciamo torna la “voce”, perché il tuo timbro ha caratterizzato la festa perfetta. Perché?
«Perché era la VOCE, non ero il protagonista. Non era Pippo Baudo che andava sul palco… Perché anche se ci va Pippo Baudo, è un fallimento. La festa non ha bisogno di nomi famosi. La festa ha bisogno di essere accompagnata, commentata, non devi essere tu il protagonista della festa, la protagonista è la festa».
– Ti faccio una domanda, perché sono convinto di leggervi un sentimento. Con te sul palco, mentre parlerai, sicuramente ci saranno anche Geppino Cuomo, Lello Postiglione e…
«Sicuramente! Cioè, certo che ci saranno tutti quelli che hanno voluto bene alla festa. Giovanni D’Amico ci sarà, certamente. E ci saranno Escoffier, Postiglione, Deuringer… Ci saranno tutti, anche Aldo Dell’Isola. Ci saranno tutte quelle persone che hanno amato la festa e che lavoravano per la festa. Voglio dire che loro non sono famosi perché hanno partecipato alla festa. Loro sono famosi perché, con discrezione, hanno contribuito a fare la festa vera. La cosa che mi piaceva di più quando in strada salutavo qualcuno, è che rispondevano “ma è la voce di Sant’Anna?” Questa cosa mi rendeva felice. Non mi conoscevano, ma la voce aveva avuto il suo effetto. Chissà, sono stato un conforto? Oppure vedendomi saranno rimasti delusi? “Ma tu sei la voce della Festa di Sant’Anna…”».
– Quale è l’emozione che viene prima? Quella che si prova prima di mettere “on air” dalla radio o la nostra prima di pubblicare una notizia oppure ancora quella che si avverte prima di salire sul palco?
«Cosa dire. Non sai mai cosa accadrà. Improvvisi per rompere il ghiaccio? Però poi l’ambiente, la gente magari ti aiuta. Pensa che io sono nato nella Festa di Sant’Anna come annunciatore. Disturbavo chi commentava la serata con “Attenzione, si è perso un bambino. Il piccolo Luigi aspetta i genitori da Coco Gelo”. Ecco, questo è quello che io dicevo per anni, era la festa dagli anni ‘60 in poi. Poi, per grazia di Dio, qualcuno avrà capito e avrà pensato “che bella voce che tiene questo, perché non gli facciamo commentare la festa”. Io non ho mai voluto né leggere le illustrazioni delle barche, né fare le interviste. Io volevo solo commentare e accompagnare la Festa e dovevo stare in disparte».