lunedì, Marzo 24, 2025

Sant’Anna aveva bisogno del futuro. Ecco perché non ha resistito agli attacchi

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Gli errori del comune di Ischia nel disastro di Sant’Anna oltre la manovra politica di affossamento dell’evento e il “duetto” con il concerto di Forio

Gaetano Di Meglio | Se vai a giocare a briscola in bar di Ischia, la si gioca con il sette. Se, invece, vai a giocarla a Forio, la si gioca con il tre” questo piccolo aneddoto che mi ha inviato un amico che vuole restare anonimo mi permette di raccontare un po’ meglio che quello è successo alla Festa di Sant’Anna.
La curva pandemica, la variante Delta e tutto il resto non hanno nessun valore diretto nella decisioni assunta. E’ facile parlare e argomentare sulla paura del contagio. E’ facilissimo puntare il dito contro il grande evento. E’ facilissimo sparare sul Comune (cosa che faremo tra poco!) così come è facilissimo gridare allo scandalo come con le discoteche lo scorso anno, come per i festeggiamenti del Napoli e dell’Italia!
La festa di Sant’Anna è stata affossata da qualcuno dell’Asl e dalle bugie raccontate al governatore De Luca. Dalla necessità istituzionale di non rischiare, dalla necessità istituzionale di non incrinare i rapporti politici e, anche, dalla differenza di responsabilità che si vivono sul territorio.

Torniamo alla frase d’apertura “Se vai a giocare a briscola in bar di Ischia, la si gioca con il sette. Se, invece, vai a giocarla a Forio, la si gioca con il tre”. Il responsabile dell’ordine pubblico a Ischia è il commissario di Polizia perché è il comune dove insiste il Commissariato. Il responsabile dell’ordine pubblico a Forio è il sindaco. L’allegoria del 3 e del 7, in tema di Sant’Anna, sembra essere chiaro.
E così, con il 3 da una parte e con il 7 dell’altra arriviamo anche a una delle grandi differenze che corrono tra il grande evento di Forio e il grande evento di Ischia.
Tra il concerto di Gigi D’Alessio e la Festa di Sant’Anna.
Il primo è controllabile mentre il secondo no (e tra poco vedremo come Ronga e Di Vaia hanno il 50% di colpa nell’annullamento della festa).
Il primo è un evento privato, il secondo pubblico. Ed ecco la prima grande differenza: da una parte un privato che persegue uno scopo lucroso, dall’altra un ente pubblico e la politica.

Quando De Luca evidenzia solo l’evento pubblico del comune di Ischia tra quelli da non celebrare e tace su tutto il resto che avviene nella nostra regione (e non firma un’ordinanza che ne vieti l’esecuzione) è un messaggio politico. Oltre ai danari in gioco c’’è anche la valutazione di opportunità politica e, come sappiamo, De Luca agisce solo nel merito della sua propaganda. Non c’è nessun atto del nostro governatore che vada nella direzione della buona amministrazione e della buona gestione delle cose. E’ solo una rincorsa ai sondaggi e alle opportunità. Ma di questo ne ho parlato, forse anche troppo, nell’edizione di ieri.
In conclusione, dopo fiumi di parole, la Festa di Sant’Anna è stata affossata dalle bugie che dall’ASL sono state raccontate a De Luca e alla Polizia. Una semplice narrazione falsata (un muro di 9000 persone sul molo di Ischia) che ha avuto effetto anche perché, purtroppo, il comune ha avuto le sue colpe.

E veniamo alle colpe di Salvatore Ronga e di Luigi Di Vaia.
Nella sua dichiarazione post annullamento, Ronga scrive che “in qualità di direttore artistico, avevo progettato una Festa che fosse “popolare”, come è nella natura dell’evento.
Peccato che quel “popolare” non era stato coniugato al presente ma era rimasto al passato. Anche perché, diciamocelo, oltre a scegliere gli amici da mettere in qualche posto Ronga di più non poteva fare.
Riccardo Sepe Visconti, nel suo commento, aggiunge un particolare che mi piace sottolineare perché mi consente di ricollegarmi a due battaglie storiche di questo giornale: gli imbarchi e le vaccinazioni: “Tutto si modifica in questo mondo e non vale(va) affatto la pena di abbarbicarsi a delle decisioni che apparivano in netto contrasto con il buon senso e con il rispetto della realtà contingente”.
Oltre al chiaro tentativo di sgambetto istituzionale, Sant’Anna è caduta sotto i colpi della mancanza di “futuro”.
Considerata la mia nota posizione di critica contro Ronga ho preferito dare ascolto al buon insegnamento evangelico del “non dare le perle ai porci”.

