La questione sfollati post frana è quella che ha perso di importanza rispetto alla strada e rispetto ai pericoli immaginari del Ponte di Buonopane e di altre isterie locali. L’ho già scritto, Ischia ha già dimenticato il dramma di Casamicciola, quando non ha potuto circolare sulla SS270: lutti, dolori e sfollati sono diventati un argomento secondario. Non per tutti e per fortuna. Secondo il timing reso noto sia da Legnini sia dalla Carcaterra, infatti, i 10 giorni per dichiarare finita la “zona rossa” estesa, quella che abbiamo vissuto in quel folle pomeriggio di venerdì 2 dicembre, si dovrebbe esaurire verso la fine di questa settimana che, lo ricordiamo, ci porta al 24 e al 25 dicembre. Giorni particolari, molto particolari.
In audizione alla Camera, il commissario Prefettizio ha reso noto che dopo il piano speditivo che ha portato alla definizione delle zone rosse e verdi e che aveva classificato gli edifici in “rossi” e “gialli”, i geologi e i vigili del fuoco ne hanno analizzato 494 su 600 dichiarati inagibili.
Nel frattempo, per quanto riguarda la zona rossa estesa, ovvero quella che non riguarda le zone del Celario e le abitazioni sfollate perché coinvolte direttamente dall’evento del 26 novembre, sembra sia possibile, identificare potenziali rientri (comunicati singolarmente, così avevano detto) già entro la fine di questa settimana ed entro Natale. Il condizionale, ovviamente, è d’obbligo. Anche se i tecnici del Centro di Competenza dell’Università di Firenze, insieme con tutti gi atenei campani stanno studiando il cosiddetto “rischio residuo” sul territorio.
Gi studi e l’intero pacchetto, così come ha definito il capo dipartimento Curcio, sono coordinati, in qualità di soggetto attuatore, dal capo della Protezione Civile Regionale, Italo Giulivo. Gli studi avviati dal prof Casagli, poi saranno condivisi con i singoli enti per programmare e realizzare i successivi interventi di mitigazione del rischio. Provvisori o definitivi che siano.
Inutile ripetere che se il Comune di Casamicciola, dal 2009 prima e dal 2017 dopo, avesse realizzato un piano di protezione civile come tutti gli altri comuni dell’isola, della provincia di Napoli o della Regione Campania (e non ci allarghiamo oltre) non saremmo mai capitati in questa condizione di medioevo in quanto a sicurezza del territorio e dei cittadini.