Al comune di Ischia hanno fatto incontri su incontri, si sono parlati addosso per 3 volte e nessuno ha pensato che vivevamo nell’era del Covid. Nessuno ha valutato che “il rispetto della realtà contingente” avrebbe dovuto imporre un cambiamento della visione “popolare” della Festa. A nessuno è venuto in mente di cambiare le carte in tavola della Festa e di organizzare una festa che conservasse la sua anima “popolare” ma che indossasse gli abiti della modernità.
Il “passato” è stata la zavorra che ha mandato affondo la Festa di Sant’Anna.
Sono anni che combatto, da solo, contro l’organizzazione degli imbarchi del comune di Ischia. Sono anni, che ho proposto e chiesto l’utilizzo di un sistema informatico, un’app, che possa gestire i dati delle compagnie marittime e gestire, primi in Italia, gli imbarchi degli autoveicoli in maniera intelligente.
Sono stato l’unico ad aver condannato la gestione delle vaccinazioni. Non l’aspetto sanitario o il lavoro dei volontari, bensì la gestione della logistica degli eventi. Arrendersi davanti a file di uomini e donne (anziani e non) in attesa di un numerino di carta consegnato dai vigili urbani dopo aver consentito larghi assembramenti è stata la peggiore sconfitta della classe dirigente ischitana. Era difficile organizzare una gestione automatizzata degli accessi all’hub? Era difficile pensare di programmare in maniera diversa gli appuntamenti? Bastava un po’ volontà, un po’ di presente e un po’ di futuro.

E da due esempi, uno “pre-covid” e uno “in-covid” arriviamo alla Festa di Sant’Anna.
“Il buon senso e con il rispetto della realtà contingente” che invoca Riccardo Sepe Visconti avrebbe dovuto spingere il direttore artistico (ma non aveva voce in capitolo, serviva solo a far prendere qualche voto a Di Vaia) e il vice sindaco avrebbero dovuto pensare ad una festa numerata. Ad una festa su prenotazione. Si, si sarebbe violata (in parte) la tradizione “popolare” della Festa, ma si sarebbe onorata la missione “popolare” della Festa.
La versione 2021 della Festa di Sant’Anna non doveva aggrapparsi alla motivazione da snob del direttore che scende dal Macello di coinvolgere “altri popoli, come gli amici di Capri e di Procida» ma dover aprire al futuro.
L’edizione 2021 della Festa di Sant’Anna non ha previsto nessuna diffusione sul web. Non ha previsto nessuna interazione con il mondo social. Non ha previsto nulla di quanto sia moderno o presente, ma è stata solo la riproposizione della stessa minestra riscaldata di sempre che, però, si è infranta contro il muro del Covid.
Non abbiamo letto che la Festa si poteva vivere sugli smart phone e in tv. Ma abbiamo saputo che il comune avrebbe montato un maxi schermo dove, al massimo, avrebbe proiettato le riprese di qualche tv locale.

La Festa di Sant’Anna sarebbe dovuta essere come un concerto, come un grande vento, come una grande “arena” (per usare la bella terminologia che hanno utilizzato a Forio per non scrivere Parcheggio Marinai d’Italia) o un grande stadio sul mare.
Si, la festa 2021 doveva essere “popolare” nel senso della sua gratuità e doveva essere su prenotazione. Bisognava dividere gli spazi come per lo stadio o come per i concerti. Avremmo dovuto avere posti prenotati, vie di fuga e via di accesso come avviene in tutto il mondo. Come avverrà questa sera a Forio. Due grandi tribune con i posti numerati. Una grande tribuna come quella degli anni scorsi sul Piazzale Aragonese e una sul Pontile. Posti numerati e distanziati. Come un grande stadio sul mare.
Ecco perché il “passato” della Festa di Sant’Anna è stato il colpo mortale alla festa. E’ mancato il futuro ed è mancato il presente.

Questa doveva essere la festa versione 2021. Accessi contingentati, accessi numerati. Magari accessi al Palazzetto dello Sport. Magari navette continue che avrebbero consentito una diversa gestione degli accessi.
Ci voleva impegno e, soprattutto, futuro. Il tempo c’era. La volontà e la visione no.
Ci voleva un accordo con il Borgo. Limitare gli accessi ad Ischia ponte, per la sera del 26 luglio solo ai prenotati dei ristoranti o dei bar avrebbe solo significato mostrasi attenti e moderni. Consentire l’accesso solo ai residenti e agli autorizzati non avrebbe mortificato nessuno. Avrebbe solo significato voler essere adatti alla “realtà contingente”.
Ma il direttore voleva una festa “popolare” e non aveva capito che il senso di “popolare” nel 2021 prevedeva ben altro. La verità è che è solo uno del Macello troppo valutato.

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  • Articolo realizzato dalla Redazione Web de Il Dispari Quotidiano. La redazione si occupa dell'analisi e della pubblicazione fedele degli atti e dei documenti ufficiali, garantendo un'informazione precisa, imparziale e trasparente. Ogni contenuto viene riportato senza interpretazioni o valutazioni personali, nel rispetto dell’integrità delle fonti e della veridicità dei fatti.

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2 COMMENTS

  1. Salta Sant’Anna, saltano Borgo in festa e Casamicciola in festa. Salteranno pure le feste di Sant’Alessandro e dell’inaugurazione del porto d’Ischia? Ci suicidiamo direttamente? Vendiamo tutto alla camorra?
    Si possono informare i nostri politicanti su cosa sta accadendo nelle altre località turistiche della nazione o è un impegno troppo gravoso?

  2. Caro Gaetano , ma guarda che nin c’era bisogno di De Luca per decretare la fine della festa di S, Anna. L’evento negli anni di e’ tanto snaturato che di popolare , nel vero senso della parola , sono anni che non se ne sente nemmeno l’odore . Le cronache degli anni sessanta e settanta sono istruttive in merito ! Nin c’è anima popolare , ci sono stati i fuochi pirotecnici che straevano più delle barche addobbate . Wuelje sono anni che non interessano a nessuno ! Capito .,,!

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